Libero sparo in libero Stato?

Libero sparo in libero Stato?

di Nando Mainardi -

La visita del Ministro dell’Interno Matteo Salvini all’imprenditore Angelo Peveri, detenuto in carcere a Piacenza, rappresenta l’apice di un’escalation inquietante e preoccupante. Il sostegno da parte degli esponenti delle principali forze politiche nazionali e locali nei confronti di Peveri pare infatti piuttosto significativo: a suo favore – oltre a diversi Sindaci di destra della Val Tidone, a Casa Pound e alla Lega – si sono schierati anche alcuni rappresentanti del Partito Democratico. L’interpretazione decisamente prevalente della vicenda vede l’imprenditore come povera vittima di un sistema giudiziario assurdo e paradossale, che premia i delinquenti e penalizza quei cittadini onesti che hanno la sola colpa di difendersi in una situazione di estremo pericolo, mentre provano a difendere i beni di proprietà conquistati dopo una vita di sacrifici e fatiche.

Il Sindaco di Castel San Giovanni è arrivato a definire Peveri “uno di noi”: ovvero ognuno di noi, posto nella medesima situazione di esasperazione e di pericolo, avrebbe reagito allo stesso modo, ovvero avrebbe sparato alla persona che cercava di derubarla. Insomma: sparare e provare a uccidere, in determinate situazione, è comprensibile, e forse anche giusto.

A nulla è servito l’intervento nei giorni scorsi del procuratore di Piacenza Cappelleri, che ha provato a ricostruire quanto invece emerge dagli atti processuali: l’imprenditore e un suo dipendente prima hanno sparato dalla distanza a tre persone disarmate che stavano cercando di manomettere un escavatore di proprietà dello stesso Peveri, poi – in un secondo momento – hanno immobilizzato, malmenato violentemente e infine sparato a uno dei ladri, mentre giaceva tramortito a terra. Una situazione talmente chiara e evidente che – come ha ricordato lo stesso procuratore – neppure gli avvocati difensori di Peveri hanno invocato nel processo la legittima difesa. Detto questo, mi interessa qui sviluppare, al di là delle sentenze inequivocabili e delle ricostruzioni, una breve riflessione sul processo di totale degradazione che investe il campo della politica, ormai ridotta a sdoganamento e amplificazione delle pulsioni peggiori e più becere, come in un gioco di specchi.

Se provare a uccidere a freddo un ladro di polli suscita consensi e simpatia, allora sparare diventa appunto giusto e sensato. La visita di Salvini è, da questo punto di vista, la ciliegina sulla torta: ovvero la benedizione istituzionale e la legittimazione mascherata della pena di morte fai da te, del principio del libero sparo in libero stato. Per quanto mi riguarda, non provo nessuna simpatia, nessuna empatia, nessuna vicinanza verso Peveri. Non fa parte di nessun “noi” in cui possa riconoscermi. Ritengo però ancora più grave e dannoso lo squallido e disumano tentativo a più voci di trasformare un tentato omicidio in un gesto eroico ed esemplare.

Rifles


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