26 marzo: l’occasione per dire basta!

26 marzo: l’occasione per dire basta!

Loredana Fraleone*

Le iscrizioni al prossimo anno scolastico 2021/2022 sono ormai chiuse e la grande maggioranza delle scuole pure, ma nulla è cambiato rispetto alla formazione delle classi, che riproporranno gli stessi numeri e gli stessi problemi, con l’aggravante che anche nel caso ci si trovasse fuori dalla pandemia, almeno da questa, due anni di “surrogato” di scuola richiederebbero un’attenzione e una cura individuale, che le classi numerose non consentono. L’inevitabile crescita dell’abbandono scolastico, già tra i più alti d’Europa, dovrebbe essere affrontato con riforme finalizzate al diritto allo studio e non all’illusorio legame tra formazione e mercato del lavoro, che sempre più richiede o manodopera di bassa qualifica o conoscenze ricche e funzionali alla capacità creativa e intelligenze “flessibili” in grado di fronteggiare i rapidi cambiamenti dei processi produttivi.

Non è certo questa la prospettiva di Confindustria, quindi dell’attuale ministro all’Istruzione e del presidente del Consiglio, che più che occuparsi di un vero rilancio industriale, si preoccupano di disciplinare il più possibile i futuri lavoratori, anche attraverso una nuova gerarchizzazione dei/delle docenti, affinché perdano quella fastidiosa propensione alla parità che riversano, purtroppo sempre meno, su alunne e alunni. Dichiarazioni e avvisaglie di nuove forme di divisione e “vaccinazioni” contro l’egualitarismo ce ne sono già abbastanza. Servirebbe una forte reazione culturale e sindacale, a partire dalle organizzazioni sindacali di categoria, le più grandi delle quali tuttavia sembrano narcotizzate dalle parole rassicuranti delle rispettive Confederazioni nei confronti del nuovo governo e soprattutto della sua grande guida. Draghi è stato molto esplicito sul privilegiare il sostegno economico del recovery plan per gli Istituti Tecnici Superiori, nonché la meritocrazia come strumento formativo e la definizione di “capitale umano”, per definire i soggetti coinvolti nel processo educativo. Eppure, all’inizio della pandemia, la piattaforma presentata dai sindacati più rappresentativi andava nella direzione del diritto costituzionale allo studio ed era svincolata da finalità che non fossero legate alla valorizzazione e al recupero di tutte e tutti. Certamente lotte e scioperi sono molto difficili in questo momento, ma le ragioni per il rilancio di un’azione unitaria e forte del mondo della Scuola ci sono tutte. Allora bisogna dare atto ai Cobas e al Coordinamento Nazionale Precari di rappresentare questa esigenza con la convocazione dello sciopero del 26 marzo, su una piattaforma largamente condivisibile, che travalica le istanze puramente sindacali. Uno sciopero di cui dovrebbero approfittare tutti/e indipendentemente dall’appartenenza sindacale, come un’occasione per dare voce a una categoria alla quale non si riconosce nemmeno l’impegno gravoso di questo periodo.

 

*Responsabile Scuola Università Ricerca PRC/SE


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