Il blocco dei camionisti è  conseguenza del malgoverno

Il blocco dei camionisti è conseguenza del malgoverno

a cura di Teresa Isenburg

Da una settimana è in corso in Brasile uno sciopero dei camionisti che blocca il paese intero. Motivo della manifestazione è il prezzo in continuo aumento dei derivati del petrolio: benzina, diesel, gas domestico. Per capire le cause di questa situazione si traducono alcuni articoli che permettono di contestualizzare gli accadimenti. Il paese è fermo, i rifornimenti drasticamente ridotti e le attività di tutti i tipi soprattutto nelle grandi città sospese. Coloro che occupano illegalmente il potere sembrano non avere idea alcuna su come affrontare la situazione. In modo codardo “autorizzano” le forze armate a svolgere funzioni di polizia. Ma il calendario non porta più la data del 1964. A partire dal 30 maggio, per tre giorni, inizia uno sciopero di avvertimento dei lavoratori del petrolio con il loro potente sindacato fup .

Obiettivo economico primario del colpo di Stato neoliberista dell’agosto 2016 era la privatizzazione e vendita sul mercato internazionale della filiera petrolifera organizzata attorno alla Petrobras; buona parte dell’Operaione Lava Jato aveva questa finalità, criminalizzando non solo i singoli corrotti, ma l’intero complesso produttivo più importante del paese. Stesso destino ha colpito altri grandi gruppi, oggi distrutti e quindi vendibili a basso prezzo a potenti multinazionali. Tale obiettivo era ed è completato dalla distruzione dello stato sociale e dalla espulsione dalla vita politica dei partiti popolari, n primo luogo il PT/Partito dei lavoratori e del leader nazionale Luiz Inácio Lula da Silva  condannato senza prove,  incarcerato per farlo tacere, eppure in crescita costante di consenso.

Gli articoli tradotti raccontano questa storia nelle parole della economista Leda Paulani, in una nota del PCdB/Partito comunista del Brasile, molto attento alla elaborazione di un progetto nazionale ed infine nelle parole del sindacalista della fup.T.I.

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Irresponsabile agganciare il paese al prezzo internazionale del petrolio

Intervista all’economista Leda Paulani della usp/Università di San Paolo

di Guilherme Henrique e Mauro Ramos per la rivista on line  Brasil de Fato
 
Brasil de Fato/BdF: Una delle cause della crisi è il fatto che Pedro Parente (presidente della Peatrobras insediato dal governo Temer nel 2016 ) ha agganciato il mercato nazionale al mercato internazionale.
Leda Paulani/LP: Prima bisogna parlare di un’altra cosa. Il Brasile aveva e ha una capacità di raffinazione importante che è inattiva, perché la politica di questo governo per la Petrobras è che il Brasile esporti (questo è quello che il governo e i grandi blocchi che ruotano attorno al petrolio vogliono) greggio e importi prodotti finali, cioè disel, nafta e benzina. Se importi queste cose, naturalmente, necessariamente, il prezzo risulta agganciato al prezzo internazionale, perché sono merci, commodities. Quindi la Petrobras per potere distribuire benzina deve comprarla fuori dal paese, il prezzo rimane agganciato a quello internazionale. Non si può separare una cosa dall’altra.
Quello che è sbagliato, quindi è l’avere cambiato politica, fare sì che il Brasile produca solo petolio grezzo. Stiamo arretrando in diverse aree nel settore industriale. Stiamo arretrando e collocando un settore strategico per il paese totalmente nelle mani del mercato.
Se si ha capacità interna di raffinazione, c’è un minimo di garanzia, di materasso di sicurezza per mitigare queste oscillazioni così forti tipiche delle commodities. Dato che ci sono turbolenze geopolitiche ed economiche  molto forti fuori dal paese è naturale che i prezzi oscillino.
Ora mettere 200 milioni di persone alle dipendenze di due o tre prezzi che non sono determinati dalla nostra economia, ma internazionalmente, è irresponsabile.
BdF: La grande stampa dice che questa crisi dipende dalla “inefficienza” della Petrobras. I movimenti popolari e l’opposizione al governo dicono invece  che questa è una crisi costruita. Non è inefficienza, ma una gestione che punta allo smantellamento e alla privatizzazione della Petrobras. Si può dire così?
LP: Si può dire, anche senza bisogno di questi momento di sciopero. Anche nella Operazione Lava Jato (grande operazione giudiziaria in corso da quattro anni  a partire proprio dallo scadalo Petrobras)  oggi diventano sempre più chiari i collegamenti con interessi esterni al paese ed è evidente che nel tempo medio si pretende privatizzare la Petrobras. Quindi quanto più essa è svalorizzata, meglio, no? Questo bene diventerà di costo molto basso e al momento della vendita varrà molto meno, fortuna per chi compra … È un bene di grande valore dal punto di vista reale, indipendentemente dal prezzo che raggiunga, in ogni momento della congiuntura. 

