Rifondazione: chiusura del cinema Azzurro Scipioni, le istituzioni intervengano per salvare il cinema
Pubblicato il 28 dic 2020
Stefania Brai*
Silvano Agosti ha annunciato la chiusura del cinema Azzurro Scipioni di Roma. Chiude così non solo una sala cinematografica, ma il luogo della storia del cinema, unico luogo a Roma dove era possibile vedere e rivedere i capolavori delle cinematografie mondiali, unico luogo dove si poteva “vendere arte”. E chiude naturalmente solo per motivi economici, perché Agosti non ha più la possibilità di continuare a sostenere le spese dei locali in un periodo di chiusura di tutte le attività culturali. Chiude così un luogo che in un paese civile dovrebbe essere salvaguardato, protetto e sostenuto dallo Stato come un prezioso “bene culturale”, come un museo vivente.
Ancora una volta, nella gestione della pandemia hanno vinto i grandi interessi, ha vinto il mercato. E ancora una volta paga la cultura e i lavoratori della cultura. Si investono milioni in piattaforme “italiane” che altro non faranno se non provocare la chiusura di altre sale cinematografiche e teatrali, di sale per concerti. Nulla si fa per fondi strutturali (non bonus) per i luoghi, le produzioni e per i lavoratori. Le persone possono circolare per andare a lavorare in luoghi che continuano ad essere focolai di contagio, possono uscire per andare nei centri commerciali, ma non per andare in un museo, in una biblioteca, in un teatro, a un concerto. In tutti i luoghi cioè di crescita individuale e collettiva e di relazioni sociali. Cultura come tempo libero, come tempo “inutile”.
Rifondazione comunista chiede che il Comune di Roma, la Regione Lazio e il Governo intervengano immediatamente acquisendo i locali dell’Azzurro Scipioni e garantendo la continuità delle attività di un luogo che è patrimonio dell’intera città.
Rifondazione comunista chiede che sia garantito un reddito di base per tutte e tutti coloro che non hanno reddito o con un reddito insufficiente per vivere.
Rifondazione comunista chiede che si approvi immediatamente una legge che vieti il cambio di destinazione d’uso di tutti i luoghi di produzione, diffusione e fruizione della cultura. Anche le amministrazioni comunali possono vincolare con strumenti urbanistici le sale cinematografiche e i luoghi della cultura, a Roma e in tutte le città del nostro paese. Se non lo fanno si ripeteranno sgomberi come quello del Cinema Palazzo.
* responsabile nazionale cultura del Partito della Rifondazione comunista/Sinistra europea
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