Fidel Castro e Thomas Sankara

Fidel Castro e Thomas Sankara

di Bruno Jaffrè

Fidel Castro – Thomas Sankara, Cuba – Burkina, legami ancora sconosciuti

La morte di Fidel Castro è stata molto sentita persino in Africa. Se è vero che è nota la delusione del Che partito per il Congo per raggiungere i ribelli e il coinvolgimento di Cuba accanto ai paesi della linea del Fronte nellA’frica del Sud, i legami col Burkina Faso rivoluzionario non sono stati menzionati. Tuttavia vale la pena soffermarcisi.

Quando abbiamo saputo dell’uscita del libro su Fidel Castro di Ignacio Ramonet, nel 2007, ci siamo precipitati a leggerlo, pensando di trovare almeno un accenno a Thomas Sankara. In realtà non c’erano riferimenti, sebbene si parli ampiamente della politica africana del Congo. Una rapida ricerca in rete dopo il decesso di Fidel Castro non rivela niente, nella stampa francese, a tal proposito.

Fidel Castro riceve Sankara a La Havana nel settembre 1984

Ad oggi, non conosciamo le effettive parole di Fidel Castro. Sappiamo solo che aveva apprezzato Thomas Sankara e che a Cuba i responsabili delle relazioni con l’Africa conservavano di lui un’immagine eccellente. Non ne dubitiamo affatto.

Un amico, Antonio Mele, ha riportato da Cuba nel 2009 alcuni ritagli di giornale che ci permettono di saperne di più. Lo ringraziamo; tuttavia non perdiamo la speranza di raccogliere altre informazioni, dai discorsi di Raul Castro per esempio, visto che anche lui ha lavorato con Sankara o da appunti personali di Fidel. Speriamo che questi documenti siano messi a disposizione dei ricercatori e che gli archivi di Cuba siano facilmente accessibili.

Un primo incontro ancor prima che Thomas Sankara diventi presidente

È durante il settimo vertice dei paesi non allineati, dal 7 al 12 marzo del 1983 tenutosi a Nuova Delhi, che Thomas Sankara incontra Fidel Castro per la prima volta. In questa occasione rappresenta il suo paese in qualità di primo ministro, posizione acquisita grazie ai rapporti di forza favorevoli in campo progressista all’interno dell’esercito. Sarà destituito il 17 maggio 1983, dietro pressione della Francia, e messo sotto sorveglianza, prima di prendere il potere il 4 agosto 1983.

A Delhi, Thomas Sankara ha tenuto un discorso ragguardevole, confutando il concetto di non allineamento come posizione equidistante tra il blocco detto “socialista” attorno all’Unione Sovietica e il blocco dei paesi occidentali

Contrariamente all’interpretazione restrittiva e semplicista che l’imperialismo vuole imporci come definizione del non allineamento, questo non ha nulla a che vedere con un’equidistanza aritmetica dei due blocchi che dominano il mondo, o con un equilibrismo ridicolo dei traumatizzati tra i due blocchi (…) il non allineamento deve essere compreso innanzitutto come nostra autonomia permanente di decisione e per la non ingerenza negli affari interni dello stato ma (…) non confondiamo il non allineamento con la complicità della passività davanti ai crimini dell’imperialismo contro l’indipendenza e la libertà dei popoli, né la non ingerenza con l’accecamento davanti ai crimini delle forze reazionarie contro la libertà del loro popolo e il rispetto dei loro diritti”

Sebbene moltiplichi gli incontri con numerosi dirigenti, i giornalisti sottolineano soprattutto i suoi incontri con Fidel Castro, Daniel Ortega, Kérékou, il presidente del Benin che si richiama al marxismo-leninismo, il primo ministro di Grenada Maurice Bishop e il presidente del Ghana, il capitano Jerry Rawlings.

