Vigilia elettorale in Argentina: “Mai più neoliberismo nel nostro paese!“

Vigilia elettorale in Argentina: “Mai più neoliberismo nel nostro paese!“

di Jorge Ceriani

Il voto del 27 ottobre decide il futuro del Paese.
Dal palco di chiusura, a Mar del Plata lo slogan della coalizione a guida peronista-kirchnerista è “Mai più neoliberismo nel nostro Paese!”. Gli ultimi sondaggi, la partecipazione popolare agli atti di chiusura di campagna dei principali candidati delle due coalizioni in lizza, disegnano il quadro di una vittoria ampia della formula di opposizione Alberto Fernandez-Cristina Fernandez. Il primo, collaboratore stretto di Nestor Kirchner, presidente nel 2003 e artefice della rinascita del Paese dopo il default del 2001 e, come candidata a vice, Cristina Fernandez leader indiscussa del movimento popolare.
Macri ha chiuso nei due bastioni rimastigli: la città di Buenos Aires e Cordoba. Qualche giorno fa in pieno centro della capitale del Paese con un importante evento di circa 200 mila persone, ovviamente la città che concentra la maggior ricchezza del Paese (reddito pro capite del Belgio) e la propria base sociale. Poi, la chiusura finale a Cordoba è stata meno partecipata. L’opposizione, invece, chiude con più manifestazioni distribuite in tutto il Paese, con l’intervento di tutti i candidati e tanta, tantissima gente. Da Mar del Plata, la città dove il neoliberismo ha sofferto la sua prima sconfitta storica quando l’intero progressismo latinoamericano decise di seppellire la proposta yankee dell’Alca, ieri il vertice del “Frente para Todos” lancia la corsa finale di Kicillof alla guida dell’importante provincia di Buenos Aires
IL MACRISMO SI DISGREGA
“Cambiemos”, partito di governo, e la destra perdono pezzi. Personaggi illustri e candidati prendono distanza dal leader che, a sua volta, tenta manovre disperate come quella di dirottare una partita del bilancio dello Stato di circa 10 milioni di dollari per destinarla a contributi ai disoccupati. La magistratura ha bloccato questo tentativo di voto di scambio messa in mano agli operatori del partito dislocati nei territori (i cosiddetti “punteros”). Inoltre molti dei presenti nelle liste di “Cambiemos” non vogliono condividere manifestazioni e campagna elettorale col proprio leader, addirittura molti propugnano il “taglio” della scheda, cioè che possa essere tolta la presenza di Macri insieme agli altri nelle formazioni territoriali.
La situazione nella magistratura è indicativa di quanto avviene nel Paese e nelle pieghe del potere. La Corte Suprema, emanazione diretta del macrismo che appena insediato al governo ha imposto giudici fedeli in grado di lanciare subito la persecuzione a Cristina Fernandez e ai suoi collaboratori più stretti, fa un giro di 180°. Ora, quegli stessi magistrati operano contro Macri e lanciano una serie di inchieste che coinvolgono Macri e molti dei suoi coinvolti in pieno negli atti di corruzione della “festa neoliberista” degli ultimi anni.
Il palese conflitto di interessi tra un Presidente che allo stesso tempo è proprietario o partecipa a consigli di amministrazione delle aziende fornitrici di materiali e servizi agli enti pubblici, nazionali e locali, sta venendo alla luce. La principale azienda di famiglia controlla da tempo il servizio postale nazionale (Correos Argentinos), con cui ha sottratto al fisco diversi milioni di pesos. Scoperti hanno aperto una trattativa in cui dalle due parti del tavolo sedevano i Macri, Maurizio e suo cugino, i quali si sono “concessi” una riduzione del 90% della somma da restituire oltre a comodissime rate per il 10% restante. Una vera rapina.
La magistratura indaga su questo e altri malaffari e corruzioni del macrismo. Cambia il rapporto di forze nella Corte Suprema, con alcuni giudici che passano dall’altra parte e adesso è Macri che denuncia che “c’è un problema di giustizia nel Paese”. La questione “Correos”, le tariffe in dollari dei servizi e altre già producono nuove indagini e misure cautelari verso i più fedeli al regime, in caduta libera. Oltre al fallimentare tentativo disperato di ostacolare l’avanzata del “Frente de Todos”, lo sconcerto penetra tra le file di “Cambiemos”.
