Berlusconi, chi era costui?

Berlusconi, chi era costui?

di Franco Frediani -
Si sprecano le frasi a effetto, si parla persino di “giustizia a orologeria”. Le truppe di Silvio Berlusconi sono ormai pronte e agguerrite. Non è una sorpresa, anche se rappresenta il “piano b” di una operazione che è partita da lontano, quando lo stesso “B” decise di rituffarsi a capofitto nella corsa politica tanto da cogliere i frutti di una eccezionale rimonta nei consensi che lo hanno poi portato ad impattare un risultato che alla vigilia sembrava impossibile da raggiungere. Sono fatti conosciuti, ma non sono serviti a scongiurare l’epilogo di una vicenda che poteva essere evitata. Impossibile non essere d’accordo con quanto afferma Ezio Mauro, direttore de La Repubblica: “si tratta di una vera e propria operazione culturale”. Il cliché però, è sempre lo stesso, quello di non far avere all’opinione pubblica, la cognizione di quanto accade o è accaduto. Ai più accorti non è certo sfuggito cosa ci sia in realtà dietro a quello che è stato “semplicemente” definito reato di frode: si parla di un sistema architettato per creare fondi neri all’estero. Ma ormai non basta più neppure questa sottolineatura per bilanciare l’offensiva, come dicevamo sopra, già pronta e organizzata per i prossimi giorni, proprio contro le famigerate “toghe rosse”(?). Nel suo blog sull’Espresso, impeccabile, preciso e “vero” come sempre, Alessandro Gilioli ha ricordato a tutti quanto poco “rosso” e quanta assenza di “politicizzazione”, vi siano nella Persona di Alessandra Galli, presidente della Corte d’appello di Milano che ha emesso il verdetto sul boss di Arcore. Ci sono interrogativi che si impongono doverosi, necessari e implacabili. Occorre ricostruire ciò che è accaduto prima della sentenza. La domanda, di manzoniana memoria, è sempre la stessa: “Berlusconi, chi era costui?” Forse in pochi lo hanno veramente compreso e men che meno è stato compreso il meccanismo adottato, che dura da quasi vent’anni. In questo lungo e interminabile lasso di tempo, sono stati commessi due tipi di malefatte: quelle che sono poi ricadute sul paese, attraverso una disfatta economico-sociale che ha spianato la strada a Monti, (reo di aver aggravato una situazione che poteva sicuramente essere almeno ammortizzata), fino a sprofondare nella recessione drammatica che stiamo vivendo oggi. La seconda è rappresentata dal fatto che, il mantenimento del potere, della figura di leader di un intero paese, ha coperto (in modo diretto e indiretto) i reati per i quali lo Stesso è stato più volte rinviato a giudizio. Notare che si parla di uno dei politici al mondo che più di altri ha “frequentato” le Aule giudiziarie del suo paese! Un uomo che sembrava quasi arrivato al crepuscolo, (e lo era!) quando le forze politiche parlamentari, capeggiate da un PD che sarebbe stato, a quel tempo, in grado di staccare la spina a questo mostro dai mille tentacoli, hanno permesso, attraverso il varo del famoso governo di larghe intese capitanato dall’ex rettore della Bocconi, la lenta ripresa seguita dall’accelerata finale in prossimità delle Politiche. Sembra una vera saga… E non è finita! …ma al peggio, come si suol dire, non c’è mai fine. Ecco che siamo all’oggi, al tentativo di contrapporre ad un verdetto incontestabile, l’immagine pubblica di un Berlusconi che si fa passare, come giustamente sottolinea Ezio Mauro, per il “demiurgo del quadro politico attuale”. Qui però occorre marcare dei distinguo. La “sacralizzazione” del ruolo di “B”, oltre che imputabile alla solita quanto ovvia destra, che peraltro recita uno spartito scontato e naturale, non può essere separata dal sorprendente vantaggio che un PD dal fiato corto ha nuovamente concesso con l’apertura di uno spazio inatteso. Sarebbe stata la stessa cosa se coscienziosamente si fosse preso atto di una situazione di ingovernabilità restituendo la parola agli elettori? Ovviamente no! Poteva essere la stessa cosa solo se si lasciava Berlusconi all’opposizione. L’unico modo per far sì che “B” non facesse sfoggio di un abito che può essere malvisto in sede di esecuzione della pena, era proprio quello di non consentirgli né di fare la vittima, “oggetto dei soprusi” da parte di chi avesse governato, né di partecipare ad un percorso politico che si palesa ambiguo, strano, pieno di contraddizioni, ma che comunque gli consente di recitare quel ruolo che ipocritamente sta portando avanti. Si parla di una variante ancora più grave del grande inciucio in atto. Su questo occorre smarcarsi anche rispetto alle valutazioni espresse sopra e sulle quali abbiamo condiviso alcuni punti sostanziali. C’è una vistosa contraddizione quando viene affermato che c’è un tentativo non di spacciare questo governo come governo di necessità. Non è così, anzi, è la motivazione che viene portata avanti per giustificare qualcosa di assolutamente irricevibile! Siamo solo d’accordo sul fatto che si tratti di “unione contraddittoria” e “che serve a garantire una sorta di statuto speciale” per un Caimano “che vuole ricavarne uno stato privilegiato che vuole rendere irrilevante davanti all’opinione pubblica il pronunciamento giudiziario”. Ma non possiamo sottacere sul fatto che, la nascita di questo “statuto speciale”, sia il frutto condiviso di un percorso preciso che ha trovato ancora una volta nel Partito Democratico un soggetto disponibile a mutare indirizzi e prospettive politiche precedentemente annunciate. Se davanti all’opinione pubblica il pronunciamento giudiziario sembrerà irrilevante, bé, smettiamo di fare gli ipocriti e denunciamo con forza l’ennesimo episodio di ambigua commistione.


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