Il Pd ha un nuovo motto “Noi con Salvini”

Il Pd ha un nuovo motto “Noi con Salvini”

Stefano Galieni*

In questa settimana e nella prossima si giocheranno, a livello nazionale ed europeo, partite determinanti per l’assesto di nuovi equilibri politici. A Strasburgo è in scena il mercato per il rinnovo delle cariche più importanti in parlamento, nella formazione delle Commissioni, per trovare il successore a Mario Draghi alla guida della BCE. Nel parlamento italiano, ormai pronto per le ferie, senza ansia da elezioni ma con la Spada di Damocle della procedura di infrazione si affrontano, insieme a tanti temi due questioni il cui esito avrà un discreto peso per l’immediato futuro. Il calendario della Camera prevede, per questa mattina e per la successiva, la discussione nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Decreto Sicurezza Bis, che dovrebbe andare in aula (da calendario) il 15 luglio per poi passare al Senato dove, per agevolare i tempi, il governo porrà molto probabilmente la fiducia. Dalle dichiarazioni di ieri fatte dal sottosegretario Molteni, che sovente sostituisce Salvini negli incontri fra i ministri dell’interno europei, si cercherà di rendere ancora più duro un decreto di per se fortemente liberticida. Gli elementi peggiorativi riguarderanno certamente il versante immigrazione ma probabilmente anche l’ampliamento degli strumenti per reprimere il dissenso sociale. Ci si dovrebbe aspettare che un’opposizione che, non potendo affrontare da “sinistra” molte questioni sociali per obbedienza ai diktat europei, almeno provi a salvare la faccia rimanendo coerente con l’impegno antirazzista con cui cerca di ricostruirsi una immagine alternativa alla tanto temuta “onda nera” agitata durante la recente campagna elettorale.

Il Partito Democratico ha, a dire il vero, finora partecipato al dibattito parlamentare sul Dl 53 (sicurezza bis) anche con interventi significativi soprattutto da parte dei deputati Fiano e Migliore. Ma oggi che si entra nel vivo e si svolgono audizioni importanti da cui potrebbero emergere anche elementi utili a rallentare l’iter del decreto mettendone anche a rischio la conversione, i parlamentari del Pd sono stati collegati in altra sede, in contemporanea, per sciogliere un altro nodo doloroso. Il loro partito è spaccato rispetto al rifinanziamento delle missioni militari in Libia (l’unica cosa buona fatta dal governo Gentiloni secondo Salvini). Alcuni dichiarano apertamente che voteranno in maniera contraria a quanto invece avevano sostenuto quando erano al governo, altri, come la capogruppo del Pd in Commissione Esteri, Lia Quartapelle, fra le prime firmatarie della mozione con cui si intende prorogare la missione, non intendono modificare la propria posizione, maggioritaria nel partito. Il capogruppo Pd Graziano Delrio proverà oggi a raggiungere una mediazione ma, se si basano su quanto finora appreso si rischia di sfiorare il ridicolo. Il Pd ha presentato una risoluzione con cui si chiede un “uso più oculato” delle motovedette regalate al governo libico, chi si dialettizza con questa posizione arriva a chiedere la chiusura dei centri di internamento in Libia e l’apertura di corridoi umanitari. Difficile che anche queste proposte di fatto irrealizzabili (chi garantisce sulla loro applicazione reale in un paese in guerra?) vengano accettate dai maggiorenti del Pd. La stessa Capogruppo agli Esteri, le cui riflessioni sono intrise di neocolonialismo, parla di immodificabilità degli accordi e della necessità di non lasciare “la Libia da sola”. Nel frattempo l’inquilino del Viminale che ormai ricopre ad interim buona parte degli incarichi di governo, ha incontrato a Milano il premier libico Serraj, ad oggi interlocutore privilegiato ma privo di reali poteri di controllo nel suo paese. Per rincarare la dose è poi utile leggere il quarto  punto del “Manifesto di Calenda” (la modestia è il suo forte) pubblicato oggi su Il Foglio. Difficile trovare distanza fra queste e le affermazioni di Salvini. In sintesi con un colpo solo il Pd sceglie di indebolire la battaglia contro il securitarismo e rafforza il governo con la proroga delle missioni in Libia. È questa l’opposizione? È questa la discontinuità di cui è garante il segretario Nicola Zingaretti? Se è così il governo dormirà per lungo tempo sonni tranquilli, al massimo vedremo qualche encomiabile “anima bella”, rilasciare dichiarazioni e compiere gesti simbolici al prossimo “caso Sea Watch” o al prossimo naufragio.

*Resp. Nazionale Pace, Immigrazione e Movimenti Prc-S.E.

 


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