Sciolta la newco di Pomigliano, quale futuro per i 19 in mobilità?

Sciolta la newco di Pomigliano, quale futuro per i 19 in mobilità?

Adriana Pollice -

La newco Fabbrica Italia Pomigliano, nata nel 2010, è già finita in soffitta. Ieri il Lingotto ha ufficializzato la notizia che circolava da un paio di giorni. Il lavoratori del Giambattista Vico confluiranno in Fiat Group Automobiles Spa (Fga) dal primo marzo, attraverso il trasferimento di ramo d’azienda.
«Sono stati superati i presupposti che avevano portato all’attivazione di una specifica società per la realizzazione della nuova Panda e alla creazione di un sistema di produzione mediante un contratto di rete di imprese» recita la nota diffusa dall’azienda. Il trasferimento avrà effetto anche sulla messa in mobilità dei 19 lavoratori di Pomigliano, decisa dopo la sentenza del tribunale di Roma che aveva imposto a Fiat l’assunzione di altrettanti lavoratori della Fiom. Finiranno in Fga, e quindi in cassa integrazione, così come i 1.400 che ancora attendono di firmare il contratto: se fossero rimasti fuori da Fabbrica Italia Pomigliano, sarebbero finiti in mobilità dal prossimo luglio. Adesso invece potranno usufruire della cig. I dettagli saranno discussi il 7 febbraio tra Fiat, Fim, Uilm, Fismic e Ugl.
Al Vico allo stato attuale ci sono 47 quadri, 150 impiegati e 1964 operai. «Fabbrica Italia Pomigliano ha concluso con grande successo la delicata fase di realizzazione dell’investimento» prosegue la nota che mette poi sul tavolo il vero successo dell’operazione Fip, aver utilizzato il territorio partenopeo, e il ricatto dello spettro della disoccupazione in una zona fragile, per uscire dal sistema confindustriale e dalle regole in vigore fino ad allora: «Il 13 dicembre 2011 – si legge ancora – è stato sottoscritto un contratto collettivo autonomo, il Contratto Collettivo Specifico di Lavoro (Ccsl), che ha esteso il modello contrattuale di Fabbrica Italia Pomigliano a tutte le aziende Fiat, inclusa naturalmente Fiat Group Automobiles». Più chiaro di così… e infatti Michele De Palma (coordinatore nazionale del settore auto dei metalmeccanici Cgil), in attesa di leggere i documenti e di valutarli con i legali, sottolinea: «La costituzione della newco, come denunciato subito dalla Fiom, è stata solo uno stratagemma ideato da Fiat per uscire da Confindustria, non applicare il contratto nazionale di lavoro e discriminare le lavoratrici e i lavoratori iscritti ala Fiom».
A mettersi di traverso però sono state le ripetute sentenze che hanno dato ragione proprio alla Fiom, costringendo a reintegrare prima i 19 e poi i restanti 126 iscritti del Vico. La soluzione trovata ieri consente al Lingotto di tenerli lontani dalle linee produttive. «A Pomigliano – spiega il segretario generale della Fiom di Napoli, Andrea Amendola – c’è una sezione dove si produce la Panda, una per lo stampaggio, una terza dove si fa tutto il resto. La Fiat ha chiesto la cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione per un anno, quindi per legge gli operai torneranno a lavoro a rotazione, solo che ruoteranno nell’ambito della sezione a cui sono assegnati. Questo permette di raggruppare gli iscritti Fiom nel terzo segmento, com’è tradizione di un’azienda abituata ai reparti confino». Una sezione per cui non c’è lavoro e al massimo tutto quello che si può fare è un po’ di formazione, tirando a campare in cig fino al marzo 2014, quando secondo Marchionne dovrebbe arrivare la ripresa. Poi allora si vedrà.
I sindacati del sì festeggiano quella che considerano una vittoria della linea del dialogo, accusando la Fiom di fare «politica e polemiche inutili». Ma Amendola ribatte: «È la Fiom che ha vinto, perché l’azienda ha dovuto cedere di fronte al diritto dei nostri iscritti a tornare in fabbrica. È chiaro a tutti che la Fip aveva come unico obiettivo tenere fuori dallo stabilimento la Fiom e tutti i lavoratori che considerava di troppo». Ottenuta la marcia indietro, resta da combattere un’altra battaglia: «Da un anno sono tornati in produzione sempre gli stessi. L’altra metà dei lavoratori, in cig da cinque anni, sopporta tutto il carico di sacrifici. Chiediamo contratti di solidarietà per tutti oppure di estendere la rotazione a tutto il Vico, e non nell’ambito delle singole sezioni. Altrimenti l’azienda avesse il coraggio di dire che quelli che tiene fuori dalla produzione della Panda sono quelli che ha già individuato come esuberi».

il manifesto 2 febbraio 2013


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