Thomas Sankara e Fidel Castro passeranno una notte a discutere insieme. Jean Ziegler riporta questa testimonianza: “apprenderò due anni dopo, a La Havana quanto sia stata forte l’impressione prodotta da Sankara su Fidel Castro. È Carlos Raffael Rodriguez, primo vice presidente del Consiglio di Stato cubano e sottile osservatore delle crepe e spaccature del terzo mondo a raccontarmi di quella notte”.

A proposito di questo incontro, Thomas Sankara ha dichiarato dal canto suo: “Per me questo è stato un incontro molto importante di cui mi ricordo ancora. Mi ricordo che era molto stimolato, circondato da molta gente e, siccome non mi conosceva, ho pensato che non avrei avuto la possibilità di parlargli. Ma alla fine sono riuscito a incontrarlo. In occasione di questa prima conversazione, ho capito che Fidel ha una grande umanità, un’intuitività molto acuta e che è cosciente dell’importanza della nostra lotta, dei problemi del mio paese. Mi ricordo di tutto questo come fosse ieri. Glielo ricordo ogni volta che lo vedo. E siamo diventati dei grandi amici, grazie in particolare ai processi rivoluzionari del nostro paese.

I due uomini si avvicinano e si danno appuntamento per un futuro.

 

Il discorso contro il debito di Thomas Sankara è forse ispirato a quello di Fidel Castro ?

Il discorso contro il debito (vedere voir http://thomassankara.net/il-faut-annuler-la-dette-29-juillet-1987-sommet-de-loua-addis-abeba/), pronunciato il 29 luglio 1987 in occasione di un incontro dell’OUA, è probabilmente il discorso più famoso di Thomas Sankara. Prima di tutto perché da molto tempo circola un video di questo discorso, ma anche perché le diverse reti internazionali e in particolare il CADTM (Comitato per l’annullamento dei debiti illegittimi voir http://www.cadtm.org/), ne ha fatto in qualche modo uno stendardo e un simbolo della sua battaglia. Thomas Sankara fa un appello per creare un fronte unito dei paesi africani contro il debito e afferma che il debito non potrà essere pagato. Inoltre il discorso sul debito è molto attuale, visto che ormai sta colpendo diversi paesi europei.

Fidel Castro ha pronunciato a Nuova Delhi, all’incontro dei paesi non allineati, un importante discorso nel quale prevede già di “Lottare per l’annullamento del debito dei numerosi paesi che non hanno la benché minima possibilità reale di  estinguerlo e per la riduzione drastica del  costo del servizio per coloro che, in nuove condizioni, potrebbero rispettare i loro impegni”. Ma si spinge oltre il 3 agosto 1985 e dichiara, al momento della chiusura dell’incontro sul debito estero dei paesi dell’America latina e dei Caraibi vedere http://www.cadtm.org/Fidel-Castro-La-dette-ne-doit-pas), “che in definitiva la parola d’ordine di annullamento del debito era valida per tutti i paesi del terzo mondo.

 

Un primo soggiorno a Cuba di un’importante delegazione diretta da Thomas Sankara nel 1984

La prima visita si svolge dal 25 settembre al 1 ottobre 1984. Precede il famoso discorso di Thomas Sankara all’ONU. In questo discorso citerà proprio Fidel.

Alla testa di un’importante delegazione, Thomas Sankara visiterà diverse realizzazioni della Rivoluzione cubana, con numerosi incontri.

Innanzitutto si reca all’isola della gioventù all’incontro con alunni di diversi paesi, di cui numerosi sono della Namibia, prima di assistere a una festa nella quale si esibiranno dei bambini burkinabé, probabilmente il gruppo dei Petits Chanteurs au Poing Levé, un’orchestra di bambini creata da Thomas Sankara, per accompagnarlo lungo i suoi soggiorni all’estero. Si reca a Santiago e visita in seguito siti storici, centri di produzione e una scuola dove si intrattiene con gli insegnanti.

