La Flat-Tax dà ai ricchi e toglie ai poveri: è inaccettabile e vergognoso. Va fatto l’opposto.

La Flat-Tax dà ai ricchi e toglie ai poveri: è inaccettabile e vergognoso. Va fatto l’opposto.

di Roberta Fantozzi -

Viviamo in un paese di disuguaglianze abissali. Un paese in cui il 20% più ricco della popolazione con oltre il 66% della ricchezza complessiva possiede quasi 740 volte la ricchezza del 20% più povero che ne ha solo lo 0,09%, o se si vogliono fare altri paragoni in cui l’1% più ricco ha 240 volte la ricchezza del 20% più povero.

Le cause sono molteplici, ma dipendono in buona misura anche da un sistema fiscale iniquo che in questi anni ha perso sempre più quella progressività prescritta dall’articolo 53 della nostra Costituzione. Così per l’Irpef, che quando fu istituita prevedeva 32 scaglioni di reddito, con l’aliquota più bassa al 10% e quella più alta – per i redditi oltre i 500 milioni di lire – al 72%, mentre le attuali aliquote prevedono solo 5 scaglioni con l’aliquota più bassa al 23% e la più alta al  43%. Così per il prelievo sui profitti delle imprese, passato dal 37% nel 2000 al 24% nel 2017.

Chi guadagnerebbe dall’azzeramento di ogni progressività del prelievo, da una flat-tax al 23%? E’ semplice: un contribuente con 15mila euro di reddito annuo non avrebbe nessun beneficio, uno con 28mila euro di reddito pagherebbe 520 euro in meno, un contribuente con 100mila euro di reddito ne pagherebbe 13.320 in meno, uno con 1 milione di euro di reddito pagherebbe quasi 200.000 euro in meno all’anno. Non si farebbe altro che accentuare ulteriormente disuguaglianze già scandalose, perché chi ha di più avrebbe tutti i benefici, mentre per chi ha un reddito basso le cose resterebbe uguali e per una persona con reddito medio i benefici sarebbero limitatissimi.

Ma in realtà per chi ha redditi medi e bassi, per chi non può permettersi pensioni integrative, o sanità e scuola privata, sarebbe un massacro. Perché Berlusconi e Salvini danno i numeri, ma l’unico studio approfondito sugli effetti di un’aliquota unica al 25%, indicava minori entrate per 95 miliardi che nessun recupero dell’evasione avrebbe compensato, ed infatti calcolava un taglio della spesa di quasi 65 miliardi, con la definitiva distruzione di quel che resta del welfare.

La verità è che la Flat Tax è una misura di estrema destra, che peraltro viene applicata solo in paesi che sono o paradisi fiscali, o che vivono comunque su un’economia del malaffare, o che sono regimi oligarchici. Ed è di destra anche proporre, come ha fatto più volte Renzi, un minor numero di aliquote, cioè una nuova riduzione della progressività del fisco.

Ci vuole l’opposto: un’imposta sui patrimoni del 5% più ricco della popolazione, la diminuzione delle tasse per chi ha di meno, l’aumento per chi ha di più, come avveniva prima della svolta neoliberista.

Risorse indispensabili per creare buona occupazione con un piano per il lavoro che veda l’intervento pubblico diretto, per istituire il reddito minimo, per rilanciare scuola, sanità, previdenza pubblica cancellando la controriforma Fornero.

Un paese in cui il 20% più ricco ha 740 volte la ricchezza del 20% più povero è indecente. Di questo dovrebbe parlare la campagna elettorale. Di questo parliamo nel programma di Potere al Popolo.


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