Karl Marx vive a Centocelle

Karl Marx vive a Centocelle

Stefano Galieni

Centocelle, periferia sud est di Roma, quartiere popolare un tempo parte integrante di quella “fascia rossa” che caratterizzava la capitale. Un quartiere  vivibile, rispetto ai tanti mostri creati dall’urbanistica degli anni Settanta, con palazzine basse, spazi verdi e piazze per incontrarsi. Un quartiere ancora capace  di vita sociale, abitato da anziani ma ancora da giovani- il  prezzo di un affitto è abbordabile – un quartiere multiculturale da sempre, in cui ci sono moschee, o meglio centri culturali isamici spesso non ancora regolarizzati, ma in cui non sembra di scorgere forti tensioni. Le bande neofasciste hanno messo piede anche qui, come in ogni periferia, sottraendo consenso e identità ai figli di lavoratori, ma resta ancora una sensibilità che respinge certa teppaglia. Lo si è visto alla manifestazione dopo la morte orrenda di Elisabeth, Angelica e Francesca, arse vive in un camper per un incendio doloso che ancora non ha trovato un responsabile  certo, colpevoli solo di essere rom e povere. Alla manifestazione che si è tenuta pochi giorno dopo il quartiere era presente numeroso, qualcuno  aveva scritto su uno striscione “Sono morte del quartiere” rompendo quel meccanismo voi / noi che separa e allontana fra loro gli sfruttati. E proprio a Centocelle, in Via delle Acacie 88 abbiamo inaugurato sabato scorso la nuova sede del circolo del Prc S.E: intitolato appunto al vecchio saggio di Treviri. Una serata particolare, per  certi versi emozionante e di spessore politico, a cui ho avuto il piacere di partecipare  insieme al tesoriere nazionale Marco Gelmini, al segretario della Federazione di Roma, Vito Meloni, e, soprattutto, insieme e a tante compagne e tanti compagni sia iscritti a quel circolo, rimasto chiuso per mesi, sia ad altri circoli, venuti a portare i saluti, sia non iscritti. Uno spazio sinceramente bello, accogliente, animato che consente  e consentirà di fare iniziative aperte al quartiere e alla cittadinanza, con un terrazzo di cui ancora definire l’uso, una cucina e locali ampi, puliti che costringe a fare una riflessione. In condizioni di ristrettezze economiche micidiali, il partito, chi gli da vita a livello territoriale come a livello nazionale, ha deciso di investire sul radicamento nelle periferie abbandonate, sa che si dovrà procedere a fatica e con molte accortezze ma che è possibile ricostruire veri e propri presidi di democrazia e di socialità. Mentre attendevo che iniziasse il dibattito, sulla strada, e poi dopo in attesa della cena, passavano persone, si fermavano, guardavano incuriosite.  Sabato non sono entrate ma non è detto che se posti del  genere  divenissero luoghi in cui si garantiscono servizi, si continua il lavoro che già viene portato avanti da alcune compagne e compagni su temi specifici come le BSA, le tematiche GLBTQI, il lavoro  e il precariato, l’accoglienza ed altri, il circolo Karl Marx non diventi uno degli spazi necessari in cui colmare la distanza fra la politica come viene raccontata nei talk show e i problemi reali delle persone. È possibile, non è dato ma si può fare e si tratta di una sfida, come è stato detto soprattutto dalle compagne del circolo, di responsabilità da condividere. A Centocelle ricomincia una avventura, il circolo riapre per la terza volta, tanto è che durante il dibattito venivano proiettate foto che ricordavano la storia di quel luogo e di quel lungo  lavoro e c’è stato chi ironicamente ha detto “speriamo di avere almeno sette vite come i gatti”, beh lunga vita al circolo e ai tanti come quello che potrebbero sorgere o crescere con l’impegno comune, ritornando alla logica della militanza. Negli interventi che si sono susseguiti nel dibattito, una cosa è stata ribadita più volte. La Rfondazione Comunista di 15 anni fa, degli apparati elefantiaci  e delle spese enormi non esiste più. Chi milita oggi nel nostro partito ha accettato  una scommessa controcorrente da ogni punto di vista, ha accettato di impegnare tempo da sottrarre al lavoro, alla vita privata, al riposo, in nome della possibilità di contribuire a ridare a questo paese una sinistra di cui c’è disperatamente bisogno. Una sinistra che non  si rinchiude dentro i nostri confini,  dentro le nostre sedi, ma che delle nostre sedi, delle nostre persone e delle nostre bandiere ha bisogno.

centocelle2La serata di sabato è stata anche una piacevole festa in cui si riannodavano le fila di un pensiero collettivo, alcuni compagni  si sono reiscritti o iscritti per la prima volta. Un segnale piccolo che ci dovrebbe non solo far riflettere ma cominciare ad agire. In tutto il paese. Grazie alle compagne e ai compagni per la bella serata.


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