Fidel Castro decora Thomas Sankara con la medaglia dell’ordine di José Martì nel settembre 1984.

Di ritorno dalla capitale prosegue le visite e riceve dalla mano di Fidel Castro la medaglia dell’ordine José Martì, il più alto riconoscimento cubano.

Alcune conversazioni bilaterali hanno luogo a livello più alto, presidiate congiuntamente da Fidel Castro e Thomas Sankara. Il comunicato congiunto che ne uscirà esprime il sostegno dei due paesi al Nicaragua, l’inquietudine di fronte alla crisi economica mondiale e i suoi effetti sui paesi del terzo mondo e denuncia l’imperialismo. I due paesi affermano il loro sostegno congiunto al popolo sahraoui, la loro solidarietà rivoluzionaria con il popolo del Vietnam, condannano l’apartheid e la politica espansionistica di Israele. Sottolineano l’importanza dell’Organizzazione dell’Unità africana.  Infine le due delegazioni si felicitano del clima d’intesa tra i due paesi.

Thomas Sankara farà di nuovo scalo a Cuba di ritorno da New York dove è di nuovo ricevuto da Fidel Castro. Di questo viaggio si trovano articoli di giornale.  http://thomassankara.net/?p=821.

A riguardo della natura delle loro relazioni, Etienne Zongo, l’aiutante di campo di Thomas Sankara, morto di recente, ci aveva confidato questo aneddoto. Dopo aver insistito per moltiplicare gli incontri, racconta: “siamo stati a Cuba nel 1984. Si sono salutati, Fidel è molto più alto. Con lui abbiamo visitato molte realizzazioni. Abbiamo discusso a lungo. E poi quando si vedono, dopo l’accoglienza parlano un po’ e poi vengono accompagnati alla residenza. Vengono fermati su un fiume, su un ponte. Mi ricordo che ci sono stati circa 40, 50 minuti nei quali Fidel Castro ha parlato dei possibili effetti positivi della coltivazione di soia in Burkina. Ero impressionato nel vedere una tale forza di convincimento E quando sono tornati, Thomas Sankara ha incoraggiato le persone a coltivare la soia.».

 

Una seconda visita di Thomas Sankara a Cuba nel novembre 1986.

Thomas Sankara si ferma di nuovo a Cuba di ritorno dal Nicaragua dove partecipa al festival del 25 anniversario del fronte sandinista di liberazione nazionale (FSLN). È lui che è stato scelto per pronunciare il discorso a nome di tutte le delegazioni straniere.

I sandinisti hanno preso il potere in seguito ad una insurrezione vittoriosa contro la dittatura di Somoza. Ma il Nicaragua subisce senza tregua le aggressioni dei “Contras” sostenuti dagli Stati Uniti, che destabilizzano il paese, impedendo al nuovo potere di realizzare il suo programma sociale. Sankara si è dimostrato uno dei più attivi dirigenti dei non allineati nel sostegno al Nicaragua, proponendo per esempio una conferenza del movimento a Managua la capitale di questo paese.

A Cuba, questa volta è ricevuto da Raul Castro, insieme a Gerardo Iglesias, allora segretario generale del partito comunista spagnolo. Dopo un incontro al ministero delle forze armate, Thomas Sankara si reca all’isola della gioventù dove sono stati formati 600 giovani burkinabè. Li esorta a essere disciplinati e assidui per poter rientrare nel loro paese muniti di una solida formazione nei campi della tecnica vitali per il Burkina

Thomas Sankara e Fidel Castro all’isola della gioventù tra i giovani Burkinabè.

In occasione della sua partenza è di nuovo accompagnato da Raul Castro. All’aeroporto, Jorge Risquet, membro dell’ufficio politico del Partito comunista di Cuba e specialista delle questioni africane, rende omaggio a Thomas Sankara, salutando in lui “un giovane instancabile impegnato con tutte le sue forze a fianco dei poveri per lo sviluppo del suo paese.” Si troveranno ritagli dalla stampa cubana a proposito di questo viaggio. http://thomassankara.net/visita-de-thomas-sankara-a-cuba-en-noviembre-de-1986/?lang=es .