BdF: Quindi la Lava Jato ha distrutto il valore di mercato della Petrobras con tutto quello che è successo…

LP: Con la motivazione  di punire la corruzione, è stata distrutta la principale impresa del Brasile. Tutti sanno che la Petrobras è responsabile del 10% degli investimenti del paese, per le sue dimensioni, per le grandi strutture che mobilita nelle sue operazioni e ancor più per la scoperta del pré-sal. E se tu bastoni su tutto questo con l’alibi di ridurre la corruzione ( e ovviamente nessuno sano di mente è a favore della corruzione), però non c’è bisogno di distruggere una industria così importante per combattere la corruzione. Inoltre se la Lava Jato fosse di fatto solo una operazione contro la corruzione, ci sono meccanismi per preservare l’istituzione. Si puniscono le persone fisiche che hanno colpe e preservi l’istituzione. Non è quello che è stato fatto in Brasile.

BdF: Reporter Brasil ha pubblicato una inchiesta sulle riunioni, le lobby che  i grandi gruppi petroliferi hanno fatto con l’esecutivo, con Temer e il Ministero delle miniere e dell’industria;  ed è in atto una appropriazione del pré-sal e di altre parti della Petrobras, contemporaneamente a un discorso sulla inefficienza. Quali rischi ci sono  per la popolazione in generale con l’avanzata delle privatizzazioni?

LP: Dal momento che il combustibile è un fattore strategico in qualsiasi economia, come si vede adesso, non appena c’è un problema nella distribuzione il paese si ferma in tre giorni. Quindi avere una impresa statale potente e che abbia un minimo controllo, oltre alle agenzie  di regolazione, è un elemento a cui nessun paese serio del mondo può rinunciare. Così come la banca pubblica.

Queste sono cose sulle quali la società come un tutto, attraverso lo Stato, attraverso imprese statali, deve avere un minimo controllo per non rimanere prigioniera di quello che succede nel mercato. Quindi un minimo di salvaguardie perché un paese intero non rimanga prigioniero di questa cosa aleatoria che è il mercato, è qualche cosa che tutti dovrebbero appoggiare. Chi ha un minimo di amore per il paese, deve salvaguardare, preservare gli strumenti che permettono di comandare meglio il paese per non causare tanto trambusto.

Per quanto riguarda i combustibili ciò che si delinea a medio termine è una continuità di aumento dei prezzi. Perché c’è una questione geopolitica molto intricata.

BdF: Per quanto riguarda lo sciopero, quello che i camionisti chiedevano fin dall’inizio era che cambiasse la politica, che cambiasse la politica di allineamenti immediati, che la Petrobras sta facendo, del prezzo del combustibile al prezzo internazionale. Chiedevano un minimo di stabilità, cosa correttissima.

LP: Solo che dubito che Pedro Parente farà questo cambiamento, la sua visione è che il mercato deve comandare. Credo che questo sciopero è ben lungi da una soluzione. In ogni modo rinunciare ad una impresa statale sulla quale si ha il controllo e che  proprio nei momenti di prezzi internazionali alti, anche se si è ad essi agganciati, è una materasso interno, una salvaguardia per contenere gli effetti  di questi problemi  all’interno del paese, è uno spreco. La Petrobras è un gioiello che tutti vogliono, e il governo brasiliano la dà su un vassoio al primo che passa.

BdF: Per quanto riguarda le misure che il governo sta presentando per uscire dalla crisi,  forse la principale è quella di azzerare le imposte federali sui combustibili. Questo può avere qualche effetto reale su questa crisi? Può portare altre esternalità sull’economia del Brasile in generale?

LP: Porterebbe una riduzione del prezzo del combustibile, ma la richiesta è un cambiamento nella politica del prezzi. Inoltre ancora una volta si toglierebbero risorse che finanziano politiche sociali.

La questione principale che ho capito è che soprattutto gli autonomi vogliono uscire da questa altalena. Per esempio concordano un carico da San Paolo a Natal e riscuotono un tot per il combustibile e quando fanno il pieno per tornare indietro devono pagare il 50% in più. Quindi vogliono cambiare la politica dei prezzi della Petrobras, ma credo difficile che questo governo  cederà, quindi rimarrà una tensione per molto tempo. E solo togliere il tributo porta conseguenze che forse non compensano.

(Fonte: Brasil de Fato, 26 maggio 2018)

 

Nota del PCdB/Partido comunista do Brasil sul blocco dei camionisti e il prezzo dei combustibili

L’aggravarsi della crisi politica, economica e sociale che vive il Brasile è diretta conseguenza delle misure perverse incentivate dal governo illegittimo di Michel Temer (mdb/Movimento democratico brasiliano) e appoggiato dal consorzio golpista. I due anni di governo dell’attuale mandatario hanno portato il paese alla deriva e sull’orlo di un collasso di gravi conseguenze.

