La politica estera del virus

La politica estera del virus

 Teresa Isenburg

Il fascismo nelle sue diverse espressioni storicamente determinate ama la morte. Considera gli abitanti degli infelici paesi che hanno la disgrazia di cadere nel suo sinistro cono d’ombra non cittadini, ma pedine  da usare per l’occupazione delle istituzioni dello Stato. Per questo non ha scrupoli, ma anzi perfetta cinica consapevolezza, di mandare in Russia soldati con scarpe di cartone o nel deserto senz’acqua e neppure di impedire la vaccinazione di uomini e donne in piena devastante pandemia.

Provo a  schematizzare l’attuale fase socio-sanitaria del Brasile. La pandemia sviluppa una molto dinamica seconda fase che porta il sistema sanitario, miracolosamente funzionante nonostante molti attacchi grazie al SUS/Servizio unico di salute (universale secondo la Costituzione del 1988) ad una sollecitazione pericolosa. I dati contabilizzati registrano, attorno al 22 di gennaio, 8.760.000 di contagiati, 215.000 deceduti su una popolazione di 210 milioni. I dati reali sono certamente assai più alti. Le situazioni dei singoli stati sono molto differenziate. Nota è la catastrofe dello Stato di Amazonas ( 1.570.000 kmq, 4 milioni di ab.) e in particolare della capitale Manaus ( 2,2 milioni di ab.): la diminuzione delle misure di precauzione con apertura delle attività a seguito di pressioni anche brutali da parte di settori di interessi commerciali ha dato abbrivio alla circolazione del virus che ha anche assunto specifiche varianti, mentre l’incuria amministrativa soprattutto di ministeri federali ha determinato una crisi produttiva e logistica per ossigeno in un periodo dell’anno in cui le condizioni climatiche di quello che si chiama l’inverno amazzonico già sempre moltiplicano i problemi polmonari. Una volta di più “!Non riesco a respirare” sembra il grido che si ripete.

In questo scenario di colpevole e criminale devastazione di cui primo responsabile è l’esecutivo federale i governanti degli stati prendono iniziative coordinate fra di loro e autonome per dotarsi di vaccini attivando contatti internazionali. Infatti la questioni  vaccini è al centro del malgoverno federale. I due principali istituti sieroterapici del paese sono da mesi impegnati in modo totalizzante e competente nello sforzo per produrre quanto prima immunizzanti: la Fondazione Oswaldo Cruz di Rio de Janeiro in collaborazione con l’Università di Oxford e Astra Zeneca e l’Istituto Butantan di San Paolo con la cinese Sinovac. Il governatore di San Paolo da mesi lavora e investe per tale progetto, facendo anche di esso il perno per il suo obiettivo politico di diventare l’oppositore di centrodestra all’attuale cosiddetto presidente. Cosa peraltro assolutamente legittima. L’esecutivo federale da mesi promuove un’azione di sabotaggio scatenato contro il vaccino cosiddetto cinese. Al punto che l’Autorità di vigilanza sanitaria/Anvisa ha trascinato all’infinito l’autorizzazione all’uso del vaccino attraverso vere e proprie indecenti angherie. Comunque per il comune senso del pudore, finalmente all’ultimo momento del tempo concesso per manifestarsi, l’autorizzazione è stata firmata domenica 17 gennaio e pochi minuti dopo la prima vaccinazione è stata applicata presso la sede dell’Hospital das Clinicas, Instituto de infectologia Emilio Ribas dell’Università di San Paolo con tutte le autorità e molta emozione condivisa. I sei milioni di dosi disponibili del vaccino Coronavac/Butantan fornite direttamente dalla Sinovac sono state requisite dal Ministero della salute e ridistribuite fra gli stati secondo le modalità previste e da decenni positivamente praticate nell’ambito del Piano nazionale di immunizzazione che prevede regolari campagne per polio, trivalente, meningite, influenza ecc. Anche altri quattro milioni di dosi elaborate direttamente dal Butantan, dopo vari rinvii dell’Anvisa, sono stati liberati e distribuiti.

Tutto bene, dunque? No. Una volta ottenuta (direi quasi strappata) l’autorizzazione dell’Anvisa (per fortuna per l’Astra Zeneca le procedure sono state più agili), era prevista la produzione assai intensa da parte dell’Istituto Butantan in modo da potere arrivare rapidamente a molte braccia. Ma a questo punto l’invio da parte della Cina degli indispensabili componenti per la produzione del medicamento si è rallentato. Certamente la Repubblica Popolare Cinese in questo momento è sottoposta ad una fortissima pressione nel settore industriale medico-sanitario dal momento che rifornisce il mondo intero in un quadro di alta domanda. Ma in questo casi si tratta di una crisi politico-diplomatica senza precedenti che vede coinvolto il Ministero degli esteri cinesi. Fin dall’inizio del mandato  a gennaio 2019 il gruppo di padre e figli che occupano la presidenza e sedi del legislativo hanno ininterrottamente aggredito ed insultato la Cina; colui che ricopre l’incarico di ministro degli estri ha calpestato il tradizionale equilibrio e competenza dell’Itamarati con dichiarazioni e comportamenti anticinesi e oltraggiosi. E la sottile e pragmatica diplomazia cinese ha, adesso, con calma e a distanza di tempo, espressamente reso noto il suo ripudio verso tali atteggiamenti che provengono da personaggi istituzionali come causa dei ritardi che si vanno accumulando. Allo stesso tempo il governo cinese invia un gran numero di cilindri di ossigeno a Manaus. E sempre nell’ambito della crisi complessiva delle relazioni internazionali brasiliane per la politica aggressiva e stupida dell’esecutivo in carica anche l’India tergiversa nel vendere vaccini. Solo da poche ore sono da lì giunti due milioni di dosi alla Fondazione Oswaldo Cruz che ha potuto iniziare a inoculare. Per le contraddizioni sempre presenti e che si moltiplicano nei momenti di crisi, alla Manaus che non respira il governo venezuelano ha fatto arrivare diversi tir con  cilindri di ossigeno, ben visibili e con la bandiera del generoso governo bolivariano. Una lezione di dignità e di disprezzo verso gli insulti e i tentativi di intrusione territoriale (peraltro anche ridicoli) compiuti dal governo brasiliano negli ultimi quattro anni, cioè dal colpo di stato dell’agosto 2016, contro il paese confinante. In questo quadro catastrofico qualche punto non negativo: i sindacati dei camionisti, che qui come altrove sono piuttosto corporativi, appoggiano e collaborano  al trasporto di ossigeno dal Venezuela; i sindacati metalmeccanici si attiveranno per inviare pezzi di ricambio che mancano in Venezuela; le grandi centra sindacali hanno preso contatto con i sindacati cinesi per farsi parte attiva nella crisi in atto.