 

Una cooperazione differenziata

Grazie alle relazioni di confidenza, cominciate nel marzo 1983 alla conferenza dei non allineati, è stato firmato un accordo quadro che istituisce una commissione mista di cooperazione tra il Burkina e Cuba, firmata il 21 dicembre 1983. È seguito da un altro accordo di cooperazione del luglio 1984, in materia di industria dello zucchero, sanità, agricoltura, educazione, trasporti. Prevede che i cubani partecipino all’ingrandimento dell’aeroporto di Bobo-Diulasso. Un nuovo accordo è firmato nel 1987, negli stessi ambiti, ma esteso al rinforzamento della linea ferroviaria e alla creazione di un centro di produzione della ceramica.

Ecco quello che ha detto Thomas Sankara nel 1987: «La cooperazione tra Cuba e il Burkina Faso ha raggiunto un livello molto elevato e noi le diamo molta importanza perché in questo modo possiamo essere in contatto con una rivoluzione-sorella. Questo ci dà fiducia: nessuno vuole sentirsi isolato. E per noi, il fatto di poter contare su Cuba rappresenta una risorsa importante. Per quanto riguarda la cooperazione, abbiamo molti programmi per esempio per la canna da zucchero, che è una risorsa di Cuba, per la ceramica, ecc…  D’altra parte, specialisti cubani hanno effettuato studi in diversi settori: i trasporti ferroviari la realizzazione di traverse per le linee ferroviarie e per gli elementi prefabbricati per la costruzione di case.

C’è anche il settore sociale, la sanità, l’educazione. I cubani si disimpegnarono dal progetto dell’aeroporto di Bobo Dioulasso, che ad oggi non è ancora stato costruito. Non ne conosciamo la ragione esatta, ma l’ipotesi più probabile è l’impegno crescente di Cuba in Africa australe, soprattutto a fianco del Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola (MPLA), per far fronte alla guerra che affida l’Africa del Sud a questo paese nuovamente indipendente.

In merito, il Burkina aveva subito il rifiuto dei finanziatori di fondi tradizionali, FMI e banca mondiale di fronte alla domanda di finanziamento per il prolungamento della linea ferroviaria verso il nord del paese. Decide allora di lanciarsi solo in questo enorme cantiere, in particolare chiedendo alla popolazione stessa di partecipare alla posa dei binari. L’aiuto di Cuba fu dunque ben accolto.

Nel campo della sicurezza, non si conosce nel dettaglio il ruolo effettivamente svolto da Cuba in Burkina. Etienne Zongo, tra i cui ruoli c’era quello di vigilare alla sicurezza del presidente, ci ha confidato che incontrava regolarmente quattro consiglieri cubani, ma che questi lavoravano soprattutto con Vincent Sigué, prossimo di Thomas Sankara, che un tempo è stato responsabile della sicurezza interna. Vincent Sigué è successivamente partito per Cuba per un periodo di formazione, verso la fine della Rivoluzione. Doveva prendere la direzione della Forza d’Intervento del ministero dell’Amministrazione Territoriale e della Sicurezza (FIMATS), affinché questo ministero disponesse di una sua forza di intervento indipendente dall’esercito, controllata in gran parte da Blaise Compaoré. Lo stesso ministro Ernest Nongma Ouedraogo, cugino del presidente burkinabè, partito nel 1987 per un periodo di formazione, era rientrato qualche tempo prima dell’assassinio di Thomas Sankara.

600 alunni accolti a Cuba

Un altro accordo prevedeva l’invio di 600 giovani Burkinabè, dei quali 135 ragazze, per affinare i loro studi. La formazione aveva per obiettivo “formare quadri politici, ideologicamente e tecnicamente competenti”. Furono scelti tra gli orfani e gli alunni più poveri di 4 elementare in tutti i paesi, in tutte le province.

