Il mondo della cultura non può affondare: servono reddito e diritti
Pubblicato il 27 ott 2020
Il calcio può proseguire, i luoghi di lavoro continuano ad essere focolai di contagio, i lavoratori possono continuare ad ammassarsi sui treni dei pendolari e sui mezzi pubblici, ma si chiudono indiscriminatamente i luoghi della cultura. Unici luoghi di possibili relazioni sociali che sono riusciti a garantire la salute dei cittadini.
Ma per questo governo e per questo ministro la cultura non è strumento di crescita collettiva ma “tempo libero”; i beni culturali e la produzione artistica non sono strumenti di conoscenza, di formazione di consapevolezza critica individuale e collettiva, ma equivalgono alla “movida” e all’aperitivo delle sette.
Per questo governo e per questo ministro la cultura non è un diritto, come sancito dalla costituzione, i lavoratori dei beni e della produzione artistica e culturale non sono “lavoratori”. Di fronte alla drammatica emergenza Covid si sono sostenute le grandi imprese mentre i lavoratori non hanno ancora percepito nulla di quanto promesso.
Rifondazione comunista è a fianco degli artisti, degli autori, degli operatori culturali e di tutti i lavoratori della cultura che in questi giorni stanno protestando per la chiusura di teatri, sale di concerto, sale cinematografiche.
Contro ogni politica di “bonus” e di “una tantum”, Rifondazione comunista chiede che sia garantito un reddito di base per tutte e tutti coloro che non hanno reddito o con un reddito insufficiente per vivere. Chiede che sia garantito un sostegno strutturale a tutte le imprese indipendenti di produzione e fruizione culturale.
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