Il Jobs Act nelle urne. L’Ocse tira la volata a Renzi. No di Cgil e Potere al Popolo

Il Jobs Act nelle urne. L’Ocse tira la volata a Renzi. No di Cgil e Potere al Popolo

- il manifesto -

Il caso. Gurria (Ocse) sul Jobs Act: “Approvarlo con la fiducia, come Renzi decise di fare, fu una scommessa azzeccata che ha creato quasi un milione di posti di lavori, e che nessuno, da Berlusconi in poi, aveva avuto i voti per approvare”. Camusso (Cgil): “Non mi pare un grande risultato aver determinato il 90% degli ingressi a tempo determinato nel mondo del lavoro”. Acerbo (Rifondazione/PaP): “Va abolito insieme alla legge Fornero e tutte le altre pseudo-riforme antipopolari”

Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse, è tornato a unirsi al coro di chi vede nel Jobs Act -e la «Buona Scuola» – le «riforme» che porteranno in Italia il sole dell’avvenire. Siamo al vertice di Davos, dove già l’altro ieri il Fondo Monetario Internazionale aveva avverito gli italiani a non modificare con il loro voto la traiettoria neoliberista imposta da queste «riforme».

IN UNA PAUSA dei lavori, Gurria ha ritrovato ieri i toni già usati il 5 ottobre 2017 in occasione della presentazione del rapporto sulla «strategia per le competenze» quando disse che «il Jobs Act è una pietra miliare». «Ora c’e’ una scelta netta fra chi propone di andare avanti sulle riforme e chi dice no a tutto senza fare vere proposte – ha detto Gurria all’Ansa – Le opzioni sono abbastanza chiare e sarà un voto dalle conseguenze importanti. Vi auguro il meglio, gli italiani hanno saggezza e sono sicuro che faranno la scelta migliore». Ovvero i sostenitori del Jobs Act: Pd e Renzi.

ENDORSEMENT di questo tipo non giovano all’impresa elettorale di un partito che ha retto tre governi e una legislatura. E infatti ha scatenato una polemica su più fronti. Per la segretaria Cgil Susanna Camusso: «Bisognerebbe fornire all’Ocse dati precisi – ha detto – «Se pensiamo che per il Jobs act – ha aggiunto Camusso – si sono investiti circa 18 miliardi e proviamo a trasformare questa cifra in creazione costruttiva di lavoro, di interventi, di risanamento del territorio di questo Paese, scopriremmo che avremmo potuto fare cose molto più efficienti ed efficaci in termini di prospettiva. Non mi pare che sia una buona idea per il futuro ritenere un grande risultato aver determinato il 90% degli ingressi a tempo determinato nel mondo del lavoro».

GURRIA sostiene la leggenda secondo la quale Renzi avrebbe realizzato la promessa berlusconiana del «milione di posti di lavoro». Qui si parla di «impieghi» (Jobs, appunto), non di «posti di lavoro», espressione che rimanda a un «lavoro a tempo indeterminato». Secondo un rapporto congiunto Inps, Istat,Inail, Anpal e Ministero del lavoro si tratta di contratti a termine che durano in media tre mesi (Il Manifesto, 12 dicembre 2017).

SU QUESTA TRUFFA terminologica, basata sulla quantità meramente statistica, e non sulla tipologia e la qualità del lavoro prodotto nella crisi, si sta giocando una parte della campagna elettorale. Per Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista- parte di Potere al Popolo (PaP), il Jobs Act va «abolito» insieme alla «legge Fornero e tutte le altre pseudo-riforme antipopolari. Bisogna dire “No” a tutto quello che ci hanno imposto in questi anni. Gurria ha ragione: a Renzi è riuscito a fare cose che neanche a Berlusconi erano riuscite. Per questo le due destre vanno combattute senza alcun tentennamento»

 


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