Per il pane e per la pace

Per il pane e per la pace

Aldo Capitini scriveva che fu proprio nel momento di massima popolarità del fascismo che nacquero i germi di quella rivolta civile che avrebbe preso le forme della Resistenza e della lotta di liberazione; mentre il regime sfilava trionfante tra promesse imperiali e la società appariva inerte rispetto alla barbarie delle leggi razziali, proprio allora tra le nuove generazioni, soprattutto tra i giovanissimi, covava l’insofferenza e il malessere per quel conformismo asfissiante.
Una politica attenta ha il compito, anche nella situazione di massima crisi, di tenere alto il livello di attenzione verso ciò che nella società si muove, sempre; per esempio può succedere che, in un Paese che pare piegato sulla propria pancia, curvo sotto il peso di un’aria di intolleranza pesante e asfittica, si manifestino segnali di controtendenza, si riempiano le piazze e arrivi, di tanto in tanto, qualche ventata di aria fresca. Da questo punto di vista andrebbe indagata con la massima attenzione, nell’insieme di mobilitazioni segnate da una preoccupante dose di parzialità ed insufficienza le mobilitazioni che ormai da tempo vedono protagonista la capitale economica del nostro Paese. Milano è l’unico caso in Italia dove, almeno a partire dal 20 maggio dello scorso anno, sui temi dell’antirazzismo, dell’opposizione alle politiche securitarie si sia vista una mobilitazione larga, popolare e civile, che superasse gli steccati non solo delle singole organizzazioni, ma anche delle microaree in cui spesso queste articolano la propria proposta politica e, soprattutto, queste mobilitazioni si sono articolate con numeri importanti.

Una sinistra che intenda ripartire dalle piazze e dai movimenti non può non cogliere la potenzialità di ciò che sta avvenendo, pena la propria reclusione in un perenne stato di minorità.
Domenica prossima avrà luogo la Marcia della Pace Perugia-Assisi, un appuntamento che, nel deserto complessivo di mobilitazioni autunnali, sarà un importante momento di incontro per quanti vivono con profonda insofferenza la regressione fascistoide che il governo gialloverde sta imponendo a suon di propaganda e di provvedimenti repressivi al nostro Paese; sono convinto che la partecipazione sarà ben al di sopra delle più rosee aspettative, perché sono tanti i mondi, dal sindacato all’associazionismo, dal volontariato sociale al cattolicesimo di base, che stanno scaldando i motori per questo importante e storico appuntamento.
Sarebbe stato importante e auspicabile che le sinistre, nel pieno rispetto dello spirito della Marcia, si fossero date almeno il proposito di offrire, su un tema fondamentale e dirimente come la pace, un punto di vista unitario che raccogliesse almeno i fondamentali.
L’unità, in un paese in cui viene messo agli arresti domiciliari un sindaco come Domenico Lucano “colpevole” di aver condotto un esperimento di avanguardia a livello internazionale sul terreno dell’accoglienza e dell’integrazione, salvando il proprio comune, Riace, dallo spopolamento e dal deserto sociale, non è un vezzo né un’architettura politicista, ma una necessità non più rinviabile, perché se volessimo misurarci sul quando dovesse essere troppo tardi dovremmo ammettere impietosamente che è tardi da un pezzo.
Oggi in Italia manca l’opposizione perché manca la sinistra e il tema della pace non fa eccezione, c’è dunque bisogno oggi più di ieri della costruzione di un polo della sinistra che sia alternativo a tutti gli schieramenti in campo; la forza dell’antagonismo non può esistere a lungo se resta una forza minoritaria: noi dobbiamo scegliere l’antagonismo, dunque una vocazione maggioritaria, del resto oggi la sinistra non ha de perdere in Italia che le sue catene.
Riprendiamo il cammino, mettiamoci in Marcia!

Oscar Monaco, segretario provinciale di Rifondazione comunista-Sinistra Europea di Perugia


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