Il balzo del prezzo dei combustibili è il più recente capitolo dei disastri delle misure ultraliberiste. La “equipe economica dei sogni” del mercato, ha spinto i brasiliani a vivere un prolungato incubo. Dalla instaurazione dell’infausta “nuova politica dei prezzi della Petrobras”, in vigore dall’ottobre 2016, il prezzo del disel è stato riallineato 121 volte. L’aumento del prezzo riguarda anche la benzina e il gas da cucina. A maggio 2016 la bombola del gas di 13 kg era commercializzata in media a R$ 50,00, oggi supera i R$ 70,00 e in alcune città supera i 100 R$.  Le conseguenze sono tragiche e chi ne paga il prezzo sono i più poveri. Nel giro di due anni, secondo dati dell’ibge/Istituto brasiliano di geografia e statistica, oltre 1,2 milioni di famiglie sono passate ad utilizzare legna per cucinare. L’attuale politica dei prezzi instaurata dalla direzione della Petrobras  mette il paese alla mercé degli interessi dei grandi azionisti privati.

Oltre ad avere rinunciato al controllo del prezzo dei combustibili, il governo Temer e la gestione di Pedro Parente hanno indebolito la Petrobras aumentando la dipendenza del Brasile dalle importazioni di derivati del petrolio e riducendo la produzione delle raffinerie nazionali. Il Brasile ha una grande capacità di produzione di petrolio, ma la criminale politica di Temer e Parente ha provocato un aumento dell’esportazione di greggio e l’incremento dell’importazione di derivati.

Lo sciopero dei camionisti contro i prezzi esorbitanti dei combustibili esprime una rivendicazione giusta e incontra l’appoggio popolare. La logica fiscalista dell’attuale governo deve essere sconfitta  a favore di una soluzione politica e immediata delle richieste.

Il PCdB chiede alla propria militanza di essere vigile e di mobilitarsi. In questo momento è irrinunciabile la costruzione di dialoghi fra le centrali sindacali, i sindacati dei camionisti  e il Fronte Brasile Popolare e io Fronte Popolo senza Paura al fine di trovare soluzioni sul terreno della mobilitazione popolare e della democrazia politica.

Senza presentare misure effettive per rispondere alle rivendicazioni e risolvere la crisi, il governo ricorre una volta ancora all’uso della forza,in specifico alle forze armate, che in questo modo hanno il loro ruolo deformato e umiliato. Questo può aggravare il problema invece di risolverlo.

Difendiamo la revoca dell’attuale politica dei prezzo della Petrobras, la dimissione immediata di Pedro Parente dalla presidenza della statale e la fine della consegna del pré-sal alle multinazionali. Difendiamo anche la ripresa degli investimenti nel settore del petrolio e del gas e  in particolare l’ampliamento della capacità di raffinazione dei derivati.

Allo stesso tempo riaffermiamo che l’uscita dalla crisi attuale del Brasile passa dal rafforzamento della democrazia con la garanzia della realizzazione di elezioni libere e democratiche, in cui il popolo possa apertamente scegliere fra i candidati e i programmi presentati.

25 maggio 2018

Luciana Santos, presidente nazionale do PCdoB.

Manuela d’Ávila, pre-candidata alla presidenza della Repubblica per il PCdoB.

(Fonte:  Portal PCdoB)

 

La delega autoritaria

MichelTemer ha firmato il 25 maggio 2018 il decreto di Garanzia della legge e dell’ordine che autorizza le forze armate a fare il lavoro di polizia fino al 4 giugno  per disperdere le manifestazioni dei camionisti che bloccano le strade di tutto il paese. È autorizzato l’arresto di  camionisti e la requisizione i camion in  caso di resistenza all’ordine.

L’Associazione brasiliana dei camionisti (abcam) ha divulgato una nota che orienta i camionisti a rimuovere i blocchi sulle strade, ma indica che lo sciopero continua. “Bisogna ricordare che abcam continua a non sottoscrivere nessun accordo con il governo e conferma la richiesta di togliere pis/Cofins (tasse indirette sui combustibili) dal disel”, segue il testo firmato dal presidente dell’associazione José da Fonseca Lopes. “È deplorevole che dopo tanto ritardo Temer abbia preferito minacciare i camionisti con l’uso delle forze di sicurezza invece di accogliere le necessità della categoria”.

L’azione delle forze armate contro gli scioperanti è “legittimata” da una ingiunzione concessa sempre venerdì 25 maggio dal ministro Alexandre de Moraes del stf/Supremo tribunale federale che determina la reintegrazione del possesso di tutte le strade federali del paese. L’ingiunzione è stata sollecitata dalla presidenza della Repubblica.

