In ricordo di Guillermo Almeyra

In ricordo di Guillermo Almeyra

di Alfio Nicotra e Giovanni Russo Spena

Guillermo Almeyra Casares ci ha lasciato nel pomeriggio di domenica 22 settembre all’eta di 91 anni. Si è spento nella sua ultima città di residenza, Marsiglia, con accanto Anité la compagna di una vita e suo figlio Carlo Marcelo. Aveva descritto con grande lucidità la rottura del femore e l’insorgere di una insufficienza respiratoria intitolandola “la mia ultima battaglia”  sul suo profilo Facebook , subito ripreso dal suo giornale “La Jornada” , mandando in apprensione colleghi giornalisti e militanti politici della sinistra di mezzo mondo. Perché Guillermo è stato un grande internazionalista, nel senso anche fisico del termine, avendo abitato , lui argentino di Buenos Aires in quattro continenti passando dalla sua Argentina, al Brasile, al Perù, all’Italia e la Francia, allo Yemen del Sud e al “suo” Messico. Da intellettuale marxista critico  militò in partiti politici di sei Paesi (tra i quali in Italia prima Democrazia Proletaria poi Rifondazione Comunista) , fondò riviste politiche in sei nazioni e per la sua attività rivoluzionaria venne espulso più volte e costretto ad andare altrove. Si definiva “copernicano, newtoniano, darwinista, marxista, leninista, trotskista, però in forma laica e  senza rinunciare alla critica nei confronti degli errori dei maestri.”  Accademico e docente nelle principali facoltà di Città del Messico è stato uno dei primi intellettuali ad individuare il potenziale dirompente dell’insurrezione indigena Zapatista del 1 gennaio del 1994 in Chiapas. Ai tanti giovani affascinati dal Subcomandante Marcos che si recavano in Messico passando per l’enorme metropoli della capitale, consigliavamo a tutti un incontro con Guillermo che normalmente li riceveva nella redazione de La Jornada o in un ristorantino nei pressi. “ Se volete conoscere veramente la storia di questo Paese – diceva loro – passate prima a visitare il museo nazionale di antropologia di Città del Messico”. Le radici dei nativi, la difesa della natura e della terra, per l’ecosocialista rivoluzionario Almeyra, si coniugavano con la lotta di classe degli oppressi e ponevano l’urgenza della costruzione di un’altro mondo possibile. La sperimentazione del Socialismo del XXI secolo in America Latina sarà una delle costanti presenti nei suoi articoli di opinionista su La Jornada e ripresi da riviste marxiste dell’intero continente latino americano. In Italia collaborò sia con Il Manifesto che con Liberazione. Ai tempi della sua permanenza in Italia animò, con decine di conferenze sui territori, dibattiti e confronti sul nuovo internazionalismo che non poteva più accontentarsi di fare il tifo per le lotte degli altri, ma doveva tradursi nella solidarietà più efficace : cercare di cambiare con il conflitto sociale il proprio Paese e continente. Era tornato nella sua Argentina della quale fu impietosa analista delle conseguenze delle politiche neoliberiste,  ma decise negli ultimi anni di raggiungere il figlio Carlo a Marsiglia dove si è spento l’altro giorno. Rimangono, a testimonianza della sua ricca militanza critica,  i suoi quasi cinquanta libri e migliaia di articoli scritti durante una vita straordinaria.

 

 


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