Una via per Alessandro Leogrande

Una via per Alessandro Leogrande

Stefano Galieni -

Dopo Tirana anche Taranto avrà una via importante dedicata ad Alessandro Leogrande. Per chi, come chi scrive, non ha avuto il privilegio di conoscere questo “compagno” nel senso letterale del termine, che ci ha lasciato a soli 40 anni dopo aver scritto testi come “La Frontiera” o “Uomini e caporali”, la notizia rischia di passare inosservata. E invece va rilanciata, come simbolo significativo di un paese che non si è mai arreso alla logica di un paese egoista, chiuso nel pensiero unico, imbrigliato da sovranisti di diversa fattura. Giancarlo De Cataldo, Mario Desiati, gli storici Roberto Nistri e Salvatore Romeo, i librai e responsabili del Presidio del libro di Taranto, Giulia Galli e Tonino De Giorgi, la docente Loredana Flore, la storica dell’arte Stefania Castellana (nostra dirigente) e quella del critico Christian Caliandro hanno, insieme a tanti altri ed altre firmato un appello affinché anche Taranto riconoscesse il valore profondo di uno dei suoi più fecondi intellettuali. Ho avuto l’onore di averlo come amico e compagno di lotta, ho incontrato sua madre durante una nostra festa a Taranto nei giorni scorsi, e in quell’occasione ho avuto modo di sapere che contemporaneamente la triste periferia bolognese veniva abbellita, grazie al talento artistico di Nicola Zamboni di una installazione a lui dedicata. Perché accanto ad un paese che preferisce crollare nella distruzione della propria memoria ce ne è un altro, non meno significativo, che comincia a riconoscere l’importanza etica, giornalistica, umana e politica di persone splendide come Alessandro, che hanno sempre avuto il coraggio di schierarsi. Spesso in direzione ostinata e contraria, spesso ai margini del mondo mainstream, sovente fuori dal chiacchiericcio di chi non è più in grado di guardare neanche la realtà che gli sta attorno. Alessandro Leogrande, come tante e tanti, molti viventi, alcune/i che ci hanno comunque prematuramente lasciato, questo coraggio e questa dimensione rivolta ad un futuro con meno muri e più ponti lo hanno sempre rivendicato come elemento basilare del proprio pensiero. E per chi ha la memoria corta è utile ricordare come la curiosità di Alessandro Leogrande si spostata spesso su mondi diversi, dal calcio alle dittature latinoamericane, dalla ricerca sul campo alla denuncia verso un modello di sviluppo fallimentare. A fine novembre ricorderemo l’anniversario della sua improvvisa e inaspettata morte, oggi e nel futuro, non dimentichiamo quanto ci ha insegnato. Se siamo migliori, se non siamo ottenebrati dalla velenosa retorica salviniana / minnitiana, lo dobbiamo anche e molto a grandi compagni come lui. Grazie Alessandro


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