“L’uso abusivo del diritto di sciopero, riunione e libertà di manifestazione non risulta ragionevole quando provoca pregiudizio di grande ampiezza”, argomenta il governo nella sua richiesta.

Nel testo il ministro Moraes ha deciso anche che i camionisti che non liberano le strade saranno multati per R$ 10.000 al giorno.  Inoltre il ministro ha utilizzato come esempio un commento della Corte suprema degli Stati Uniti.

(Fonte: Brasil de Fato 25 maggio 2018, edizione di Diego Sartorato)
 
Lavoratori del  petrolio: sciopero per una nuova politica dei combustibili

di  Railídia Carvalho

Lo sciopero di avvertimento di tre giorni approvato dai lavoratori del petrolio che avrà luogo in tutto il paese mercoledì 30 maggio aumenta la pressione sul presidente della Petrobras Pedro Parente, Noto come ministro del blackout del governo di Fernando Henrique Cardoso (causato da lunghi anni di mancati investimenti da luglio 2001 a febbraio 2002) , Parente ha contro di sé il logoramento dello sciopero di una settimana dei camionisti autonomi e molte richieste di parlamentari dell’opposizione e di alleati del governo perché venga licenziato.
Denunciare gli aumenti successivi nel prezzo di diesel, benzina e gas da cucina è uno degli obiettivi dello sciopero, ma anche rivendicare l’uscita di Parente dalla presidenza della Petrobras. In preparazione dello sciopero i lavoratori realizzano lunedì 28 maggio manifestazioni in  unità della Petrobras, fra cui in diverse raffinerie che verranno messe in vendita. 

Simão Zanardi Filho, presidente del sindacato dei lavoratori del petrolio di Caxias/RJ e direttore della Federação Única dos Petroleiros (FUP)/Federazione unica dei lavoratori del petrolio ha ricordato che la politica praticata dalla Patrobras da quando Parente ha assunto la carica nel 2016 ha danneggiato il consumatore ed è ora giunta a un punto insostenibile. “In questo momento la politica di dismissione e privatizzazione della Petrobras sta distruggendo la maggiore industria brasiliana. Essa è strategica per lo sviluppo del paese. Un’ impresa di petrolio garantisce la sovranità strategica. Ma quello che si verifica è una politica di allineamento di prezzi molto nociva, oltre ad una politica interna che svaluta gli attivi.  Ci sono state molte dismissioni nel settore del petrolio che ha nella sua filiera produttiva industrie metallurgiche, navali ed altre. Esse sono state disattivate perché Parente ha optato di costruire piattaforme per la Petrobras altrove creando posti di lavoro a Singapore, in Cina e Corea”.
La politica portata avanti da Pedro Parente ha lasciato la Petrobras  prigioniera del prezzo del petrolio e del mancato rifornimento. “Ho petrolio, ho raffineria e distribuzione, cioè ho la filiera del petrolio. Secondo il piano di Parente la Petrobras vuole uscire dalla filiera per essere solo una industria di estrazione del petrolio e smettere di essere una industria integrata. Tutte le grandi industrie del petrolio del mondo sono integrate, hanno estrazione, raffinazione e petrolchimica. E dal momento che abbiamo molto gas si può anche generare energia elettrica. Il piano di Parente e dell’attuale governo è di finire con tutti ciò”.

Lo sciopero di avvertimento dei lavoratori del petrolio è per chiarire alla società e alla Petrobras che è necessario abbassare il prezzo della benzina, del diesel e del gas da cucina. “Per questo bisogna aumentare la produzione nella raffineria e diminuire le importazioni. E per questo dobbiamo separare il prezzo dal mercato internazionale e allinearlo al prezzo del costo di produzione. La politica di Parente ha lasciato il paese in una situazione di aumento del prezzo del combustibile ogni volta che sale il barile. Oggi è a 70 dollari e c’è una situazione di convulsione sociale in Brasile, immaginiamoci se il petrolio arriverà a 100 dollari”, ha concluso Simão.

I lavoratori del petrolio iniziano lo sciopero di avvertimento a mezzanotte di mercoledì 30 maggio. Dal 1° al 12 giugno ci saranno riunioni per discutere la situazione e il 12 una riunione per valutare la possibilità di decidere oppure no uno sciopero generale.

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(Fonte: Portal Vermelho, 28 maggio 2018. Traduzione di Teresa Isenburg. Precedenti articoli a partire da marzo 2016, inizio del golpe attivo con il sequestro di Lula, su www.rifondazione.it e su www.latinoamerica-online.it. È disponibile il  sito https://comitelulalivre.org/  Comitê de Solidariedade Internacional  em Defesa de Lula e da Democracia no Brasil in diverse lingue per informazioni, invio di messaggi, sottoscrizione di appelli).

