L’integralismo che marcia a Roma è lesivo dei diritti fondamentali delle donne

L’integralismo che marcia a Roma è lesivo dei diritti fondamentali delle donne

di Monica Pasquino -
Formazioni dichiaratamente fasciste e gruppi antiabortisti sono state in piazza domenica 12 maggio per una manifestazione denominata Marcia della Vita. Tra le adesioni spiccano quelle di Forza Nuova, Opus Dei, Militia Christi, Movimento per la Vita e Legionari di Cristo.

L’iniziativa, alla sua terza edizione, ha avuto la benedizione del sindaco Alemanno, che dimostra ancora una volta di non essersi liberato della cultura politica oscurantista e integralista dalla quale proviene. Mentre il candidato del centrosinistra Ignazio Marino dichiara “Non sono alla marcia per la vita perché non voglio strumentalizzare politicamente un’iniziativa giusta”.

I movimenti pro-life sono l’avamposto di ideologie misogine ed eterosessiste, che non contemplano né l’utilizzo della contraccezione responsabile; né la promozione di un’educazione sessuale laica per le nuove generazioni; né la libertà di amare una persona dello stesso stesso. La retorica familistica che portano avanti si rifiuta di guardare ai dati sui femminicidi: la casa, purtroppo, è il luogo più frequente in cui le donne e le bambine subiscono violenze fisiche e psicologiche.

La Marcia per la vita minaccia i diritti fondamentali perché limita la libertà delle donne e mette a rischio la loro salute: gli aborti clandestini sono la causa di morte di moltissime donne, ogni l’anno.
Le leggi proibitive non eliminano il fenomeno dell’interruzione volontaria di gravidanza, alimentano soltanto il mercato degli aborti clandestini, con tutti i rischi che questi comportano per la salute e la vita delle donne interessate.

A rendere, se possibile, ancora più grave la scelta di autorizzare la Marcia è la data in cui si svolge.
Il 12 maggio 1977 a Roma è stata uccisa Giorgiana Masi, 19 anni, durante un corteo che celebrava il terzo anno dalla vittoria nel referendum sul divorzio. Erano scoppiati violenti scontri tra dimostranti e forze dell’ordine – allora il divieto di di manifestare era arrivato dal Ministro dell’Interno Francesco Cossiga. Giorgiana nel tardo pomeriggio cadde sull’asfalto di Ponte Garibaldi, sotto il colpo di un proiettile calibro 22 che le colpì l’addome. La Questura di Roma disse: la polizia non ha sparato.
In un’intervista al Corriere della Sera del 25 gennaio 2007 l’ex Ministro dell’Interno dichiarò di essere una delle cinque persone che sono a conoscenza del nome dell’assassino.

Il 12 maggio 2013 Roma ha ricordato la storia di Giorgiana in corteo. Presente solo un candidato sindaco, Sandro Medici, che dichiara: “Nonostante i divieti il corteo ha raggiunto il luogo dove Giorgiana venne ucciso di maggio, sfilando per le strade del centro. E’ stata una dimostrazione di quella consapevolezza politica che rifiuta ogni forma di discriminazione e rivendica diritti di libertà e di autodeterminazione”.

Dopo 2 giorni di trattativa con la Questura di Roma, i gruppi e le associazioni promotori della giornata del 12 maggio in ricordo di Giorgiana Masi hanno ricevuto il divieto di manifestare, per motivi di ordine pubblico, in vista della concomitante “manifestazione sportiva” (così il Campidoglio ha camuffato la Marcia, nella comunicazione data alla Questura, per ottenere il permesso e avere lungo il percorso solo la presenza della Polizia Municipale), ma cittadine e cittadini, associazioni e comitati sono scesi in piazza ugualmente.

Per Alemanno, come è accaduto altre volte, due cortei, due pesi e due misure.

Prima Alemanno ha applicato a proprio piacimento il Protocollo sui cortei e poi si è indignato per delle contestazioni verbali, provocate dall’esasperazione di una città condotta allo sbando.
“Voi la vita l’avete strozzata, tagliando la sanità della regione Lazio, vi dovete vergognare” urla una donna facendo esplicito riferimento alla Marcia per la vita e a Giorgiana Masi, mentre entra con un gruppo di persone nella sala di un ristorante del centro, dove Renata Polverini, ex presidente della Regione Lazio ora deputata del Pdl, si trovava per una cena politica.

Il video è stato visto da più di cinquantamila persone, ha ricevuto tanti commenti positivi su youtube quanto negativi sui giornali.

Solidarietà all’ex governatrice è arrivata da Alemanno, da Alfano e da esponenti del centrosinistra, tra i quali il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Renata Polverini la cui aggressività è ben nota a Roma – uno per tutti l’episodio “Questa purtroppo è la democrazia e se me volete ascoltare bene senno’ fate come cazzo vi pare a me le zecche come voi non mi fanno paura” – si è a lungo distinta per aver promosso politiche contro l’aborto e i diritti delle donne.
Ora diventa un caso politico una contestazione verbale nei suoi confronti.

da Huffingtonpost.it


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