Personalmente mi colpisce molto il fatto che questa terribile pandemia che ci tormenta ormai da un anno sia affrontata in tutto l’occidente attraverso strutture ad hoc in cui non vengono coinvolti i cittadini, quella che si chiama la società civile. I centri di contingenza, le unità di crisi, i comitati tecnico-scientifici  ecc. vedono la presenza di amministratori, medici, tecnici ecc. con un modello che fa scendere dall’alto le decisioni. Essi si appellano alla responsabilità dei singoli per il rispetto delle disposizioni emanate, ma i cittadini ( e ancor meno le cittadine) non sono   chiamati per elaborare le decisioni stesse. In  fondo si tratta dei nostri corpi, forse cittadini e cittadine hanno qualche cosa da dire e anche da proporre.

Ritornando da dove ero partita: il fascismo e coloro che ad esso guardano con condivisione e in esso si rispecchiano amano la morte. Il governo brasiliano, il presidente, il ministro della salute non hanno un piano di contrasto della pandemia né di vaccinazione, non per incompetenza (che peraltro non manca), ma per scelta. Dominare attraverso la distruzione (anche fisica) dei cittadini e delle cittadine. A riprova di questa mia opinione riporto un passaggio di una rubrica del giornalista José Roberto Torero dal titolo “Diário do Bolso” (abbreviativo ovviamente per il cognome  presidenziale).Torero in tale sede  con una certa frequenza e una capacità di sintesi politica lucidissima usando la prima persona (si tratta appunto di un diario) sintetizza e illumina il significato dell’agire del protagonista Bolso in una chiave di indimenticabile ironia (che mi spiace si perda nella traduzione). La pagina del 20 gennaio così dice (è Bolso, dunque, che si confida al suo diario) :

Diario, oggi c’è un discorso serio: ho due problemi: tutto il mondo  e tutti. Per cominciare, i comunisti degli USA mi hanno tirato un brutto scherzo non rieleggendo Trump. Cosa faccio senza di lui che mi dice che cosa devo fare?… È stato Donald a dirmi che dovevo essere duro con i cinesi…E allora ho insultato la Cina …Ho anche litigato con quella tal Organizzazione Mondiale della Salute (OMS). Lei ha parlato contro la clorochina… Allora siamo entrati nel consorzio dell’OMS per comprare vaccini solo con la quota minima, per 10% della popolazione. Avrei potuto entrare con il 50% (della popolazione), ma non ho voluto… Con l’India anche ho litigato. Loro volevano che noi si appoggiasse la sospensione temporanea dei brevetti  per i componenti per la lotta al Covid-19. Ma Trump era contro, perché i laboratori dei paesi ricchi avrebbero perso soldi. E allora il Brasile anche lui si è messo contro e l’idea indianese è andata a farsi benedire. Morirà gente per tutto ciò? Sì. Ma non potevo mollare Trump. Vedi Diario? Tutto il mondo e tutti sono contro di me. I comunisti degli Usa, la OMS, l’India, la Cina… “

E a conferma della scelta di non provvedere alla salute dei brasiliani giunge un comunicato della Pfizer in data 7 gennaio 2021: “È bene sottolineare che la Pfizer ha inviato tre proposte al governo brasiliano, per un possibile acquisto di 70 milioni di dosi del suo vaccino. La prima proposta è stata inoltrata dalla Pfizer il 15 agosto 2020 e prevedeva un quantitativo da consegnare a partire da dicembre 2020”, aggiunge il comunicato. Nella nota la industria farmaceutica dice di non potere dare dettagli sul negoziato  a causa di un contratto di riservatezza (?) sottoscritto con il governo brasiliano il 31 luglio. La Pfizer continua le pratiche per il riconoscimento sottoponendo alla Anvisa le informazioni sul vaccino e ancora aspetta la decisione del governo brasiliano per fissare un contratto di rifornimento.

San Paolo 24 gennaio 2021; precedenti articoli sul Brasile in www.latinoamerica-online.

Fonti: sito dell’Istituto Butantan e JC(Jornal da ciencia)Notícias da SBPC(Sociedade Brasileira paro o progreso da ciencia)

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