Venezuela, paramilitari attaccano una base dell’esercito

Venezuela, paramilitari attaccano una base dell’esercito

Geraldina Colotti

da Caracas

“La Forza Armata Nazionale Bolivariana informa il popolo venezuelano e il mondo intero che all’alba di oggi domenica 6 agosto 2017 si è prodotto un attacco terroristico di tipo paramilitare contro la 41ma Brigata Blindata dell’Esercito Bolivariano, ubicata a Valencia, Stato Carabobo…” Inizia così il comunicato del Generale Vladimir Padrino Lopez, ministro della Difesa venezuelano, rivolto al paese. A seguire, la conferma ufficiale dei dati già diffusi sui twitter e nelle reti sociali.

A compiere l’attacco al Fuerte Paramacay sono stati 8 individui, tra i quali 5 civili che indossavano uniformi militari e che sono stati arrestati. Altre due persone sono state uccise. Alla guida, un ex tenente disertore. Alcuni altri attaccanti, invece, sono riusciti a sottrarre armi ai soldati della base e sono fuggiti e risultano attivamente ricercati. In precedenza, il gruppo aveva diffuso un video registrato da un sottufficiale che tre anni fa era stato espulso dall’esercito per tradimento e ribellione ed era fuggito a Miami, e che risulta nch’egli catturato. Secondo il comunicato, il gruppo ha confermato di essere stato contrattato da militanti di estrema destra negli Stati Zulia, Lara e Yaracuy che hanno legami con “governi stranieri”.

La Fanb ha anche respinto una manifestazione di sostenitori dei mercenari. Non un colpo di stato, quindi, ma “un attacco paramilitare”. Un attacco “terrorista che è solo uno show propagandistico, un passo disperato” di chi persegue la via destabilizzante anziché quella del dialogo aperto dall’Assemblea Nazionale Costituente. L’Anc è stata inaugurata ieri e, come approvato all’unanimità, potrà estendere i suoi lavori fino a un massimo di due anni. La Fanb “rimane incolume, unita come un monolite, afferrata alle sue convinzioni democratiche e con il morale alto”, ha assicurato Padrino Lopez e ha ribadito il suo “fermo e incondizionato appoggio al presidente Nicolas Maduro, alla Costituente, alla Rivoluzione bolivariana” e alle sue conquiste che le “mire e gli interessi perversi di alcuni gruppuscoli” pretendono disconoscere.

Da qui “un appello a ogni donna e ogni uomo di questa terra, affinché come fratelli legati dalla storia e dalle nostre radici libertarie sappiamo trovare le soluzioni ai problemi all’interno della legalità. Un paese non si costruisce con la violenza e con il risentimento, ma con giustizia, cooperazione e comprensione”. Immediatamente dopo l’attacco, si è fatto vivo dagli Usa il senatore Marco Rubio, candidato alle primarie del Partito repubblicano statunitense, che ha attaccato Diosdado Cabello, dirigente chavista eletto all’Anc, definendolo “narcotrafficante”.

Cabello ha risposto in twitter: “Narco Rubio, alias Marco Rubio, il peggio della politica imperialista appare come il difensore dei terroristi dell’attacco. Già sappiamo da dove arriva tutto. Perderete mille e una volta». Dall’opposizione, il leader di Primero Justicia, Henrique Capriles, ha condannato invece l’attacco, affermando che il “cambiamento” deve arrivare “attraverso elezioni libere e democratiche”.

Dopo mesi di violenze e di invito al boicottaggio, la maggioranza delle destre ha deciso di partecipare alle elezioni regionali del prossimo dicembre. I candidati si stanno iscrivendo al Cne, nuovamente considerato affidabile dopo la campagna di discredito fin qui orchestrata… Intanto, dopo l’ex sindaco della Gran Caracas Antonio Ledezma, anche il leader di Voluntad Popular Leopoldo Lopez è tornato agli arresti domiciliari, da cui era stato prelevato per aver violato gli obblighi con ripetuti appelli al golpe.