Il blocco dei camionisti è conseguenza del malgoverno

Da una settimana è in corso in Brasile uno sciopero dei camionisti che blocca il paese intero. Motivo della manifestazione è il prezzo in continuo aumento dei derivati del petrolio: benzina, diesel, gas domestico. Per capire le cause di questa situazione si traducono alcuni articoli che permettono di contestualizzare gli accadimenti. Il paese è fermo, i rifornimenti drasticamente ridotti e le attività di tutti i tipi soprattutto nelle grandi città sospese. Coloro che occupano illegalmente il potere sembrano non avere idea alcuna su come affrontare la situazione. In modo codardo “autorizzano” le forze armate a svolgere funzioni di polizia. Ma il calendario non porta più la data del 1964. A partire dal 30 maggio, per tre giorni, inizia uno sciopero di avvertimento dei lavoratori del petrolio con il loro potente sindacato fup .

Obiettivo economico primario del colpo di Stato neoliberista dell’agosto 2016 era la privatizzazione e vendita sul mercato internazionale della filiera petrolifera organizzata attorno alla Petrobras; buona parte dell’Operaione Lava Jato aveva questa finalità, criminalizzando non solo i singoli corrotti, ma l’intero complesso produttivo più importante del paese. Stesso destino ha colpito altri grandi gruppi, oggi distrutti e quindi vendibili a basso prezzo a potenti multinazionali. Tale obiettivo era ed è completato dalla distruzione dello stato sociale e dalla espulsione dalla vita politica dei partiti popolari, n primo luogo il PT/Partito dei lavoratori e del leader nazionale Luiz Inácio Lula da Silva condannato senza prove, incarcerato per farlo tacere, eppure in crescita costante di consenso.

Gli articoli tradotti raccontano questa storia nelle parole della economista Leda Paulani, in una nota del PCdB/Partito comunista del Brasile, molto attento alla elaborazione di un progetto nazionale ed infine nelle parole del sindacalista della fup.T.I.

Irresponsabile agganciare il paese al prezzo internazionale del petrolio

Intervista all’economista Leda Paulani della usp/Università di San Paolo

di Guilherme Henrique e Mauro Ramos per la rivista on line Brasil de Fato

Brasil de Fato/BdF: Una delle cause della crisi è il fatto che Pedro Parente (presidente della Peatrobras insediato dal governo Temer nel 2016 ) ha agganciato il mercato nazionale al mercato internazionale.

Leda Paulani/LP: Prima bisogna parlare di un’altra cosa. Il Brasile aveva e ha una capacità di raffinazione importante che è inattiva, perché la politica di questo governo per la Petrobras è che il Brasile esporti (questo è quello che il governo e i grandi blocchi che ruotano attorno al petrolio vogliono) greggio e importi prodotti finali, cioè disel, nafta e benzina. Se importi queste cose, naturalmente, necessariamente, il prezzo risulta agganciato al prezzo internazionale, perché sono merci, commodities. Quindi la Petrobras per potere distribuire benzina deve comprarla fuori dal paese, il prezzo rimane agganciato a quello internazionale. Non si può separare una cosa dall’altra.

Quello che è sbagliato, quindi è l’avere cambiato politica, fare sì che il Brasile produca solo petolio grezzo. Stiamo arretrando in diverse aree nel settore industriale. Stiamo arretrando e collocando un settore strategico per il paese totalmente nelle mani del mercato.

Se si ha capacità interna di raffinazione, c’è un minimo di garanzia, di materasso di sicurezza per mitigare queste oscillazioni così forti tipiche delle commodities. Dato che ci sono turbolenze geopolitiche ed economiche molto forti fuori dal paese è naturale che i prezzi oscillino.

Ora mettere 200 milioni di persone alle dipendenze di due o tre prezzi che non sono determinati dalla nostra economia, ma internazionalmente, è irresponsabile.

BdF: La grande stampa dice che questa crisi dipende dalla “inefficienza” della Petrobras. I movimenti popolari e l’opposizione al governo dicono invece che questa è una crisi costruita. Non è inefficienza, ma una gestione che punta allo smantellamento e alla privatizzazione della Petrobras. Si può dire così?

LP: Si può dire, anche senza bisogno di questi momento di sciopero. Anche nella Operazione Lava Jato (grande operazione giudiziaria in corso da quattro anni a partire proprio dallo scadalo Petrobras) oggi diventano sempre più chiari i collegamenti con interessi esterni al paese ed è evidente che nel tempo medio si pretende privatizzare la Petrobras. Quindi quanto più essa è svalorizzata, meglio, no? Questo bene diventerà di costo molto basso e al momento della vendita varrà molto meno, fortuna per chi compra … È un bene di grande valore dal punto di vista reale, indipendentemente dal prezzo che raggiunga, in ogni momento della congiuntura.

