Alessandro Leogrande ci ha lasciato. Una persona straordinaria dalla parte degli ultimi

Alessandro Leogrande ci ha lasciato. Una persona straordinaria dalla parte degli ultimi

Stefano Galieni -

Ci sono persone splendide che si ha il privilegio di incontrare e che ti paiono eterne. E poco importa se siano iscritte al tuo partito, se siano interne ai tuoi intricati percorsi politici, ti danno altro. Sanno stare, come diceva Dino Frisullo, “dalla parte degli ultimi”. Alessandro Leogrande, che ci ha lasciato improvvisamente ieri mattina è, non mi riesce di dire “era”, uno di questi. Ha raccontato da grande giornalista come pochi se ne trovano, il mondo di chi è schiacciato dai poteri, dai desaparecidos argentini agli uomini e alle donne migranti schiavizzate dal caporalato. Ho avuto il privilegio di incontrarlo tanti anni fa, persona perennemente predisposta all’ascolto e all’incontro eppure dotata di una saggezza che sembrava trarre origini da quella terra pugliese che gli era tanto cara. Non sapeva soltanto “scrivere” sapeva sentire il dolore degli altri come lo spirito di lotta, la voglia di affrancarsi da meccanismi consolidati e violenti. E sapeva ridere di se, delle sue passioni, del suo eterno cercare e cercare nel sudore e nella polvere le speranze di un mondo diverso. Era sempre bello e utile incontrarlo, ti incitava e ti faceva credere che niente era già predefinito, volando ad un’altezza diversa da noi che inseguiamo il presente. Conservo come ricordo indelebile una giornata in campagna, nei dintorni di Roma, passata con lui ed altri curiosi del mondo sotto lo sguardo sereno di Goffredo Fofi che ci spronava. Una giornata di tarda primavera in cui attendevo da una parte di tornare a casa per godermi uno scudetto sospirato della Roma ma dall’altra mi sentivo partecipe e di un mondo fecondo di critica intelligenza collettiva che si voleva confrontare, senza timori o barriere, senza scadenze elettorali davanti a ridurre l’orizzonte. E mi è capitato più volte di leggere e di discutere anche animatamente con Alessandro (leggete con attenzione i suoi libri e i suoi articoli da persona libera) e di ritrovarmi ogni volta con un sapere in più. Il compito che spetterebbe a quelli che dovrebbero essere definiti intellettuali. Alessandro lo era fino in fondo, nella ricerca e nel pensiero, nella profondità e nella passione, non cercava di calcare i palcoscenici mediatici ma di pungerci nel profondo e spesso ci è riuscito, nonostante le nostre corazze. Ci eravamo rivisti non più di un mese fa, ad una manifestazione per lo “ius soli” dalla stessa parte e con lo stesso entusiasmo di sempre. Ed eravamo ancora a progettare come quelli che “il mondo va cambiato, da cima a fondo e ci si lavora per cambiarlo”. Non è giusto andarsene così a quaranta anni, non è accettabile sapere che non ci lascerà ancora altre inchieste, altre storie, altre frontiere da valicare. Alessandro ha insegnato che cambiare il mondo, anche col proprio sguardo è possibile e necessario. Non dimentichiamolo mai. Il “paese Italia” incattivito da tanti opinion maker, nasconde nel suo prezioso sottosuolo tante splendide e libere menti, capaci di farci sognare e costruire un pianeta diverso. Alessandro Leogrande è uno di questi.

 


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