Lopez ha chiesto di essere ascoltato dalla Commissione per la Verità, Giustizia e Riparazione alle Vittime che avrebbe dovuto istallarsi oggi, ma che è stata rimandata per via dell’attacco paramilitare che ha tenuti impegnati i vertici dello Stato. Lopez sarà ascoltato quanto prima, alla presenza delle vittime delle guarimbas”. Per quelle violenze, scoppiate nel 2014 e riprese tre mesi fa, è stato condannato a quasi 14 anni e ne ha scontati tre.

Nonostante l’allarme golpe diffuso speranzosamente dai media mainstream, le “guarimbas” non si vedono quasi più. Per le strade dei municipi governati dall’opposizione, restano detriti, spazzatura e tronchi divelti che le autorità non raccolgono. Vengono lasciati sui marciapiedi e vicino ai semafori per essere ll’occorrenza riattivati. Gli abitanti, però, respirano dopo essere stati sequestrati e taglieggiati per mesi. Ieri siamo stati a Los Chorros, nel municipio Sucre, zona di classe medio alta, uno dei principali focolai delle “guarimbas”.

Lì ha resistito, come un fortino assediato, una “comuna” in costruzione, di cui daremo conto nei prossimi giorni. Gran parte del paese guarda all’Assemblea Nazionale Costituente come a una grande speranza. Un momento storico, che contraddice la propaganda di guerra di chi vorrebbe presentare la democrazia partecipativa “e protagonista” del Venezuela come “la dittatura” di una sola persona, Nicolas Maduro. Una speranza che riposa soprattutto nelle mani dei giovani che hanno ottenuto un risultato storico: il 72% del 545 costituenti eletti ha meno di 35 anni. Le frange oltranziste dirette da fuori, però, vorrebbero giocarsi il tutto per tutto.

L’Anc, sentito il parere del Tribunal Supremo de Justicia, che aveva aperto un procedimento contro la Fiscal General Luisa Ortega, l’ha sospesa dall’incarico mentre si istruisce il processo. Lei si è fatta fotografare fra due motociclisti mentre lasciava precipitosamente il suo ufficio: “Si è calata la maschera, è diventata l’eroina dei guarimberos”, ha detto ieri il presidente durante la trasmissione Domingo con Maduro. Intanto, il chavismo respinge l’attacco internazionale, con l’appoggio dei governi progressisti dell’America latina e delle organizzazioni popolari, che faranno la loro parte nell’ambito della “commissione internazionale” dell’Anc.

Il Mercosur ha sospeso all’unanimità e per un tempo indefinito il Venezuela dall’organismo internazionale. Il Vaticano ha scomunicato l’Anc. Il ministro degli Esteri, Jorge Arreaza, ha ricordato il paradosso del Brasile, il primo che avrebbe dovuto essere sanzionato per essere frutto di un golpe istituzionale e che invece ora sospende illegalmente il Venezuela violando le stesse procedure del Mercosur: insieme ad altri paesi neoliberisti e post-golpisti (Paraguay) e con l’avallo dell’Uruguay.

In una intervista con l’emittente argentina Radio Rebelde, durante la trasmissione di Padre Juan Carlos Molina, Maduro ha accusato il suo omologo Mauricio Macri di essere “un impiegato di Washington” e il governo che presiede “una miserabile oligarchia”. Quanto al Vaticano, il presidente ha distinto la posizione del papa “che è un difensore dei poveri” da quella delle gerarchie ecclesiastiche, “alleate ai settori che detengono il potere e i privilegi”.

Attraverso la radio, Maduro ha potuto parlare con Milagro Sala, leader indigena argentina della Tupac Amaru di cui si attende la liberazione. Milagro ha espresso solidarietà al presidente bolivariano che ha risposto: “Presto ci daremo un abbraccio di vittoria”.


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