Ci si può affidare ai piromani per spengere un incendio?

Ci si può affidare ai piromani per spengere un incendio?

di Raul Mordenti

 Appena si sono profilate all’orizzonte le elezioni è tornato ad allietarci l’insopportabile mantra “sennòvincesalvini”. Ha battuto tutti sul tempo  Macaluso, sul “Manifesto” del 10 agosto: “Ora nessuno indebolisca il centro-sinistra!”, ci hanno spiegato,“sennòvincesalvini”.

Mi permetto di dire che fra persone razionali (stavo per dire: fra persone per bene) questo argomento non dovrebbe essere utilizzato, non foss’altro che per motivi di pudore. Salvini è infatti un prodotto, neppure tanto indiretto, del PD e delle sue politiche.

La sua resistibile ascesa, non dimentichiamolo mai, è il frutto diretto della geniale decisione di Renzi (e del partito che gli obbedisce) di darsi… ai pop corn, rifiutandosi perfino di sedersi al tavolo coi 5S, così costringendo chi aveva riportato il 33% dei voti a fare l’innaturale Governo con la Lega. E una settimana fa, non un anno fa, Salvini e PD hanno votato insieme per il TAV, l’opera più inutile, più costosa, e più inquinante (altro che nuovo ambientalismo!) della nostra storia, solo perché “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole”, cioè perché così avevano deciso i loro comuni padroni, i poteri forti della speculazione e della finanza.

Salvini e il PD sono stati d’accordo nel vergognoso sostegno al tentativo di golpe USA in Venezuela, sono d’accordo nel dire no al salario minimo e perfino nel volere l’autonomia regionale differenziata che spacca il paese; gli sgomberi delle occupazioni che Salvini fa nel resto d’Italia il sindaco PD li fa a Bologna. Addirittura la politica assassina dei respingimenti in mare dei migranti, in accordo coi tagliagole libici, è stata inaugurata dal PD Minniti e fatta propria da Salvini. Fanno le stesse cose, e la differenza sembra una sola: il PD si vergogna di farle e la fa di nascosto, Salvini se ne vanta e le fa suonando la grancassa della sua propaganda e facendosi i selfie. Per questo contro il PD Salvini è destinato a vincere. Se Salvini è oggi un incendio che minccia la nostra democrazia, il PD è stato il piromane.

Ma tutto ciò, e l’elenco potrebbe allungarsi, lo sanno anche quelli che votano PD “sennòvincesalvini”, e fra loro ci sono tante persone per bene, e anche tanti compagni. Allora il vero problema che abbiamo di fronte è capire come mai questo può succedere, e la risposta è una sola: ha prevalso nel senso comune del Paese una cultura politica del maggioritario.

A cominciare dal referendum Segni-Occhetto, tutti i media del potere in un coro ossessivo, hanno convinto le masse che non si votava più per il proprio partito e per i suoi programmi, ma si votava per persone, anzi per immagini (Salvini, e prima di lui Berlusconi e Renzi non sono forse pure immagini, in gran parte costruite dal nulla, a tavolino?). Hanno convinto il nostro popolo che non si votava più per eleggere il Parlamento, il luogo della rappresentanza democratica, fatto oggetto di una massiccia campagna di delegittimazione, ma si votava per eleggere un capo, anzi il Capo. Le orrende “primarie” da “americano a Roma”, gli sbarramenti (che privano di ogni rappresentanza milioni di voti), i premi di maggioranza (a proposito: chi, se non il PD, ha varato il “rosatellum” che ora promette di dare tutto il potere a Salvini & Co. con il 40% dei voti?) completano il quadro del maggioritario, e la schiforma della Costituzione Renzi-Verdini doveva mettere la pietra tombale sulla democrazia parlamentare della Costituzione (ora se ne accorge perfino Scalfari, a suo tempo sostenitore del sì al referendum). Ci hanno convinto, che si tratta solo di scegliere un capo contro un altro capo, il meno peggio (ciò che porta di solito a scegliere fra la cacca e la merda): “sennòvincesalvini”.

L’intenzionale distruzione dei partiti (compiuta anche grazie ai gravissimi errori nostri) e la riduzione costante del numero dei votanti sono la conseguenza inevitabile, e intenzionale, di questa cultura del maggioritario. Ne consegue il primato assoluto dei mass media, anzi la riduzione della politica ai mass media (di cui i poteri forti hanno di fatto il monopolio): in una cultura politica del maggioritario e dei media, chi mai potrebbe battere Maria De Filippi, o anche solo la Ferragni?

Ora è giunto il momento di combattere radicalmente questa cialtrona cultura politica del maggioritario, che è contraria in radice alla Costituzione. Solo la proporzionale rende il Parlamento “specchio del paese” e può permettere al conflitto di classe di rappresentarsi nelle istituzioni. Errore imperdonabile dei comunisti è stato non alzare le barricate per la difesa della proporzionale (tanti i seggi, quanti i voti), senza sbarramenti e senza premi di maggioranza. Perché l’art. 48 secondo comma della Costituzione recita “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto”, e il mio voto non è eguale se non può eleggere nessuno per lo sbarramento (ricordo che con la proporzionale La Malfa aveva l’1% dei voti, Pannella qualcosa di meno, DP e il Pdup fra l’1 e il 2%, etc.), e il mio voto non è eguale se il voto di un altro elegge più parlamentari, per magica virtù del premio di maggioranza (o di minoranza che sia). Con la proporzionale Salvini o chi per lui potrebbe arrivare anche al 40% dei voti, ma senza con questo poter sopprimere la democrazia (lui, reso sincero dalla sua stessa ignoranza, ha parlato di “pieni poteri”). 

Dunque la battaglia per la legge elettorale proporzionale è oggi la priorità delle priorità: e proprio questo è il momento, non c’è tempo da perdere.

Si costruisca subito uno schieramento vasto di forze sociali e politiche, di esponenti della società civile che avanzi la richiesta della legge elettorale proporzionale, e che si impegni a votare solo i partiti e i candidati che la sostengono e la sosterranno. Si chieda subito a questo Parlamento, prima della fine della Legislatura, di varare una nuova legge elettorale proporzionale, che tenga conto delle critiche già avanzate dalla Corte al “rosatellum”. Sennò vince Salvini…

 

11/8/2019


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