Sul Russiagate all’italiana

Sul Russiagate all’italiana

di Alessandro Pacini

Sta suscitando un caso nazionale la notizia della scoperta di 1500 tweet, con contenuti populisti vicini alle tesi di Lega e 5 Stelle, prodotti e rilanciati dalla società russa Internet Research Agency. E’ forse una delle prime incursioni documentate del caso Russiagate in lingua italiana.

I fatti in breve ci dicono che una indagine del sito statunitense Five Thrty Eight ha portato alla luce un database di 3 milioni di cinguettii provenienti da 3 mila profili legati alla agenzia russa e, sorpresa, 1500 di questi si esprimono in lingua italiana e su temi cari al populismo dello stivale.
Se vi volete divertire qui trovate il ricco database di tweet:

https://github.com/fivethirtyeight/russian-troll-tweets/

Se la cosa scandalizza la maggior parte dei lettori, non stupisce più di tanto gli addetti ai lavori e chi ha avuto a che fare in questo ultimo, intenso, lustro tra le maglie della rete globale; soprattutto sotto i periodi elettorali. E’ un fatto risaputo che Twitter, Facebook e i social network in generale sono terreno di intervento da parte di agenzie che manovrano a pagamento milioni di profili falsi per influenzare questa o quella missione. Sono stati protagonisti nell’ultima campagna elettorale in Usa, nel referendum sulla Brexit, in quello sulla indipendenza della Catalogna, in Italia sul referendum Costituzionale, in Sud America in campagne umanitarie a favore della Amazzonia; ad essere scandalizzati semmai siamo noi quando leggiamo di parlamentari del Pd preoccupati da queste notizie…

Ne abbiamo parlato nella 3 giorni su Marx organizzata da Rifondazione a Spoleto, lo scorso Maggio, in una partecipata conferenza dal nome Social Media Intelligence. I profili falsi (i troll in italia, bots o robot oltralpe), sono solo una appendice, se volete il braccio armato, di un mondo molto più complesso fatto di analisi di dati ed interpretazione delle tendenze nella rete, non certo un campione esaustivo della società, ma sicuramente un ottimo indicatore delle tendenze sociali e di opinione. Siamo nel vasto e rumoroso mondo dei Big Data, dove chi spende fiumi di inchiostro sulla legittimità o meno dei profili falsi fa la figura di chi guarda il dito mentre gli si indica la luna.

Lascio da un lato la questione politica e geopolitica tra Russia, Lega, Trump (e chi più ne ha più ne  metta), altrettanto appassionante ma diversa rispetto all’indirizzo che vorrei seguire ed al dibattito che vorrei incoraggiare (rimando anche l’aspetto tecnico del funzionamento dell’esercito di troll nella rete ad un articolo, magari sempre qui, più dettagliato).

 

L’Agenda Setting, una delle più discusse teorie tra pubblico e mass media del ’900 sostiene in estrema sintesi che i media in generale non ci dicono che cosa pensare, ma possono dirci intorno a cosa pensare; vale a dire che, sia che si parli di lottizzazione Rai da manuale Cencelli, che di fake news su Facebook, il campo di battaglia è sempre quello dell’egemonia sul senso e sulla rappresentazione della realtà. In questo campo di battaglia si scontrano forze e sforzi economici, discipline umanistiche e psicologiche e, non ultime, le vecchie e nuove ideologie politiche. A cambiare sono naturalmente le tecnologie che vengono utilizzate, le quali portano con loro un modo nuovo di comunicare e di veicolare i messaggi, ed è qui che si presenta a mio avviso la vera sfida del XXI secolo per le forze di alternativa.

La nostra epoca, che ci piaccia o no, è fatta di moltiplicazione delle identità e di esplosione dei centri di informazione, una ondata talmente grande da mettere in discussione il concetto stesso di verità; chi controllerà al meglio questi processi, controllerà la vera fonte economica del futuro: l’informazione è il petrolio del nostro tempo.

Studiare questi fenomeni e costruire strumenti adatti alla analisi, vuol dire accettare l’eterna sfida contro il capitale globale, che prima di noi ha capito i concetti di smaterializzazione e moltiplicazione, che ha saputo passare dall’acciaio al bit mentre noi ancora ragionavamo sulle forme da darci.

 

Oltre il dibattito sui troll il mio invito è quello di renderci disponibili ad una riflessione su cosa deve fare una organizzazione politica una volta comprese le mutate forme dello scontro. Sempre a Spoleto avevamo con concretezza affrontato la necessità di aprire una fase di sperimentazione per creare software proprietari, capaci di intercettare contenuti nella rete e di analizzarli con l’aiuto, fortunatamente ancora indispensabile, della nostra sensibilità politica e sociale.

 

Siamo in un momento, non solo in Italia, nel quale ancora non si è capito la convenienza di costruire software di raccolta e semina dati piuttosto che affittarli a multinazionali al soldo del miglior offerente (un milione di sterline al mese mi sembra fosse il prezzo della agenzia Messina a Mr Cameroon per il referendum sulla Brexit). Chi lo ha capito oggi gode di un capitale fatto di informazione nella rete per interpretare le tendenze a corto e medio termine e quindi intervenire (per non parlare del reddito che potrebbe produrre il possedere strumenti di analisi per finanziare il Partito).

 

Da Maggio ad oggi abbiamo fatto alcuni passi avanti, trovato alcuni finanziamenti e soggetti che spero possano aprire una prima fase di sperimentazione. L’obiettivo che ci siamo dati con alcuni compagni di buona volontà è quello di costruire software proprietari sulla base di quello che abbiamo visto e studiato in giro per il mondo e nelle università. Non vogliamo andare alla guerra disarmati.

Spero che questo breve intervento, scritto rubando qualche minuto al lavoro e qualcun altro alla famiglia, possa essere da stimolo per continuare la nostra riflessione e magari intercettare qualche “smanettone” (lo sappiamo che ci siete, fatevi vedere). Vorrebbe anzi essere un appello a studenti di informatica e di ingegneria, a tecnici della rete, sociologi, antropologi e psicologi: servono queste ed altre competenze per costruire la prima hub di analisi dati per il socialismo del XXI secolo.

La parola d’ordine come sempre è la stessa: proletari di tutto il mondo unitevi, ma da oggi sappiate che, se la vostra essenza si esprime attraverso multiple identità digitali, non solo non  fate peccato, ma vi state munendo delle giuste armi.

 

Buona navigazione a tutt*!


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