CRISI DI GOVERNO, IL PROPORZIONALE È LA VERA DISCONTINUITÀ

CRISI DI GOVERNO, IL PROPORZIONALE È LA VERA DISCONTINUITÀ

di Maurizio Acerbo*

Salvini è uscito dal Senato come un pugile suonato. La cosa che teme di più è che M5S e Pd non gli regalino il plebiscito.

Ma a leggere qualche giornale della destra sa bene che a metterlo fuori gioco definitivamente sarebbe una legge elettorale proporzionale.

È responsabilità storica di M5S e Pd non consentirgli di riprendersi dalla figuraccia andando a elezioni anticipate.
Già ci hanno regalato la crescita enorme dell’ultradestra, abbiano la decenza di evitare al paese un regime reazionario di massa.

La resistibile ascesa di Salvini può essere fermata oggi solo in parlamento. Chi dice che non ci si può alleare con chi è stato in questi 14 mesi con la Lega dimentica che il Pd ha governato con Berlusconi e Verdini.

Grottesco gridare al pericolo dell’onda nera per mesi e poi consegnare l’Italia a una maggioranza assoluta Salvini-Meloni, con l’Italia accanto a Trump e Bolsonaro nell’internazionale di Bannon. Non saranno voti utili e fronti impopolari a impedire questo esito.

Certo non è secondario che cosa combinerà un nuovo governo e lo spettro di Monti terrorizza.

Quando Zingaretti chiede ai pentastellati discontinuità ha ragione ma è evidente che analogo invito dovrebbe rivolgerlo al suo partito. Salvini e M5S sono cresciuti dopo anni di governi che hanno seminato un diffusissimo malcontento. Se è ovvio chiedere che la si faccia finita con i decreti sicurezza sarebbe doveroso fare altrettanto con il Jobs Act.

Il Pd dovrebbe smetterla con politiche neoliberiste antipopolari e con l’attacco da destra a misure semmai da implementare e correggere come quota 100 e «reddito di cittadinanza». C’è bisogno di discontinuità nei confronti non solo del governo Conte ma anche e soprattutto rispetto a quelli che lo hanno preceduto.

Bisognerebbe mettere in discussione austerity, precarizzazione, privatizzazioni, saccheggio di ambiente e beni comuni, subalternità a qualsiasi lobby e Confindustria, europeismo acritico, smantellamento di sanità e stato sociale, attacco alla scuola della Costituzione, autonomia differenziata.

L’elenco sarebbe molto più lungo ma chi legge il manifesto non ha bisogno che mi dilunghi. Non mi aspetto nessuna svolta radicale da questo parlamento e da queste forze politiche. Ma credo che in tema di discontinuità vada preso sul serio uno dei punti approvati dalla direzione del Pd, quello della democrazia e della centralità del parlamento.

È giustissimo dire no al taglio del numero dei parlamentari – posizione più forte se accompagnata dalla proposta di ridurne le retribuzioni – anche perché accompagnata a una legge elettorale liberticida. Ma una vero segnale di discontinuità sarebbe riconoscere che maggioritario e bipolarismo hanno ridotto e snaturato il ruolo del parlamento, da anni ostaggio di esecutivi e voti di fiducia. E che con una destra come quella in circolazione è meglio che nessuno possa conquistare «pieni poteri» che consentano di stravolgere Costituzione. Negli anni ’90 si sostenne che il proporzionale non serviva più perché il mondo andava verso un futuro di serena liberaldemocrazia.

Oggi chi sosteneva queste tesi dovrebbe ammettere che le cose sono andate diversamente e che bisogna mettere in sicurezza la nostra democrazia costituzionale con una legge elettorale proporzionale. Il Pd avrà il coraggio della discontinuità che predica ad altri?

* l’articolo del segretario nazionale di Rifondazione Comunista è stato pubblicato su Il manifesto del 23 agosto


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