La scoperta della “kista”. La vera causa del decesso della sinistra

La scoperta della “kista”. La vera causa del decesso della sinistra

di Nuvola Rossa

 La sinistra? Una schifezza, divorata da «un vecchio tarlo, quello del tradimento». Di cui naturalmente i comunisti sono maestri, pronti in ogni circostanza a tirare «una martellata per conto proprio, sempre sullo stesso chiodo» come se gli altri non esistessero. Perciò – osserva un piagnucoloso Gian Antonio Stella, firma di punta del Corrierone e autore del best seller La casta, oltre che della sensazionale scoperta della «kista» –  Giuliano Pisapia ha poche possibilità di mettere insieme i cocci di una sinistra divisa e frammentata. «Perché sempre qui si torna: alla diffidenza ostile verso il «traditore». O a chi minaccia di diventare un «traditore». O che comunque un giorno potrebbe, chissà, rivelarsi un «traditore»». Come si vede, non c’è da stare allegri: siamo stati, e siamo, circondati da traditori. Passati, presenti e futuri.

         La sinistra è in grave difficoltà, o addirittura non esiste? È un dato di fatto. Ma invece di un’analisi circostanziata, la dotta firma di punta ci squaderna un insieme di luoghi comuni e di sciocchezze. Scontate e vecchie come il cucco. Una specie di insalata russa insipida e andata a male in cui c’è tutto e il contrario di tutto: Palmiro Togliatti ed Elido De Paoli, Maria Antonietta Macciocchi e Marco Rizzo, Fausto Bertinotti, Aldo Cucchi, Achille Occhetto, Luigi Meneghello, ecc. ecc. Nella quale, soprattutto, domina la «kista», un principio assoluto e universale, imposto «nel 1920 ad alcuni operai di una fabbrica sovietica di Tula»; e poi adottato – manco a dirlo – «alla scuola delle Frattocchie». Insomma, una parodia della storia e della realtà, a cui non varrebbe la pena di fare caso se non fosse presentata con grande rilievo sul principale organo dì informazione (si fa per dire) della stampa italiana. Naturalmente a scopo formativo, soprattutto delle giovani generazioni.

         Ci tolga una curiosità, Gian Antonio dott. Stella. Dove l’ha scovato questo vocabolo oscuro, minaccioso e menagramo?  Kista non si trova nelle opere di Lenin e di Stalin. E neanche in quelle di Trotsky o di Bucharin, che pure qualcosa avevano a che fare con gli operai di Tula. Diciamoci la verità, dottore: per raccontare un cumulo di sciocchezze non c’era bisogno di inventarsi una parola inesistente. O dobbiamo arguire che Ella non conosce la lingua russa? In tal caso avrebbe potuto documentarsi. Così sarebbe venuto a sapere che l’opera di pulizia svolta dai bolscevichi per un certo tempo nel loro partito contro arrivisti, opportunisti e poltronisti si denominava cistka. Un dettaglio, che uno come lei non avrebbe dovuto trascurare. Che credibilità può avere un giornalista, ovvero un professionista della parola, il quale butta nel mucchio vocaboli senza senso?

Ma, al di là della kista e della cistka, la verità è che lo scritto di Stella si raccomanda come un fulgido esempio di superficialità e disinformazione su un tema centrale di questo momento storico: la crisi della sinistra. Da cui in larga misura dipendono le sorti della nostra democrazia e perfino della nostra civiltà. Per trovare una soluzione all’altezza del tema sarebbe necessario uscire dal tatticismo senza respiro che liscia il pelo a Pisapia, e muovere dalle ragioni per le quali un intero ciclo storico si è definitivamente concluso: non solo con la fine del modello sovietico del movimento operaio, ma anche con quella del modello socialdemocratico. E di conseguenza indagare sul fatto incontestabile che oggi le lavoratrici e i lavoratori del nostro secolo, tutti coloro i quali per vivere devono lavorare, non hanno organizzazione né rappresentanza e rappresentazione politica.

Un enorme dato di realtà sistematicamente ignorato, che è, al tempo stesso, causa ed effetto della crisi della sinistra. Ma i sistemi politici privi della presenza dei lavoratori, vale a dire della stragrande maggioranza della popolazione, precipitano inevitabilmente in una crisi democratica verticale, come oggi accade non solo in Italia. Il dominio del capitale è tale e produce danni talmente gravi alle persone e all’ambiente, che in queste condizioni una sinistra ha senso se, facendo leva sui lavoratori e sulle lavoratrici del nostro tempo, si propone di lottare per il superamento dell’assetto capitalistico della società. Nella sua meschina rozzezza ce lo conferma proprio l’articolo di Stella, indice incontestabile del degrado, anche intellettuale, della classe dominante e dei suoi organi d’informazione. 

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