Referendum costituzionale: milioni di italiani all’estero non potranno votare

Referendum costituzionale: milioni di italiani all’estero non potranno votare

 

E’ stato ufficializzata di recente la data del 20-21 Settembre per il cosiddetto “election day”, che vedrà lo svolgimento di molte elezioni locali, insieme al referendum costituzionale per decidere il taglio del numero dei parlamentari.

Al di là di alcune forzature di prassi e procedure, e del fatto che si riduce la rappresentanza di un corpo elettorale che é aumentato di un paio di milioni di elettori negli ultimi 10 anni, ci sono dei problemi pratici enormi che riducono o eliminano la possibilitá di esercitare il diritto di voto per il referendum per gli italiani all’estero.

In importanti insediamenti della nostra emigrazione, come l’Australia, gli Stati Uniti e l’America Latina, l’emergenza Covid 19 é nel suo picco o lo sarà a settembre. Significa che i lockdown sono attivi, e ci sono enormi difficoltà economiche da sopportare, soprattutto per i nuovi emigrati. Questo comporta la impossibilità’ di svolgere una campagna informativa su un tema così rilevante come la Costituzione. Parliamo di più di 2 milioni di cittadini e un terzo del corpo elettorale, con cui la campagna informativa non può essere realizzata. Per le aree dove si può viaggiare, i nostri connazionali sono in vacanza spesso in Italia, e non possono essere coinvolti in campagne informative specifiche.

La stampa delle schede elettorali, la spedizione agli elettori, la spedizione ai consolati delle schede votate e la spedizione a Roma per lo spoglio, sono giá operazioni estremamente complesse in tempi normali. Come pensa il legislatore di svolgere queste operazioni con tipografie spesso chiuse causa Covid 19, poste pubbliche o private che lavorano a singhiozzo e voli commerciali spesso proibiti verso l‘italia?

In ultimo, i Consolati nelle aree dove la pandemia é al picco, lavorano ancora in remoto e sono già sovraccaricati oltre le loro possibilità per garantire il rientro dei connazionali bloccati all’estero. Per non parlare dei tagli draconiani agli organici dei consolati, che si fa finta di non vedere.

E senza considerare che le operazioni di voto all’estero devono concludersi già il 15 settembre e che quindi rimarrebbero solo 4 settimane reali per espletare tutte le procedure. Una vera follia.

Tutto questo consiglierebbe al governo e alle attuali forze di maggioranza, un rinvio di almeno 3 mesi della data del referendum sulla Costituzione, se non fino a primavera.

Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. A questo punto, se le date del referendum saranno confermate per Settembre, sara’ ovvio che i partiti politici che non vogliono posticiparle, considerano di nessun valore i diritti degli italiani all’ estero. O meglio, valgono giusto un paio di euro di risparmi per ogni cittadino.

Una vergogna per uno Stato che si considera la culla del diritto.

Federazione Estero del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea


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