Cuba contro il Blocco

Cuba contro il Blocco

Relazione di Cuba sulla risoluzione 73/8 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

“Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba”

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Introduzione

Da aprile 2018 a marzo 2019, periodo oggetto della presente relazione, l’inasprimento del blocco ha continuato a essere l’asse centrale della politica del Governo degli Stati Uniti nei confronti di Cuba, con effetti sempre più rilevanti sulla sua applicazione extra-territoriale. La strategia statunitense si è concentrata sul consolidamento del confronto e dell’ostilità, sia a livello dichiarativo che nell’esecuzione di misure di aggressione economica contro il paese.

Il clima di ostilità nelle relazioni bilaterali è stato fortemente segnato dall’aumento della retorica aggressiva del Governo statunitense contro Cuba. Come parte di questa escalation, gli Stati Uniti hanno tentato di introdurre 8 emendamenti al progetto di risoluzione contro il blocco presentato da Cuba il 1° novembre 2018 all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’obiettivo della loro manovra è stato quello di modificare la natura del testo e di costruire pretesti per la continuità e per il rafforzamento della loro politica genocida, ricorrendo a false accuse in materia dei diritti umani.

Nonostante le forti pressioni esercitate dagli Stati Uniti, la comunità internazionale ha respinto le loro proposte, e una volta ancora ha espresso il suo schiacciante sostegno alla risoluzione di condanna al blocco.

La presente relazione evidenzia come il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba continui a rappresentare un freno allo sviluppo di tutte le potenzialità dell’economia cubana, all’attuazione del Piano Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale del paese, nonché al raggiungimento dell’Agenda 2030 e dei suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Da aprile 2018 a marzo 2019, il blocco ha causato a Cuba perdite dell’ordine di 4,3436 miliardi di dollari.

Il significativo impatto negativo dell’applicazione delle misure recentemente adottate dagli Stati Uniti per inasprire il blocco nei confronti di Cuba non è stato preso in considerazione nella presente relazione, in quanto è avvenuto dopo la fine del periodo analizzato. Queste informazioni saranno inserite nel documento che sarà presentato l’anno prossimo.

A prezzi correnti, i danni accumulati in quasi sei decenni di applicazione di questa politica raggiungono la cifra di 138,8434 miliardi di dollari. Tenendo conto il deprezzamento del dollaro rispetto al valore dell’oro sul mercato internazionale, il blocco ha causato danni quantificabili in oltre 922,630 miliardi di dollari, valore che rappresenta un calo dell’1.2 % rispetto al periodo precedente, dovuto alla diminuzione del prezzo dell’oro dell’1.6 %.

Trasformare il costo del blocco nella capacità contributiva del paese, permetterebbe di disporre di una fonte di finanziamento supplementare, sostanziale e duratura che darebbe maggior dinamismo ai programmi di investimento legati ai settori strategici del Piano Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale fino al 2030.

In questo modo, si creerebbero le condizioni necessarie a raggiungere gradualmente tassi di crescita sostenuta del Prodotto Interno Lordo (PIL) annuale.

Nel periodo analizzato, il rafforzamento dell’applicazione extra-territoriale del sistema di sanzioni contro Cuba si è riflesso in un costante danno a imprese, banche e Ambasciate cubane, che devono affrontare ostacoli colossali nelle loro attività commerciali e finanziarie in molti paesi del mondo.

In tre occasioni, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha esteso la “Lista degli Enti Cubani Limitati”, che sono soggetti a sanzioni aggiuntive a quelle imposte dalle norme di blocco. Questa misura ha causato notevoli danni all’economia del paese a causa del suo effetto intimidatorio sulla comunità imprenditoriale internazionale. A questa, sono state aggiunte le disposizioni dell’Ufficio per il Controllo dei Beni Esteri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e del Burò dell’Industria e della Sicurezza (BIS) del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti di eliminare, a partire dal 5 giugno 2019, le licenze generali per i viaggi educativi di gruppo “peopleto-people” e di negare le licenze ad aeromobili non commerciali e a navi passeggeri e da diporto in sosta temporanea, comprese le navi da crociera, con gravi conseguenze sul numero di visitatori nel paese. Tutte queste azioni sono state intraprese con l’obiettivo deliberato e dichiarato di causare danni economici e di privare Cuba di risorse finanziarie.

Una dimostrazione senza precedenti della recrudescenza della politica anticubana del Governo statunitense è stata la decisione di permettere che, ai sensi del Titolo III della Legge Helms-Burton, si possano intraprendere azioni legali nei tribunali degli Stati Uniti di fronte alle istanze presentate da cittadini o da enti statunitensi contro aziende o cittadini cubani o di paesi terzi che sono in relazione commercialmente con proprietà nazionalizzate a Cuba negli anni Sessanta. Questa decisione ha posto fine alla pratica assunta dal 1996 dai precedenti Governi statunitensi, democratici e repubblicani, e dallo stesso Presidente Trump nei suoi primi due anni di mandato, che avevano sospeso ogni sei mesi questa possibilità.

La legge Helms-Burton è uno strumento giuridico di coercizione politica che prevede azioni di pressione economica lesive alla sovranità di Cuba e di paesi terzi, con lo scopo di soffocare l’economia cubana e di aumentare le carenze della popolazione. Cerca di perpetuare il clima di ostilità tra Cuba e Stati Uniti e di negare alla nazione cubana il diritto all’autodeterminazione. Le sue norme sono contrarie al Diritto Internazionale, ai principi della Carta delle Nazioni Unite e alle regole stabilite dall’Organizzazione Mondiale del Commercio. Questo regolamento ha provocato il clamoroso rifiuto di numerosi attori della comunità internazionale e dei rappresentanti di organizzazioni internazionali.

Il blocco costituisce una violazione massiccia, flagrante e sistematica dei diritti umani di tutte le cubane e di tutti i cubani. A causa del suo scopo dichiarato e dell’impianto politico, giuridico e amministrativo su cui si basa, queste sanzioni sono definite atto di genocidio ai sensi della Convenzione per la Prevenzione e la Sanzione del Delitto di Genocidio del 1948 e un atto di guerra economica, come stabilito dalla Conferenza Navale di Londra del 1909.

Allo stato attuale, con più ragione che mai, si impone il reclamo al Governo degli Stati Uniti affinché rispetti le 27 risoluzioni adottate dalla comunità internazionale nell’ambito dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e di porre fine, senza alcuna condizione, alla sua politica di blocco contro Cuba.

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