Ricordo di Marina Pivetta

Ricordo di Marina Pivetta

Marina Pivetta ci ha prematuramente lasciate e lasciati. Nel condividere il dolore di Stefano, Paola e dei familiari, proviamo a nostra volta un forte senso di perdita. Per quante e quanti hanno condiviso parte del suo ininterrotto itinerario politico, e per tutte e tutti, vogliamo ricordarla restituendole ancora una volta la parola. Abbiamo scelto un brano del suo intervento a un convegno nazionale del Prc, promosso dal Forum delle donne nel 1996. Questo discorso restituisce per intero la sua postura politica, la sua critica puntuale e a volte tagliente per continuare il cammino senza perdersi. Di questo lascito le siamo riconoscenti.

“Ho seguito tutto il dibattito e l’impressione che ho avuto è che si fanno analisi di tipo teorico, astratto, però difficilmente si riesce – a parte il discorso della riduzione dell’ orario di lavoro e del reddito di cittadinanza, che sono obiettivi che però non si capisce come praticarli – alla fine manca l’esperienza di come si agisce la politica, di come si costruisce fatto, atto politico. Si è fatto cenno al ’68. Io ricordo quanto erano distanti le capacità di comunicazione del movimento con i mezzi di comunicazione di massa. Soltanto dopo alcuni anni si accorsero del fenomeno. All’inizio, devo dire, non a caso, una serie di forze diedero vita a propri giornali per riuscire a comunicare tra loro le esperienze. Quello che manca, oggi, a mio avviso, per comunicare l’esperienza, è la capacità di narrare il proprio agire politico. Qui non ho colto questa capacità. Faccio un esempio. Quando io ho avuto bisogno dell’asilo nido, qui a Roma diciotto anni fa, non c’erano asili nido se non privati. Abbiamo occupato il San Giorgio, abbiamo costruito una situazione che rispondeva a un bisogno. Quando c’è stata la necessità di avere dei luoghi di aggregazione politica abbiamo occupato il Governo Vecchio, poi il Buon Pastore.

Quando non c’era più possibilità di parlare di donne sui giornali abbiamo costruito un giornale. Ecco, io vorrei capire quali capacità propositive, creative, di costruzione, di indicazioni che poi possono essere generalizzate, ha la sinistra. Perché io penso che il discorso teorico è già generalizzante nella sua struttura. Però se non radica nel fare politica, cioè nel modificare realmente lo stato delle cose, cioè attraverso le relazioni tra le persone, io penso che verremo tragicamente sconfitti. Magari non alle elezioni, ma nelle nostre capacita propositive e di modificare l’esistenza: in quello sicuramente. Ecco mi pare di aver finito qui. A me piacerebbe molto poter fare politica ancora in tanti e costruire movimenti capaci di modificare il reale e noi stessi”.

Patrizia Arnaboldi
Erminia Emprin

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