Bonino che uffa!

Bonino che uffa!

Maria R. Calderoni

Sebben che siamo donne, la Bonino non mi piace. La Emma Bonino, recentemente autoproclamatasi “zia d’Italia” (ce mancava). La Emma Bonino indefessa, sempre in pista, sempre in corsa, sempre sui pattini, sempre in cerca. Sempre affamata, sempre assetata, mai sazia. Sempre a caccia. Caccia sempre e poi sempre della stessa identica cosa.

Cioè un posto su cui sedersi sopra. Va bene tutto. Una sedia, un seggiolino, uno sgabello, un predellino, un gradino, un muretto, una panca, una bicicletta, una carrozzella, un banco, un banchetto, un tronco segato…Le va bene tutto, basta che lei vi possa sedere sopra.

Non fosse mai, il Partito radicale è oggi ridotto ai minimi termini, ma lei lesta lesta si è inventata una lista personale e con quella corre, lesta lesta in alleanza col Pd, sia per il Senato che per la Camera. Brava Bonino, detta anche <mai senza di me>. E anche <per fortuna che la Bonino c’è>.

Non chiude occhio, la Bonino. Di tutto di più. La sua biografia, che si può leggere sul web, è un’iradiddio.

In Politica (p maiuscola o minuscola?) dal 1975, quando fonda il meritorio Centro d’informazione su sterilizzazione e aborto, l’anno dopo è già deputato, tre anni dopo, 1979, parlamentare europeo; e via via, tra campagne, iniziative, promozioni varie e disparate nonché referendum – dalla Corte Penale internazionale a Solidarnosc, non evitando di diventare segretaria dell’associazione Food and Disarmement International da lei stessa fondata – è deputato per sette legislature, ministro delle politiche europee, Commissario europeo per gli aiuti umanitari e per la tutela dei consumatori, Senatore, vicepresidente del Senato, Membro della 13ª Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali), Presidente della Commissione per la parità e le pari opportunità del Senato…Dalle Alpi al mare, da Kabul a Canicatti, dalla Bosnia al Sudan, la Bonino c’è.

Che uffa.

Nel 2006, con la lista di conio pannelliano “La rosa nel pugno”, si becca solo il 2,6, ma riesce ad essere eletta. Rimasta però a terra, anzi schiacciata, nelle elezioni 2013, quando la lista Bonino-Pannella si porta a casa ben 65 mila voti, cioè meno dello 0,2 per cento, ora vuole la rivincita. Perdio, il mio nome è Bonino. Emma Bonino.

I sondaggisti sono al lavoro, pare che la sua lista abbia persino qualche probabilità. C’è chi ritiene questo un segno infallibile della decadenza che ancor più oggi segna la (cosiddetta) classe dirigente italiana; chi un formidabile contributo al partito degli astensionisti; chi dell’uno e dell’altro.

Il mio nome è Emma Bonino. Diamine, siamo stufi; ma perché non sta un po’ in casa a riposarsi, la denominata Emma Bonino? Riposarsi fa bene alla salute.

 

E anche a noi.

 


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