Mediterraneo l’autunno della rabbia. Italia indifferente e presa in giro dagli Usa

Mediterraneo l’autunno della rabbia. Italia indifferente e presa in giro dagli Usa

di Alberto Negri -

L’Italia non ha la forza per rimettere a posto il Mediterraneo. E’ ovvio. Ma può avere la forza della verità Nel 2011 era il primo partner di Libia, Siria, Libano, il secondo dell’Algeria: abbiamo perso miliardi e posti di lavoro e ora gli Usa non vogliono neppure che stringiamo accordi con la Cina o l’Iran. Ma i nostri governanti sono fragili: non hanno una morale e sperano che siano gli Usa a tenerli a galla. A loro la verità fa paura.

Nel Mediterraneo è arrivato l’autunno della rabbia. Proteste in Algeria, elezioni turbolente in Tunisia, la Libia nel caos, manifestazioni e morti in Iraq, la piazza si agita anche in Egitto: che cosa fanno Europa, Italia e Usa?
Dopo l’inutile visita a Roma del segretario di stato Usa Mike Pompeo che sulla Libia, la nostra maggiore sconfitta dalla seconda guerra mondiale, non ha promesso nulla, qui non dicono una parola occupandosi solo di migranti. Non riescono neppure ad affacciarsi oltre il mare per guardare la Sponda Sud perché dopo avere alimentato la destabilizzazione non sanno che fare.
Oggi si vota per le legislative in Tunisia e a nessuno interessa: si parla di rimpatri in un Paese tra i pochi in cui il sistema funziona ma non c’è il minimo interesse per la popolazione tunisina. Eppure la Tunisia è uno dei nostri partner economici importanti visto che da lì passa il gasdotto che dall’Algeria va in Sicilia e che in Tunisia ci sono molte imprese italiane che hanno delocalizzato.
A proposito. Quanto guadagna un operaio tunisino nelle nostre imprese? In media 150 euro al mese, giusto per fare un raffronto del divario tra sponda europea e sponda meridionale. Mentre la situazione socio-economica è perfino peggiorata rispetto al 2011 quando cadde Ben Alì. L’unica certezza è che per molti tunisini emigrare rimane una scelta obbligata.
In Algeria prosegue la lotta per un cambiamento radicale e una nuova repubblica. L’arresto di tutto il clan dell’ex presidente Bouteflika e dei suoi complici, ha lasciato solo al potere il capo di stato maggiore il generale Ahmed Gaid Salah, considerato uno tra i più corrotti del vecchio sistema, Gli algerini non si rassegnano e quelli che hanno perso la speranza nel loro Paese cercando di andarsene raggiungendo in pullman la Tunisia dove appare più facile fare il grande salto o ottenere un visto, diventato una sorta di chimera.
Poi c’è la collera dei giovani iracheni, che dovrebbe essere anche la nostra collera. Le proteste in Iraq con almeno 60 morti sono analizzate in un’intervista all’Express dalla politologa Myriam Benraad. Se è vero che non c’è una direzione politica e le proteste sono causate da motivi economici e sociali (disoccupazione, mancanza di servizi, corruzione) i gruppi armati jihadisti come l’Isis potrebbero trovare nuovo terreno fertile per la propaganda nelle zone sunnite. Ma che volete che importi qui in Europa: gli Usa di Trump hanno dichiarato sconfitto l’Isis, che cosa dovremmo mai temere?
La realtà è ovviamente un’altra. Gli Stati Uniti con la guerra del 2003 contro Saddam Hussein, scatenata con la colossale bufala delle armi di distruzione di massa irachene, hanno innescato una destabilizzazione infinita che ha prostrato un’intera regione e il Mediterraneo. L’amministrazione Bush junior e poi anche l’ex segretario di stato Hillary Clinton lo definivano “caos creativo”. Se fossimo in un mondo più giusto avrebbero dovuto finire alla sbarra come criminali di guerra. Non solo non li abbiamo fermati ma nel 2011 Usa, Gran Bretagna e Francia hanno distrutto il regime di Gheddafi innescando un’altra onda sismica di instabilità.
Ora questi signori come Pompeo vengono a farci visita dicendoci cosa dobbiamo fare con la Cina ma non muovono un dito per dare maggiore sicurezza alla regione. Ogni tanto fanno qualche raid sull’Isis _ visto che c’è ancora _ ma non ci danno una mano per rendere più sicuri i nostri vicini di casa quindi anche noi. Eppure qui hanno 16mila soldati, 90 testate atomiche: che ci stanno a fare? Forse sono puntate contro i produttori di parmigiano.
Molte volte mi chiedono: ma cosa dovrebbe fare l’Italia? Il nostro Paese, dicono, non ha la forza per rimettere a posto la Libia e il Mediterraneo. Vero e ovvio. Ma può avere la forza della verità e sbattere in faccia ai nostri alleati le loro responsabilità enormi. I nostri governanti invece da anni hanno paura della verità e scaricano sui cittadini italiani la destabilizzazione voluta dai nostri alleati. Parliamo almeno con franchezza ogni volta che vengono a farci visita. Gli Usa non vogliono che facciamo affari con la Cina? Ebbene nel 2011 l’Italia era il primo partner economico della Libia, della Siria, del Libano, il secondo dell’Algeria: abbiamo perso miliardi in questi anni e posti di lavoro, per noi e i nostri vicini e ora non vogliono neppure che stringiamo accordi con l’Iran. Ma i nostri governanti sono fragili: non hanno etica, non hanno morale e sperano che siano gli Usa a tenerli a galla. A loro la verità fa paura. E a voi?

Quotidiano del Sud

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