Rifondazione: Roma, chiude il cinema Azzurro Scipioni, Comune e Regione assenti
Pubblicato il 19 mar 2021
Stefania Brai*
C’è un terribile annuncio sulla pagina facebook di Silvano Agosti: “Svendo con urgenza 90 belle poltroncine per sala cinema o teatro, provenienti dal cinema Azzurro Scipioni oramai chiuso”.
Nell’indifferenza generale, nel silenzio di tutte le istituzioni, chiude una sala cinematografica che ha raccontato la storia del cinema d’autore, unico luogo a Roma dove era possibile vedere e rivedere i capolavori delle cinematografie mondiali, uno dei pochi luoghi dove il cinema era ancora vissuto come “arte”.
Chiude dopo quarant’anni per motivi economici, chiude per la solitudine in cui è stato lasciato Silvano Agosti. Chiude perché né il Comune di Roma, né la Regione Lazio, né tantomeno il ministro “della cultura” Franceschini hanno ritenuto di dover intervenire – come è loro dovere – per proteggere un luogo della cultura patrimonio della città. E il costo del “salvataggio” non avrebbe certo mandato in rovina nessuna di queste istituzioni.
Non hanno ritenuto di dover intervenire perché si considera la cultura “tempo libero”, perché si chiudono sale cinematografiche e teatrali, sale per concerti, librerie, biblioteche, musei, mostre d’arte e si lasciano aperti i negozi e i centri commerciali. Perché anche per i luoghi della cultura valgono le regole del mercato, perché per chi governa il Comune, la Regione e il Paese le opere sono prodotti, merce.
E perché si ritiene che la formazione si esaurisca nelle ore di insegnamento nelle aule e non ci si cura del deserto culturale che si sta creando fuori dalle scuole.
Rifondazione comunista chiede ancora una volta che il Comune di Roma, la Regione Lazio e il Governo intervengano immediatamente per impedire la fine di una storia e per garantire la continuità del lavoro culturale di una sala punto di riferimento per tutti i cittadini di Roma.
Rifondazione comunista chiede che in tutte le città del nostro paese si approvino finalmente norme urbanistiche che vietino il cambio di destinazione d’uso di tutti i luoghi di produzione, diffusione e fruizione della cultura e dell’arte.
Come dice Agosti: “Non si uccide l’oceano dando coltellate all’acqua. Così non si può uccidere la cultura”.
*responsabile nazionale cultura Partito della Rifondazione Comunista/SE
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