
Sui risultati delle elezioni regionali in Umbria
Pubblicato il 31 ott 2019
ll risultato delle elezioni regionali in Umbria era ampiamente prevedibile.
La destra aveva già conquistato tutti i principali comuni, perché non avrebbe dovuto vincere a livello regionale in elezioni anticipate a causa dell’inchiesta che ha travolto la giunta Pd?
Il governo Pd – M5S ha posto in essere o annunciato provvedimenti in grado di galvanizzare l’elettorato?
La coalizione umbra era destinata alla sconfitta come lo fu quella “civica” in Abruzzo e quella post-arresto Pittella in Basilicata.
Per le formazioni a sinistra del Pd il bilancio è durissimo. Purtroppo.
Il risultato dovrebbe far riflettere chi ha scelto di costruire una lista unitaria di sinistra alleata di Pd e M5S. In assenza di una reale svolta programmatica da parte del PD e tanto meno del M5S si è deciso prima di entrare nel governo e poi di proseguire con le alleanze a livello locale.
Una sinistra o dei verdi alleati del Pd non servono a battere la destra ma solo a neutralizzare la possibilità di indicare la prospettiva di un’alternativa credibile.
La divisione poi stando nella stessa collocazione è ridicola e delegittima tutti.
Vale per la lista di sinistra e i verdi alleati del Pd ma divisi fra loro e ancor di più per chi non si allea col Pd ma pratica il settarismo e la frammentazione autoreferenziale.
Rifondazione Comunista non era presente in queste elezioni regionali perché di fronte allo scenario determinato dall’alleanza PD-M5S era venuta meno la possibilità di costruire una credibile proposta unitaria in alternativa ai due poli su cui i nostri compagni avevano lavorato nei mesi precedenti.
Nonostante il fatto che già 5 anni fa non ci fossimo alleati con il Pd è doveroso ammettere che la pulsione al “fronte antifascista” ha coinvolto fortemente anche tanti nostri militanti e dirigenti umbri. Massimo rispetto per la passione che animava questa propensione che oggettivamente andava in direzione diversa dagli orientamenti della direzione e della segreteria nazionale. Sappiamo che nasce dal desiderio di contrastare una destra che suscita giustamente ribrezzo e indignazione.
Non è il momento degli anatemi reciproci tra compagne e compagni. E’ comprensibile che si tenda a dividersi e polarizzarsi in quel poco che è rimasto a sinistra tra chi ritiene doveroso “allearsi col diavolo” per battere la destra e chi cerca nella presunta purezza del suo progetto la garanzia della propria coerenza. Però queste tendenze speculari fotografano soltanto la nostra sconfitta e la nostra frustrazione di fronte a rapporti di forza sfavorevoli.
L’orrore per i discorsi di Salvini e Meloni e la rabbia verso il Pd non dovrebbero obnubilare i nostri cervelli.
Il nostro insistere da dieci anni sulla necessità di costruire percorsi unitari della sinistra anticapitalista, antiliberista, ambientalista è stato vissuto da tanti come una sorta di pensiero debole.
Il nostro insistere sulla necessità che la sinistra sia autonoma e alternativa rispetto al PD è stato bollato come tendenza al minoritarismo.
E’ evidente che non siamo riusciti a concretizzare un progetto credibile, ma le ricette alternative – fare da ruote di scorta del PD o costruirsi il proprio partitino più comunista o pop degli altri – non pare che funzionino molto.
In una fase così disperante della storia della sinistra italiana la pratica del dubbio e l’umiltà nella ricerca sono assai più utili di proclami altisonanti e della furbizia da politicanti se l’obiettivo è quello di ricostruire una forza popolare in grado di contrastare la deriva di destra e di difendere i diritti e le libertà di tutt*.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
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