LA COALIZIONEPROGRESSISTA MARCIA IN MODO PIU’ OMOGENEO
Il fronte a guida dei due Fernandez marcia, invece, fortemente unito evitando che le differenze interne possano essere utilizzate dalla destra. Cristina Fernandez, azionista maggioritario di questa alleanza, ha confermato in campagna la grande adesione che raccoglie tra il popolo peronista. Solo alla fine della campagna si è permesso di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, quando lanciando Axel Kicillof al governo della provincia di Buenos Aires, lo saluta per la coerenza dimostrata in parlamento, dove si è opposto alla trattativa con i creditori “avvoltoi”, alla riforma contro i pensionati e a tante porcherie che altri, oggi partecipi alla stessa alleanza, hanno avallato. Kicillof e altri parlamentari del “Fronte per la Vittoria” hanno lavorato nel parlamento coordinati coi movimenti sociali, come quelli dei lavoratori delle economie popolari coi quali hanno costruito e imposto la recente legge sull’emergenza alimentare, che ormai giace ferma in parlamento per colpa della paralisi di un governo che da qualche mese risulta assente in campagna elettorale.
Il governo latita e le riserve della Banca Centrale calano a un ritmo di 1,5 miliardi di dollari ogni due giorni, valuta che fugge via divorata dalla speculazione finanziaria. Alberto Fernandez “tranquillizza” i mercati e il FMI, chi fa buon viso a cattivo gioco, ha fermato i prestiti al governo in carica. Il candidato a Presidente insiste che il FMI non è prioritario, prima ci sono i quindici milioni di poveri, i salariati e pensionati e le circa tre milioni di abitazioni mancanti.
L’altra faccia della “festa macrista” di questi quattro anni è l’aumento esplosivo della povertà. Chiudono una cinquantina di imprese al giorno, tra le ultime e di eccellenza Zanella (moto), La Campagnola (alimentare), migliaia e migliaia di licenziamenti. “Comedores” e “Merenderos” mitigano parzialmente la fame che oggi patiscono anche alcuni lavoratori. Inoltre l’aumento del numero di poveri e di bambini denutriti è stato accompagnato dai un massiccio taglio alle forniture di cibo a questi centri sociali, per dirottarli verso i canali clientelari del regime.
Conosciuto il dato dell’inflazione del mese di settembre, il 6%, si mettono in fila i numeri disastrosi che lascia Macri: una inflazione di circa il 300%, la disoccupazione che dal 6% oggi supera il 10%, dilaga la fame con un calo impressionante del consumo di pane e latte, migliaia di panetterie hanno abbassato le saracinesche. Un vero bollettino di guerra. I sondaggi, che chiedono quali siano i tratti caratterizzanti dei candidati in lizza, rivelano che più della metà degli intervistati considera Macri un bugiardo, e sui media circola una nota biografica della madre dell’attuale Presidente ricordando le sberle a cui doveva ricorrere per contrastare le bugie che, già da bambino, ripeteva in continuazione e in modo spudorato.
Alla sollevazione popolare in Ecuador è seguita quella cilena, ribellioni furiose e radicali in cui esplode tutta l’ira e la volontà delle masse di cambiare le loro condizioni di esistenza, individuando nel FMI, nelle oligarchie e borghesie corrotte, i nemici da battere. A confronto il popolo argentino sembrerebbe più calmo e tranquillo ma non è cosi. Viceversa fa affidamento alla grande occasione politica che ha davanti il prossimo 27 ottobre. Occasione che consiste nel portare al governo Alberto e Cristina Fernandez, a Axel Kicillof, nella provincia dove risiede il grosso del movimento operaio del Paese e, con questo, determinare condizioni più avanzate per la sconfitta del neoliberismo nel Paese e nell’America Latina.


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