Dalla didattica d’emergenza a “scuole sicure”

Dalla didattica d’emergenza a “scuole sicure”

La didattica a distanza non può che essere emergenziale, perché non è in grado di sostituire il sistema di relazioni che fanno della scuola il luogo elettivo dello “scambio”, tra alunni, tra alunni e insegnanti, tra insegnanti.

Scambio, confronto, interazione, affettività, partecipazione attiva, senza i quali la scuola non sarebbe in grado di formare la cittadinanza indicata dalla Costituzione, di offrire saperi a ciascuno e ciascuna a prescindere dalla condizione di partenza, all’interno di un pluralismo culturale garantito dalla libertà d’insegnamento.

In questo momento di isolamento, il rapporto “a distanza” è il modo per mantenere un contatto con gli alunni. Non tutti però possono usufruire di questo apporto, per mancanza di mezzi o difficoltà personali. Molto penalizzata è l’integrazione in questo momento.

Per l’importanza che ricopre la scuola per il futuro dell’intero paese, come per la sanità, è indispensabile invertire le politiche che da più di vent’anni, centrodestra e centrosinistra hanno prodotto con tagli tali da portare ad un aumento dell’abbandono scolastico, invece che a un calo, come avveniva fino a qualche anno fa e come avviene nei paesi dove le risorse per l’istruzione incidono in modo consistente sul PIL.

In Italia, gran parte dei tagli sono stati mascherati, con l’aumento del numero degli alunni per classe e con il dimensionamento scolastico (prodotto da uno dei tre regolamenti dell’autonomia), che ha lasciato vuoti interi edifici scolastici e territori privi di scuole.

Noi ci siamo sempre battuti contro queste misure, che hanno anche prodotto le così dette “classi pollaio”, di cui oggi qualcuno si accorge, stanti i problemi da affrontare ai tempi del corona-virus e della necessità del distanziamento.

Per questo, ma non solo per un’eventuale necessità di distanziamento, in quanto pensiamo che solo un numero limitato di alunni consenta la cura necessaria per garantire il diritto allo studio, noi ci battiamo per:

 

    • Alla ripresa della frequenza, una drastica riduzione degli alunni per classe, che in base alla normativa, mai rispettata dalla gran parte delle scuole, di 1,80 mq per elementari e medie e 1,96 per le superiori ad alunno, porti lo spazio a disposizione per tutti ad almeno a 4,78 mq, che se necessario consentirebbe un provvisorio distanziamento tra alunni.
    • Assunzione del personale docente e ATA necessari per l’aumento delle classi.
    • Reperimento di tutti gli spazi disponibili, a partire dagli edifici scolastici abbandonati, in via momentanea, dove non sia possibile, attivazione di turni pomeridiani.
    • Immediato finanziamento e programmazione di un piano straordinario per l’edilizia scolastica, che fornirebbe anche opportunità di lavoro nel settore edile, oltre a garantire finalmente la messa a norma degli edifici e la creazione di spazi adeguati per tutte le attività delle scuole, a partire dai laboratori.

Dipartimento Nazionale Scuola Università e Ricerca del PRC/SE


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