Ognuno da i numeri alla roulette della Sanità

Ognuno da i numeri alla roulette della Sanità

Rosa Rinaldi*

Franco Cilenti**

Giovedì 14 marzo 2019 ci siamo allarmati leggendo in prima pagina de La Stampa che un cittadino italiano su 2 non riesce a pagarsi farmaci e visite mediche. All’interno, poi, un vero e proprio dossier inquietante che ci parlava di 30 milioni di italiani alla deriva per quanto riguarda l’accesso e la fruibilità del Servizio sanitario. Leggendo meglio, però, ci accorgiamo che l’indagine è stata condotta su un ridottissimo numero di persone esattamente: 1628 persone come campione nazionale, dal Nord al Sud. Siamo passati, quindi, dai 12 milioni di cittadini del rapporto Censis del 2018 ai 30 milioni di quest’anno della Stampa. Ora, se lo scopo del dossier era quello di denunciare le difficoltà degli italiani che ogni giorno si impoveriscono facciamo i complimenti agli autori ma, avvertiti come siamo verso una linea editoriale di La Stampa da sempre sostenitrice dei processi di privatizzazione e di consegna al mercato dei servizi pubblici e dei beni comuni, purtroppo riteniamo di restare confermati nella nostra opinione, ovvero che, a partire dalla titolazione tra lo scandalo e l’allarme, le intenzioni siano, piuttosto, quelle di screditare quanto resiste del Servizio Sanitario Pubblico sempre più attaccato e sempre meno finanziato. Insomma quella di La Stampa ci appare una sentenza di “morte” del Servizio Sanitario Pubblico e Nazionale che non è in grado, a loro giudizio, di assistere i cittadini. Quindi, come accaduto per larga parte dei servizi pubblici e dei beni comuni, si faccia largo al mercato e i diritti diventino merce! Non basta il tentativo di attenuare l’intenzionalità dell’articolo richiamato con un la pubblicazione dell’articolo di Roberto Giovannini, già presidente Istat, che parla esplicitamente, invece, di Diseguaglianze sociali in aumento esponenziale e i problemi reali del Servizio Sanitario Nazionale che vanno affrontati urgentemente ma senza costruire altre forme di welfare mercantili, come quello aziendale. La tendenziosità del “titolone” e dello scandalo, sta nelle conclusioni dove si specifica che per il 27% delle risposte è stato molto difficile o impossibile accedere alle cure dentistiche, per il 18% alle visite specialistiche, per il 12% l’acquisto di farmaci, quindi il curatore dell’indagine è “costretto”, ad affermare che si tratta di percezione dei cittadini e non già di dati oggettivi come ad una lettura superficiale potrebbe apparire. Vogliamo essere chiari,  denunciare il crescente disagio dei cittadini in conseguenza della graduale e silenziosa privatizzazione della sanità pubblica, (assicurazioni, sanità integrativa, convenzioni che si tramutano in veri e propri appalti ai privati, de-finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, operato dai governi negli ultimi dieci anni, autonomia differenziata chiesta egoisticamente dalle Regioni del nord) è lodevole  oltre che un dovere giornalistico, tuttavia i dati di difficile accesso ai servizi e del de-finanziamento del servizio pubblico dovrebbero rappresentare una denuncia di inettitudine per quanto riguarda i governi e non ad essere una occasione ulteriore di ragione per la privatizzazione della sanità. Bisognerebbe, insomma avere il coraggio di scrivere che se il servizio Sanitario Nazionale diventasse privato le cittadine e i cittadini sarebbero privati, innanzitutto del Diritto alla salute previsto dall’articolo 32 della Costituzione! *Segreteria Nazionale PRC resp. Sanità **Rete Sanità del PRC


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