Cuba: intervista a Mariela Castro. Per una scuola senza omofobia, né transfobia!

Cuba: intervista a Mariela Castro. Per una scuola senza omofobia, né transfobia!

di Ida Garberi * 

 

“Di per se stessa, l’omosessualità è limitante quanto l’eterosessualità: l’ideale sarebbe essere capaci di amare una donna od un uomo, od indifferentemente un essere umano, senza avvertire paura, inibizione od obbligo”

 (Simone di Beauvoir) 

 

  La Giornata Cubana contro l’Omofobia e la Transfobia dedica la sua decima edizione alla prevenzione del bullismo omofobico negli spazi scolastici, tenendo in conto che in numerose ricerche delle scienze sociali, giuridiche e mediche realizzate a Cuba, questo fenomeno appare come una realtà che, benché ancora invisibile, sussiste nei centri educativi del paese, come riflesso del pregiudizio sociale più ampio verso le persone con orientazioni sessuali ed identità di genere diverse. 

 

È importante enfatizzare che la Giornata Cubana contro l’Omofobia e la Transfobia si dirige a tutta la popolazione e non esclusivamente alle persone LGBT, si inserisce dentro gli sforzi per il rinvigorimento di valori basati sui principi di uguaglianza e non discriminazione nella società cubana e costituisce il riassunto del lavoro permanente realizzato durante tutto l’anno, con altri sviluppi e risultati in varie sfere, che evidenziano il compimento della politica del paese al riguardo. 

 “Il problema maggiore che affrontiamo è che non c’è coscienza, non si sa che il bullismo omofobico negli spazi scolastici esiste, non sussiste una conoscenza sufficiente per identificare in che momento si stanno esteriorizzando questo tipo di fenomeni”, mi espone Mariela Castro, direttrice del Centro Nazionale di Educazione Sessuale (CENESEX) a Cuba, pochi minuti dopo che si è conclusa la Conga per la Diversità (Gay Pride cubano), tenutasi a L’Avana, il 13 maggio 2017. 

 Con soddisfazione, in questo 10º anno consecutivo che si sviluppa la manifestazione contro l’omofobia e la transfobia, si poteva constatare che ancora più gente stava partecipando a questa festa di colori ed allegria, in confronto alle edizioni anteriori; Mariela mi confessa che aveva paura che le persone respingessero un tema che coinvolge la scuola, “la gente è diffidente, perché sempre i genitori vogliono che tutto quello che si fa nella scuola sia il meglio per gli alunni. A volte, per pregiudizio, avrebbero potuto fare resistenza o esprimere il loro malessere perché avevamo scelto la scuola come tema centrale. Per questo motivo, questo anno cerchiamo di avere ancora più spazio nella televisione, nella radio, nella stampa, nelle reti sociali, per dare spiegazioni esaustive alla popolazione del perché questo anno il centro di tutto sono le scuole.”  

“Nelle prime tappe della vita, la scuola è uno degli spazi più importanti di formazione dell’essere umano, dove i bambini e le bambine convivono insieme la maggioranza del loro tempo nel corso della settimana, ed inoltre la scuola ha anche un’importanza fondamentale per l’educazione della famiglia”. “Vogliamo sensibilizzare e creare coscienza affinché si riconoscano da subito fenomeni di violenza o di bullismo scolastico di stampo omofobo e transfobico”. “Dobbiamo ringraziare per la collaborazione il Ministero di Educazione; il CENESEX deve segnalare ogni situazione, con l’obiettivo che non si consideri normale, perché ogni esperienza negativa nella scuola è molto dannosa per i bambini e per le bambine in processo di crescita”. “Inoltre, il bullismo è un maltrattamento ripetitivo, ancora più dannoso a livello emozionale, non possiamo permetterlo in una società col progetto rivoluzionario che sostenta Cuba, con gli aneliti che abbiamo per la nostra gioventù.” 

 Domando a Mariela, un poco scettica, se ha ricevuto un buon appoggio nel Ministero di Educazione, o se hanno fatto molta resistenza quando il CENESEX ha presentato il progetto: “In un primo momento i funzionari si sono irrigiditi, ma dopo avere dialogato ed interagito, si resero conto che siamo sulla stessa lunghezza d’onda; quindi ci diedero il loro appoggio fondamentale. In questi due anni fortificheremo ancora di più il programma nazionale di educazione sessuale nella scuola, con maggior enfasi nella preparazione dei maestri e delle maestre, principalmente nelle carriere pedagogiche, collaborando anche col Ministero di Educazione Superiore.” 

 “Perché i maestri e le maestre? Perché sono loro gli attori principali del processo di trasformazione sociale della coscienza e della scuola, devono essere generatori di cultura di rispetto, di pace e di convivenza tra le persone.” 

 “Per stimolare questi temi faremo anche un concorso di buone pratiche pedagogiche, saranno studi appoggiati dall’Unesco che sta lavorando contro il bullismo scolastico di stampo omofobo e transfobico dal 2011.” 

 L’ultima domanda tocca un tema molto spinoso per Cuba: il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Mariela conferma che da tempo si stanno promuovendo gli stessi diritti di matrimonio per le persone LGBT, ma “fino a quando non si cambierà la Costituzione non potremo discutere il matrimonio per le coppie dello stesso genere”. “Ma non abbiamo perso tempo, da vari anni si stanno facendo workshop con esperti ed esperte, per avere già pronti alcuni pacchetti legislativi e presentarli nel momento che cambierà la Costituzione, come si è accordato nell’ultimo Congresso del Partito. Il punto fondamentale è che è già parte delle politiche del Partito, che significa che esiste la volontà politica dello Stato.” 

Inoltre, aggiungo io, perché resistere tanto al matrimonio omosessuale? Come ha detto, con la sua ironia meravigliosa la famosa attrice Whoopi Goldberg: “Se non ti piace il matrimonio gay, non ti sposare con un gay!” 

 

* corrispondente di Cubainformación a Cuba

articolo originale http://idagarberi.blogia.com/2017/052301–por-escuelas-sin-homofobia-ni-transfobia-me-incluyo-.php

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