La Libia, i migranti e noi

La Libia, i migranti e noi

Paolo Ferrero*

Leggo che il Presidente del Consiglio Draghi, durante la visita in Libia, oltre ad aver variamente elogiato il governo libico per come affronta il problema dei migranti, si è addirittura complimentato per il comportamento della guardia costiera libica per quanto fa nei naufragi. Si tratta di affermazioni incredibili visto che non lontano dai luoghi in cui si è tenuto il vertice vi sono alcune delle prigioni nei quali – sono parole delle Nazioni Unite – avvengono «orrori indicibili».

Solo alcuni giorni fa Jan Kubis, inviato dell’Onu in Libia, ha riferito al Consiglio di sicurezza che «attualmente circa 3.858 migranti sono detenuti in centri di detenzione ufficiali in condizioni estreme, senza un giusto processo e con restrizioni all’accesso umanitario» ed ha espresso preoccupazione «per le gravi violazioni dei diritti umani contro migranti e richiedenti asilo da parte del personale del Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale e dei gruppi armati coinvolti nella tratta di esseri umani».

Uno dei primi atti che ho fatto nel 2006, quando mi é capitato di fare il Ministro é stato di andare a Lampedusa e di denunciare le pratiche di rimpatrio verso la Libia che, notoriamente, vessava i migranti facendo il lavoro sporco per conto dei paesi europei e segnatamente dell’Italia.

A Roma con d’Alema e Amato (ministri degli esteri e degli interni) si aprì una discreta “dialettica politica” ma questa presa di posizione obbligò il governo a cambiare indirizzo rispetto agli esecutivi precedenti. Adesso Draghi va in Libia a lodare il governo libico per la gestione dei migranti.

Visto che la situazione per i migranti in Libia è peggiorata e non certo migliorata, questo significa una cosa sola e cioè che come il grande capitale delocalizza le produzioni, gli stati europei – e segnatamente l’Italia – delocalizzano il lavoro sporco sui migranti. Per essere razzisti non é necessario insultare i migranti come fa una parte del governo Draghi, basta lasciarli torturare da altri, come fa tutto il governo Draghi.…

Quando l’uomo della strada fa finta di non vedere un sopruso, è indifferenza. Quando un governante fa finta di non vedere un sopruso è complicità. Chi riduce il problema costituito da questo governo alla presenza della Lega Nord fa finta di non vedere che il problema di questo governo è la sua continuità con le politiche di Marco Minniti.

* vicepresidente del Partito della Sinistra Europea, tratto da Il Manifesto 8 aprile 2021


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