Restarono qui per sette anni e ottennero i primi diplomi tecnici superiori. I migliori sul piano scolastico poterono proseguire i loro studi più a lungo.

Alla morte di Thomas Sankara le formazioni militari e ideologiche furono soppresse. I dirigenti del Fronte Popolare, che presero il potere, scelsero le specialità verso le quali orientare questi giovani al loro ritorno ai paesi.

Nell’aprile del 2015, i membri dell’associazione di solidarietà e di amicizia Burkina Faso-Cuba (ASA-BC) hanno organizzato una conferenza stampa per testimoniare le loro difficoltà. È stato necessario che Blaise Compaoré fosse scacciato dal potere perché potessero prendere la parola. Un comitato interministeriale aveva fatto proposte per il loro reinserimento. Alcuni hanno quindi potuto essere reinseriti, ma numerosi blocchi hanno impedito agli altri di ottenere un impiego. Secondo il presidente dell’associazione Stanislas Damibia: «alcuni ministri hanno avuto proposte che resteranno impresse nella nostra memoria per sempre come per esempio: – se sapeste che cosa ha fatto di me la rivoluzione, non sareste venuti nel mio ufficio per parlarmi dei vostri problemi di impiego; o ancora – finché sarò là, voi non sarete mai reintegrati.”

M. Damiba ha anche fornito questo bilancio preciso: il bilancio di 44 decessi, di cui 5 suicidi, 6 malati mentali e 9 compagni partiti all’avventura è triste. In tutto quindi di 600 diplomati, 263 hanno avuto la fortuna di essere integrati nei loro ministeri di tutela o ammessi a test di reclutamento, e 293 sono ancora disoccupati”. L’associazione aveva tentato senza successo di incontrare Blaise Compaoré. Dopo molte richieste si sono sentiti dire che il problema era puramente politico. Sembra anche che alcuni di loro abbiano creato la propria impresa.

 

Sankara e il Che, romanticismo rivoluzionario?

Più o meno nel 2007 è apparsa l’espressione “Che africano “, attribuita a Thomas Sankara, in particolare al momento dell’uscita del film «Thomas Sankara l’uomo integro» de Robin Shuffield.

Alcuni tratti comuni importanti mi avevano colpito leggendo la biografia del Che. Ricordiamo che il Che era stato ministro prima di partire per la guerriglia. Entrambi erano molto esigenti con i loro collaboratori che malmenavano senza rimorsi, imponendo loro ritmi di lavoro molto duri e delle scadenze quasi impossibili da rispettare. I loro collaboratori sono, ai loro occhi, dei privilegiati. Se sono rivoluzionari, vuol dire che hanno avuto fortuna a essere al centro del cambiamento in un periodo storico e devono quindi dare tutto se stessi. È urgente risollevare il popolo dalla miseria. Il resto viene dopo. E il Che pare che fosse duro anche con i ribelli che lo circondavano in Bolivia, eccetto quelli che gli erano molto vicino, venuti con lui da Cuba.

Entrambi accordano una cieca fiducia nel popolo. Una fiducia che potremmo definire idealista. Ma in realtà per loro le condizioni di vita e le mentalità si nutrono in modo dialettico. È sufficiente migliorare le condizioni di vita del popolo, perché cambi la loro mentalità, verso una maggiore solidarietà e umanità. E il cambiamento di mentalità è indispensabile per andare avanti con risolutezza e portare la rivoluzione al successo.

Infine, entrambi si sono sacrificati fino al midollo per la felicità del loro popolo, per le loro idee.

