Dalla Libia a Bardonecchia, l’Europa unita contro  i solidali

Dalla Libia a Bardonecchia, l’Europa unita contro i solidali

Stefano Galieni

Quanto è accaduto ieri sera nel presidio sanitario che funge anche da centro di accoglienza per migranti a Bardonecchia, nell’Alta Val di Susa, nelle vicinanze del confine francese è inaccettabile per numerosi motivi. Che agenti armati francesi  entrino in un luogo in cui le persone dovrebbero considerarsi protette per fare un controllo sui presenti fino a chiedere l’esame delle urine per un richiedente asilo fra i tanti che erano stati respinti al confine francese è di per se inaccettabile. Gli operatori dell’Ong Rainbow for  Africa, che gestiscono il centro, sono, al pari di chi soccorre in mare coloro che fuggono dai lager libici, uomini e donne a cui andrebbe garantita la possibilità di operare serenamente. Salvano vite, quelle di chi rischia il naufragio come quelle  di chi si avventura in alta montagna per cercare  un futuro migliore. Minacciarli e intimidirli con le armi in nome di presunti diritti acquisiti e di rapporti di forza non è compatibile con alcun stato di diritto. Il  silenzio imbarazzante di Minniti e il balbettio del ministero degli esteri, danno l’idea della totale assenza di dignità con cui operano le istituzioni italiane, i soldati francesi si sono dimostrati del tutto equipollenti ai loro colleghi  libici nel disprezzo delle persone. Ma c’è una seconda ragione che dovrebbe  indignare di più e preoccupare chi ancora si riconosce in un barlume di democrazia. Numerose reazioni di quelli che oggi sono gli attori politici dominanti della politica italiana, hanno reagito scompostamente contro i transalpini con un approccio esclusivamente sovranista. Come a dire “non dovete immischiarvi; a controllare, reprimere e cacciare i migranti che arrivano in Italia, ci pensiamo noi”. La difesa dei sacri confini  e la intangibilità dei diritti attengono a due concezioni del mondo radicalmente diverse e la prima non ha nulla a che fare con la sinistra  e con la necessità di migliorare il mondo. Parla il linguaggio dei padroni, quello del peggior colonialismo capace di entrare in conflitto anche con altri Stati europei ma unicamente per dimostrarsi i più capaci a comandare a casa propria. Condannare il comportamento  dei soldati di Macron, l’esempio politico più vicino a cui guardano con interesse Renzi e i suoi rimasugli, è  fondamentale quanto almeno garantire l’intangibilità dei diritti delle persone, a partire dalle più vulnerabili. Pochi giorni fa una giovane donna è morta a Bardonecchia, dopo aver dato alla luce un figlio.  Morta per una grave malattia, morta per aver tentato di attraversare una frontiera proibita, un filo spinato fatto da uomini armati col potere  di decidere chi ha il diritto di circolare e chi no. Morta di frontiera l’abbiamo definita. Ma di morti di frontiera, nel deserto, in mare  o ormai anche in montagna non ne vogliamo più vedere e saremo sempre al fianco di chi le frontiere tenterà di bruciarle e di quei cittadini e cittadine europei che, rischiando di pagarne un prezzo salato, agiranno con noi per sostenerli.


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