BdF: Quindi la Lava Jato ha distrutto il valore di mercato della Petrobras con tutto quello che è successo…

LP: Con la motivazione di punire la corruzione, è stata distrutta la principale impresa del Brasile. Tutti sanno che la Petrobras è responsabile del 10% degli investimenti del paese, per le sue dimensioni, per le grandi strutture che mobilita nelle sue operazioni e ancor più per la scoperta del pré-sal. E se tu bastoni su tutto questo con l’alibi di ridurre la corruzione ( e ovviamente nessuno sano di mente è a favore della corruzione), però non c’è bisogno di distruggere una industria così importante per combattere la corruzione. Inoltre se la Lava Jato fosse di fatto solo una operazione contro la corruzione, ci sono meccanismi per preservare l’istituzione. Si puniscono le persone fisiche che hanno colpe e preservi l’istituzione. Non è quello che è stato fatto in Brasile.

BdF: Reporter Brasil ha pubblicato una inchiesta sulle riunioni, le lobby che i grandi gruppi petroliferi hanno fatto con l’esecutivo, con Temer e il Ministero delle miniere e dell’industria; ed è in atto una appropriazione del pré-sal e di altre parti della Petrobras, contemporaneamente a un discorso sulla inefficienza. Quali rischi ci sono per la popolazione in generale con l’avanzata delle privatizzazioni?

LP: Dal momento che il combustibile è un fattore strategico in qualsiasi economia, come si vede adesso, non appena c’è un problema nella distribuzione il paese si ferma in tre giorni. Quindi avere una impresa statale potente e che abbia un minimo controllo, oltre alle agenzie di regolazione, è un elemento a cui nessun paese serio del mondo può rinunciare. Così come la banca pubblica.

Queste sono cose sulle quali la società come un tutto, attraverso lo Stato, attraverso imprese statali, deve avere un minimo controllo per non rimanere prigioniera di quello che succede nel mercato. Quindi un minimo di salvaguardie perché un paese intero non rimanga prigioniero di questa cosa aleatoria che è il mercato, è qualche cosa che tutti dovrebbero appoggiare. Chi ha un minimo di amore per il paese, deve salvaguardare, preservare gli strumenti che permettono di comandare meglio il paese per non causare tanto trambusto.

Per quanto riguarda i combustibili ciò che si delinea a medio termine è una continuità di aumento dei prezzi. Perché c’è una questione geopolitica molto intricata.

BdF: Per quanto riguarda lo sciopero, quello che i camionisti chiedevano fin dall’inizio era che cambiasse la politica, che cambiasse la politica di allineamenti immediati, che la Petrobras sta facendo, del prezzo del combustibile al prezzo internazionale. Chiedevano un minimo di stabilità, cosa correttissima.

LP: Solo che dubito che Pedro Parente farà questo cambiamento, la sua visione è che il mercato deve comandare. Credo che questo sciopero è ben lungi da una soluzione. In ogni modo rinunciare ad una impresa statale sulla quale si ha il controllo e che proprio nei momenti di prezzi internazionali alti, anche se si è ad essi agganciati, è una materasso interno, una salvaguardia per contenere gli effetti di questi problemi all’interno del paese, è uno spreco. La Petrobras è un gioiello che tutti vogliono, e il governo brasiliano la dà su un vassoio al primo che passa.

BdF: Per quanto riguarda le misure che il governo sta presentando per uscire dalla crisi, forse la principale è quella di azzerare le imposte federali sui combustibili. Questo può avere qualche effetto reale su questa crisi? Può portare altre esternalità sull’economia del Brasile in generale?

LP: Porterebbe una riduzione del prezzo del combustibile, ma la richiesta è un cambiamento nella politica del prezzi. Inoltre ancora una volta si toglierebbero risorse che finanziano politiche sociali.

La questione principale che ho capito è che soprattutto gli autonomi vogliono uscire da questa altalena. Per esempio concordano un carico da San Paolo a Natal e riscuotono un tot per il combustibile e quando fanno il pieno per tornare indietro devono pagare il 50% in più. Quindi vogliono cambiare la politica dei prezzi della Petrobras, ma credo difficile che questo governo cederà, quindi rimarrà una tensione per molto tempo. E solo togliere il tributo porta conseguenze che forse non compensano.

(Fonte: Brasil de Fato, 26 maggio 2018)

Nota del PCdB/Partido comunista do Brasil sul blocco dei camionisti e il prezzo dei combustibili

L’aggravarsi della crisi politica, economica e sociale che vive il Brasile è diretta conseguenza delle misure perverse incentivate dal governo illegittimo di Michel Temer (mdb/Movimento democratico brasiliano) e appoggiato dal consorzio golpista. I due anni di governo dell’attuale mandatario hanno portato il paese alla deriva e sull’orlo di un collasso di gravi conseguenze.

