Comunismo futuro. Una lettera di Franco Berardi Bifo

Comunismo futuro. Una lettera di Franco Berardi Bifo

cari compagni,
mi dispiace non essere a Spoleto con voi, oggi. Ma proprio in questi giorni a Bologna si svolge l’incontro di Derive approdi, la casa editrice che molti di voi conoscono. E debbo rimanere qui.
Volevo però dirvi alcune parole, poche soltanto. 
Un paio di anni fa, sollecitato da un’idea di Andrea Gropplero ho cominciato a ragionare su questo film che vedrete più tardi, questo film intitolato comunismo futuro, che prende spunto sulla rivoluzione sovietica per poi tentare una galoppata attraverso l’immaginario del ventesimo secolo.
Il titolo Comunismo futuro non significa, per quanto mi riguarda, una riproposizione delle ideologie e delle pratiche che si manifestarono nel secolo passato sotto la bandiera rossa e col simbolo della falce e e del martello. Non è questo che io mi aspetto dal futuro.
Quel che io mi aspetto dal futuro è una lunga epoca di oscurità, di violenza e di apocalisse. L’apocalisse è all’ordine del giorno. E cosa si fa quando l’apocalisse è inevitabile, quando si delinea all’orizzonte come una prospettiva che non si può dissipare con la forza della volontà?
 
Tre cose si fanno, a mio parere. La prima cosa da fare è comprendere.
 
Quel che comprendiamo è che la sinistra si è piegata al liberismo, con la conseguenza che la maggior parte dei lavoratori, umiliati e impoveriti dalla violenza finanziaria, cercano ora la vendetta contro la storia, contro la ragione, e contro la sinistra, come già fecero negli anni trenta in Germania.
 
La seconda cosa da fare è sopravvivere cercando di conservare le condizioni per la nostra felicità in contrattempo, perché anche nella tempesta la felicità è possibile.
 
Ma la terza cosa è attendere il mattino come una talpa. C’è vita dopo l’apocalisse che si è ormai scatenata sul pianeta? Se c’è vita quella vita debbono immaginarla i comunisti, perché nessun altro può farlo al posto loro. 
Per scoprire una prospettiva di vita dopo l’apocalisse che non si può più evitare, occorre riattualizzare il senso della parola comunismo. L’uscita dalla catastrofe che il capitalismo finanziario ha prodotto nella società nell’ambiente fisico e nella psiche collettiva non potrà che venire da una riscoperta dell’egualitarismo, e da un pieno dispiegamento delle potenzialità produttive del sapere e della tecnologia.
 
Noi lo chiamiamo comunismo, in segno di disprezzo contro ogni conformismo intellettuale e in segno di rispetto per milioni di proletari che sono morti con quella parola nella mente.
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[federazioni e circoli interessati alla proiezione di Comunismo futuro possono scrivere agli autori comfut.info@gmail.com]

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