Noi siamo ancora qua. Eh già… Una “lezione”.

Noi siamo ancora qua. Eh già… Una “lezione”.

di Fiom-Cgil Bologna -

Dopo la bellissima manifestazione di sabato in Piazza San Giovanni è d’obbligo qualche riflessione. Innanzitutto, quello che salta subito all’occhio è che si è trattato di una manifestazione imponente. Non era scontato, perché questi interminabili 5 anni di crisi economica, e gli attacchi furibondi portati al mondo del lavoro dagli ultimi governi potevano indurre qualcuno a credere che la Fiom non avesse più le energie per sostenere la situazione ancora a lungo. Chi ha fatto questi calcoli (governi, partiti politici, e Confindustria) è meglio che riveda – e presto – le proprie strategie. Noi ci siamo. La Fiom-Cgil è ancora in campo. Eccome!
Ma diciamo di più. Ci sono ancora tante persone che si ostinano a lottare per i propri diritti. Persone, lavoratrici e lavoratori, – e giovani, tantissimi giovani, guardate le fotografie sui giornali- che hanno fiducia nella Fiom, che si sentono rappresentate da questo vecchio e orgoglioso sindacato nato tanto tempo fa, nel 1901, all’alba del “lungo secolo breve”. Un sindacato che ha attraversato due guerre mondiali, il fascismo, i licenziamenti per rappresaglia degli anni 50; ma che è stato anche tra i principali protagonisti di tutte quelle lotte che hanno portato diritti e condizioni di vita migliori per gran parte dei cittadini di questo paese.
Non saranno quindi il Marchionne di turno, o qualche ministro bocconiano dell’ ultim’ora a spazzarci via. Nemmeno – attenzione, davvero! – nemmeno la globalizzazione e tutte le difficoltà di comprendere un mondo in continua trasformazione limiteranno la nostra passione e il nostro desiderio di giustizia sociale.
La Fiom è un sindacato ancora forte, ed è forte perché tutti i giorni sta coi lavoratori, vive con loro, e con loro non solo“condivide il pane ” e glorie e conquiste sociali nobilissime, ma anche sconfitte, smarrimenti e meschinità… sì, anche le meschinità; la Fiom è quindi un sindacato ancora POPOLARE che, pur con tanti limiti ed errori e manchevolezze, ha una propria identità, che è l’identità di chi tutti i giorni va al lavoro per guadagnarsi lo stipendio; la Fiom tiene ancora botta perché non guarda con presunzione alla propria base; perché la ascolta, ne accetta le critiche, e, se necessario, ci litiga pure, ma a viso aperto, senza sotterfugi. La Fiom è un sindacato che al massimo spiega, non impone.
Ma se proprio vogliamo metterla in politica, dare cioè una spiegazione culturalmente più raffinata alle ragioni del nostro “anomalo” radicamento sociale, dobbiamo dire con chiarezza una cosa: la Fiom riesce a stare in campo perché non ha mai avuto la spocchiosa presunzione tipica di certe avanguardie intellettuali: quella cioè di essere nel giusto più del giusto, o di avere ragione oltre la ragionevolezza. Ciò significa che anche quando è minoranza non si compiace di esserlo, anzi, si preoccupa e si interroga e discute, per trovare il modo di non esserlo più.
Ancora oggi, come più di cento anni fa, ci continua a “pungere il desiderio del meglio”. E se ieri eravamo in tanti, anzi, in tantissimi, meglio così. Certo, proprio meglio così.

 


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