Il balzo del prezzo dei combustibili è il più recente capitolo dei disastri delle misure ultraliberiste. La “equipe economica dei sogni” del mercato, ha spinto i brasiliani a vivere un prolungato incubo. Dalla instaurazione dell’infausta “nuova politica dei prezzi della Petrobras”, in vigore dall’ottobre 2016, il prezzo del disel è stato riallineato 121 volte. L’aumento del prezzo riguarda anche la benzina e il gas da cucina. A maggio 2016 la bombola del gas di 13 kg era commercializzata in media a R$ 50,00, oggi supera i R$ 70,00 e in alcune città supera i 100 R$. Le conseguenze sono tragiche e chi ne paga il prezzo sono i più poveri. Nel giro di due anni, secondo dati dell’ibge/Istituto brasiliano di geografia e statistica, oltre 1,2 milioni di famiglie sono passate ad utilizzare legna per cucinare. L’attuale politica dei prezzi instaurata dalla direzione della Petrobras mette il paese alla mercé degli interessi dei grandi azionisti privati.

Oltre ad avere rinunciato al controllo del prezzo dei combustibili, il governo Temer e la gestione di Pedro Parente hanno indebolito la Petrobras aumentando la dipendenza del Brasile dalle importazioni di derivati del petrolio e riducendo la produzione delle raffinerie nazionali. Il Brasile ha una grande capacità di produzione di petrolio, ma la criminale politica di Temer e Parente ha provocato un aumento dell’esportazione di greggio e l’incremento dell’importazione di derivati.

Lo sciopero dei camionisti contro i prezzi esorbitanti dei combustibili esprime una rivendicazione giusta e incontra l’appoggio popolare. La logica fiscalista dell’attuale governo deve essere sconfitta a favore di una soluzione politica e immediata delle richieste.

Il PCdB chiede alla propria militanza di essere vigile e di mobilitarsi. In questo momento è irrinunciabile la costruzione di dialoghi fra le centrali sindacali, i sindacati dei camionisti e il Fronte Brasile Popolare e io Fronte Popolo senza Paura al fine di trovare soluzioni sul terreno della mobilitazione popolare e della democrazia politica.

Senza presentare misure effettive per rispondere alle rivendicazioni e risolvere la crisi, il governo ricorre una volta ancora all’uso della forza,in specifico alle forze armate, che in questo modo hanno il loro ruolo deformato e umiliato. Questo può aggravare il problema invece di risolverlo.

Difendiamo la revoca dell’attuale politica dei prezzo della Petrobras, la dimissione immediata di Pedro Parente dalla presidenza della statale e la fine della consegna del pré-sal alle multinazionali. Difendiamo anche la ripresa degli investimenti nel settore del petrolio e del gas e in particolare l’ampliamento della capacità di raffinazione dei derivati.

Allo stesso tempo riaffermiamo che l’uscita dalla crisi attuale del Brasile passa dal rafforzamento della democrazia con la garanzia della realizzazione di elezioni libere e democratiche, in cui il popolo possa apertamente scegliere fra i candidati e i programmi presentati.

25 maggio 2018

Luciana Santos, presidente nazionale do PCdoB.

Manuela d’Ávila, pre-candidata alla presidenza della Repubblica per il PCdoB.

(Fonte: Portal PCdoB)

La delega autoritaria

MichelTemer ha firmato il 25 maggio 2018 il decreto di Garanzia della legge e dell’ordine che autorizza le forze armate a fare il lavoro di polizia fino al 4 giugno per disperdere le manifestazioni dei camionisti che bloccano le strade di tutto il paese. È autorizzato l’arresto di camionisti e la requisizione i camion in caso di resistenza all’ordine.

L’Associazione brasiliana dei camionisti (abcam) ha divulgato una nota che orienta i camionisti a rimuovere i blocchi sulle strade, ma indica che lo sciopero continua. “Bisogna ricordare che abcam continua a non sottoscrivere nessun accordo con il governo e conferma la richiesta di togliere pis/Cofins (tasse indirette sui combustibili) dal disel”, segue il testo firmato dal presidente dell’associazione José da Fonseca Lopes. “È deplorevole che dopo tanto ritardo Temer abbia preferito minacciare i camionisti con l’uso delle forze di sicurezza invece di accogliere le necessità della categoria”.

L’azione delle forze armate contro gli scioperanti è “legittimata” da una ingiunzione concessa sempre venerdì 25 maggio dal ministro Alexandre de Moraes del stf/Supremo tribunale federale che determina la reintegrazione del possesso di tutte le strade federali del paese. L’ingiunzione è stata sollecitata dalla presidenza della Repubblica.

