Ciao Lidia, ciao maestra unica.

Ciao Lidia, ciao maestra unica.

di Eleonora Forenza
Ciao Lidia, ciao maestra unica.
Grazie per sempre.
Ho avuto il privilegio di conoscerti che ero una ragazza. Per me, in primo luogo, hai fatto scuola. Scuola di politica.
La formazione che organizzavamo ad Otium a Bari con Imma. Le scuole di politica estive del Forum delle donne. E tu sempre lì, a raggiungerci ovunque, col tuo treno notturno con posto a sedere di seconda classe da Bolzano. Che noi ci guardavamo esterrefatte: ‘ma come cavolo fa? alla sua età di notte col treno di secondo classe? senza letto? e poi ad essere così lucida?’.
E ci cazziavi. Sì, ci cazziavi. Perché davanti a te – Menapace – ‘battaglia’ non si poteva dire. E quel linguaggio di guerra e patriarcale lo smontavi, ce lo toglievi dalla testa parola per parola. Sputando su tutti, anche sui mostri sacri, Gramsci e guerra di posizione compresi. Ci raccontavi la tua Rosa, con acume e una sapienza profonda, priva di boria. Ci narravi la filosofia, la tua filosofia di occasione – così la chiamavi, parafrasando Montale – intrisa di vita, di aneddoti, di storia. Ci raccontavi la lotta partigiana, con un linguaggio semplice e magistrale. E ancora lo ricordo come fosse ieri quel racconto della ‘mente che va in protezione’ durante una decimazione che ti aveva fatto una compagna partigiana.
Non eri una staffetta, appunto, ma una partigiana, femminista e comunista, pacifista. Che ha attraversato tante storie politiche (non di militanza eh, visto che ‘militante’ non l’ho scritto?). Di quelle che ho vissuto – il Forum delle donne e Rifondazione – ho tantissimi ricordi per cui non posso che essere grata alla vita e alla politica: la tua iscrizione al Prc in un momento difficilissimo, la festa per i tuoi 80 anni a Bari, l’onore del tuo sostegno quando mi candidai alle europee, il convegno su Rosa a Napoli, la presentazione del tuo libro, la tua presenza a Macerata…Un’infinità di ricordi. E ancora, le risate ai campeggi del Forum, perché a quel compagno che ti aveva detto che ‘noi donne dovevamo soccorrere gli uomini che combattono il patriarcato’ lo avevi fatto nero: ‘non sono un’infermiera’…
Oggi quei ricordi non mi consolano. C’è il dolore di sapere che non ci rivedremo più. Il rimpianto di non essere riuscite a farti diventare senatrice a vita come avresti meritato. La paura di non essere all’altezza di quello che ci hai dato (e basta vedere i tanti ricordi e le foto di oggi per avere una idea di quanto sei stata nelle nostre vite).
E c’è un dolore in più che si aggiunge: quanto mi manca Lidia quella politica femminista collettiva, che faceva scuola, che si affermava, che sputava su tutti. Quanto mi manca quella scuola e quella forza. Il patriarcato nei partiti non siamo riuscite a sconfiggerlo. E oggi, senza di te, sappiamo che non ci sono donne giganti a ricordare, con ironia dolce e tagliente, ai nani che sono nani.
Dimenticavo la cosa più importante: ti voglio bene, te ne vorrò per sempre.
Oh Bella ciao!

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