Il ricordo della compagna Giuseppina Bianchi di Lucietta Bellomo e Nicoletta Dosio

Il ricordo della compagna Giuseppina Bianchi di Lucietta Bellomo e Nicoletta Dosio

Con immenso dolore annunciamo che la nostra Giuseppina Bianchi questa notte ci ha lasciati, dal letto d’Ospedale di Biella dove era ricoverata in Oncologia. Lei Compagna della Segreteria di Rifondazione Comunista Biellese, lei per noi una sorella. Il suo grande cuore ha cessato di battere, ma noi la immaginiamo mano nella mano del suo Piero come desiderava, se i medici non fossero riusciti “a metterci una pezza”.

Giuseppina apparteneva a molte Comunità ,era sempre presente alla Ciclofficina e nell’Associazione Thomas Sankara, a Biellesi per la Palestina Libera, in Valsusa alle manifestazioni No Tav e ad Oulx a portare solidarietà ai migranti.
Stimata nel suo paese Occhieppo Inferiore, era anche volontaria in Biblioteca e con gioia, ancora a Gennaio si era prestata a travestirsi da Befana per i Bambini della Materna.

Antifascista dell’ANPI Valle Elvo, ad ogni Festa di di Fra Dolcino per anni ha condiviso la Fraternità con noi tutte e tutti, Amava la sua famiglia e sempre ci parlava del suo nipotino e dei suoi progressi. Amava i suoi animali, la sua Rebecca ed i suoi gatti.
Libertaria e generosa, non voleva commemorazioni, ma noi troveremo il modo di ricordarla per tutte le buone battaglie che l’hanno vista insieme a tante e tanti. Era una IMPRESCINDIBILE, quelle che lottano tutta la vita ,pagando il prezzo e restando fedeli alla propria coscienza. Felice viaggio nella Luce cara Giuseppina.

Lucietta Bellomo

 

Questa notte è mancata la Compagna Giuseppina Bianchi di Biella che era per noi una sorella.

Cara Giuseppina, questa volta le parole non vogliono uscire, cariche come sono di dolore.

Non riesco a pensare che non potrò più sentirti, non riuscirò a vederti più, oltre la notte in cui ti sei allontanata, col tranquillo coraggio di sempre.

Ti dovevo una lettera la risposta all’ultima tua, giuntami in carcere qualche giorno prima del mio ritorno a casa. Te la scrivo ora che a partire sei stata tu.

La nostra amicizia ha gli anni della lotta NO TAV, ma ci siamo incontrate concretamente, la prima volta, alla Credenza. Eri venuta insieme a due giovani compagni di Padova a conoscere un luogo “dolciniano” della Valle di Susa: la “regola della Credenza” che regolava la vita della comunità di contadini e operai in fuga davanti alle spade dell’ultima Crociata, venuti a resistere e a morire sui monti del biellese, era anche la tua, quella che hai continuato a praticare concretamente insieme alle compagne ed ai compagni che sono la tua famiglia. “ a ognuno secondo i suoi bisogni, da ognuno secondo le sue possibilità”. Insieme a te conobbi Tavo Burat, con te salii al Monte Rubello, al cippo che vollero gli operai biellesi in ricordo dell’ultima disperata resistenza dei Dolciniani.

Non mi sembra possibile non vederti più in Valle, alle manifestazioni NO TAV, a cui eri sempre presente, insieme ad Oreste, Giuliana, Renato, Pier, Lucietta…e GasGas.

Non mi sembra possibile non ritrovarti, a Biella, ad una delle iniziative da voi organizzate sui grandi, scomodi temi del presente, sempre dalla parte degli ultimi e dei senza voce e senza diritti, esseri umani e natura. All’iniziativa sulle carceri non ero presente; me la raccontò Silvano venuto a colloquio, e mi disse la tua preoccupazione per me, rinchiusa in quelle carceri che tu, quarant’anni fa avevi provato di persona, vittima della caccia alle streghe di sempre, fedele come sempre al bisogno di giustizia sociale e pronta a batterti per essa, con tenace semplicità.

Troppi sono i ricordi che non riescono a farsi parola. Resta la rabbia di pensare a te, tenuta tre giorni sulla barella de un pronto soccorso di una sanità pubblica volutamente sfasciata, pensare a te sempre più stanca, lucida fino all’ultimo, immaginarti morire  lontana dalla tua casa…

Ci dobbiamo una passeggiata insieme, Giuseppina, iniziata ma interrotta precipitosamente da un temporale. Dopo un’ iniziativa per le elezioni europee di qualche anno fa, mi avevi proposto di fare quattro passi in tranquillità. Decidemmo di salire al Piazzo, una parte di Biella a me sconosciuta. Mi resta il ricordo di te affannata perché si avvicinava l’acquazzone e la nostra rapida ritirata inseguite dalla pioggia tra le stradine e le piazzette di un lontanissimo Medioevo.

Dal carcere ti ho sentita più che mai vicina, Giuseppina, non solo per le tue lettere, ma perchè in quella cella si materializzava l’immagine di te presente in uno dei libri che mi tenevano compagnia:

ti vedevo “col tuo volto solare e la tua saggia concretezza, metterti il grembiule per sfaccendare nella tua ospitalissima cella-casa e mettere insieme la cura e l’allegria per un risotto da offrire alla compagna di pranzo, con la ferma indisponibilità a far mercato della tua identità, della tua storia.”

Rileggo la tua ultima lettera, con un sasso in gola:

“……inutile che ti dica che il cuore piange a saperti lì. Ti abbraccio forte, almeno per iscritto lo posso fare”.

Vorrei salutarti così anch’io. Non riesco ad accettare l’idea che non ci rivedremo, che sei partita davvero, per sempre. Certo di te ci resta il tuo affetto, la generosità che hai profuso senza limiti, la ferma coerenza, la carezza della tua ironica intelligenza.

Un abbraccio a tutti i tuoi cari e alla tua grandissima famiglia di lotta.

Nicoletta

 


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