L’uso abusivo del diritto di sciopero, riunione e libertà di manifestazione non risulta ragionevole quando provoca pregiudizio di grande ampiezza”, argomenta il governo nella sua richiesta.

Nel testo il ministro Moraes ha deciso anche che i camionisti che non liberano le strade saranno multati per R$ 10.000 al giorno. Inoltre il ministro ha utilizzato come esempio un commento della Corte suprema degli Stati Uniti.

(Fonte: Brasil de Fato 25 maggio 2018, edizione di Diego Sartorato)

Lavoratori del petrolio: sciopero per una nuova politica dei combustibili

diRailídia Carvalho

Lo sciopero di avvertimento di tre giorni approvato dai lavoratori del petrolio che avrà luogo in tutto il paese mercoledì 30 maggio aumenta la pressione sul presidente della Petrobras Pedro Parente, Noto come ministro del blackout del governo di Fernando Henrique Cardoso (causato da lunghi anni di mancati investimenti da luglio 2001 a febbraio 2002) , Parente ha contro di sé il logoramento dello sciopero di una settimana dei camionisti autonomi e molte richieste di parlamentari dell’opposizione e di alleati del governo perché venga licenziato.

Denunciare gli aumenti successivi nel prezzo di diesel, benzina e gas da cucina è uno degli obiettivi dello sciopero, ma anche rivendicare l’uscita di Parente dalla presidenza della Petrobras. In preparazione dello sciopero i lavoratori realizzano lunedì 28 maggio manifestazioni in unità della Petrobras, fra cui in diverse raffinerie che verranno messe in vendita.

Simão Zanardi Filho, presidente del sindacato dei lavoratori del petrolio di Caxias/RJ e direttore della Federação Única dos Petroleiros (FUP)/Federazione unica dei lavoratori del petrolio ha ricordato che la politica praticata dalla Patrobras da quando Parente ha assunto la carica nel 2016 ha danneggiato il consumatore ed è ora giunta a un punto insostenibile. “In questo momento la politica di dismissione e privatizzazione della Petrobras sta distruggendo la maggiore industria brasiliana. Essa è strategica per lo sviluppo del paese. Un’ impresa di petrolio garantisce la sovranità strategica. Ma quello che si verifica è una politica di allineamento di prezzi molto nociva, oltre ad una politica interna che svaluta gli attivi. Ci sono state molte dismissioni nel settore del petrolio che ha nella sua filiera produttiva industrie metallurgiche, navali ed altre. Esse sono state disattivate perché Parente ha optato di costruire piattaforme per la Petrobras altrove creando posti di lavoro a Singapore, in Cina e Corea”.
La politica portata avanti da Pedro Parente ha lasciato la Petrobras prigioniera del prezzo del petrolio e del mancato rifornimento. “Ho petrolio, ho raffineria e distribuzione, cioè ho la filiera del petrolio. Secondo il piano di Parente la Petrobras vuole uscire dalla filiera per essere solo una industria di estrazione del petrolio e smettere di essere una industria integrata. Tutte le grandi industrie del petrolio del mondo sono integrate, hanno estrazione, raffinazione e petrolchimica. E dal momento che abbiamo molto gas si può anche generare energia elettrica. Il piano di Parente e dell’attuale governo è di finire con tutti ciò”.

Lo sciopero di avvertimento dei lavoratori del petrolio è per chiarire alla società e alla Petrobras che è necessario abbassare il prezzo della benzina, del diesel e del gas da cucina. “Per questo bisogna aumentare la produzione nella raffineria e diminuire le importazioni. E per questo dobbiamo separare il prezzo dal mercato internazionale e allinearlo al prezzo del costo di produzione. La politica di Parente ha lasciato il paese in una situazione di aumento del prezzo del combustibile ogni volta che sale il barile. Oggi è a 70 dollari e c’è una situazione di convulsione sociale in Brasile, immaginiamoci se il petrolio arriverà a 100 dollari”, ha concluso Simão.

I lavoratori del petrolio iniziano lo sciopero di avvertimento a mezzanotte di mercoledì 30 maggio. Dal 1° al 12 giugno ci saranno riunioni per discutere la situazione e il 12 una riunione per valutare la possibilità di decidere oppure no uno sciopero generale.

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(Fonte: Portal Vermelho, 28 maggio 2018. Traduzione di Teresa Isenburg. Precedenti articoli a partire da marzo 2016, inizio del golpe attivo con il sequestro di Lula, su www.rifondazione.it e su www.latinoamerica-online.it. È disponibile il sito https://comitelulalivre.org/  Comitê de Solidariedade Internacional em Defesa de Lulae da Democracia no Brasil in diverse lingue per informazioni, invio di messaggi, sottoscrizione di appelli).

 


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