L’8 ottobre 1987, il Burkina organizzava a Ouagadougou una cerimonia che onorava la vita di Che Guevara ucciso 20 anni prima. Era presente una delegazione cubana composta da Camilo Guevara March, il figlio del Che. Thomas Sankara pronunciò in quell’occasione un discorso omaggio a Che Guevara, di cui vi proponiamo un estratto;

«Il Che è per noi innanzitutto la forza di convincimento, il convincimento rivoluzionario, la fede rivoluzionaria in quello che fai, la convinzione che la vittoria ci appartenga, che la lotta sia il mezzo a cui ricorrere.

Il Che è anche l’umanità. Umanità: questa generosità che si esprime, questo dono di sé che ha reso il Che non solo un combattente argentino, cubano, internazionalista, ma anche un uomo pieno di amore.

Il Che è anche l’esigenza. Esigenza di colui che ha avuto fortuna di nascere in una famiglia agiata, ma che ha saputo dire no alle sue tentazioni, che ha saputo voltare le spalle agli agi, per affermarsi, al contrario, come un uomo che sposa la causa della miseria degli altri.  L’esigenza del Che: ecco quello che ci deve ispirare maggiormente. Ecco perché la convinzione, l’umanità, l’esigenza fanno di lui il Che.”

Altro punto in comune, le loro t-shirts si vendono bene! Soprattutto in Africa per quelle col volto di Thomas Sankara.  In termini di pura immagine, quella che si adora del Che in Europa, è l’immagine un uomo coi capelli lunghi, con una barba mal rasata, un’uniforme più semplice, non ben stirata, quindi una grande informalità, mentre è raro vedere immagini di Thomas Sankara se non in uniforme impeccabile.

Entrambi hanno dalla loro la gioventù, che li ha portati a pensare che tutto fosse possibile. E sono adottati dai giovani che li sentono vicini e che li hanno presi a modello.

Il Che personifica il romanticismo rivoluzionario, quello dei grandi spazi, della lotta armata portata alle stelle all’indomani dell’adesione all’estrema sinistra di una generazione di studenti. Vuole portare la rivoluzione nel mondo intero, creare fronti contro l’imperialismo, per indebolirlo e abbatterlo definitivamente. Anche Thomas Sankara ha pronunciato discorsi che facevano appello ai popoli dei paesi vicini; ma non essendo mancate reazioni che hanno messo il paese in difficoltà, eè tornato a toni più moderati.

Anche Thomas Sankara incarna un certo romanticismo rivoluzionario, ma in modo molto diverso, piuttosto nel sogno di un paese povero che ritrova la sua fierezza e la sua integrità appoggiandosi sulle sue forze e grazie al duro lavoro di tutti.

Valère Somé, un prossimo di Thomas Sankara, ci ha confidato un giorno, di aver suggerito, in un momento in cui le idee rivoluzionarie erano in regresso, di organizzare una ribellione; ma Thomas Sankara rifiutò. Il sogno di Thomas Sankara era di tirar fuori il suo popolo dalla miseria e per farlo «tutto quello che proviene dall’immaginazione dell’uomo è realizzabile dall’uomo» soleva dire. Thomas Sankara aveva sviluppato una forte solidarietà con i popoli in lotta. Ma la sua lotta e la realizzazione del suo sogno non potevano realizzarsi che alla testa del suo paese.

Non si sono mai incontrati: Thomas Sankara è morto quasi 20 anni dopo il Che.

Cuba si è difesa con le sue armi, fucilando coloro che tentavano di aggredire il paese, spesso finanziari direttamente dagli Stati Uniti. Era necessario? Ci guardiamo bene dal dare opinioni definitica. La morte di Fidel Castro ha dato occasione a parecchi media di soffermarsi sui diritti dell’uomo. Ma Cuba è rimasta dritta e fiera. Thomas sankara non ha voluto eliminare il suo amico che complottava contro di lui con molte complicitò. È morto assassinato. La rivoluzione del Burkina è morta con lui.

traduzione di Laura Gualeni – brigata traduttori

 


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