CETA e TTIP: In Europa la democrazia batte un colpo, anzi, due!

CETA e TTIP: In Europa la democrazia batte un colpo, anzi, due!

Elena Mazzoni

Due ottime notizie questa settimana per la Campagna Stop TTIP a cui Rifondazione ha aderito convintamente sin dalla nascita.

Due sonore bocciature, arrivate dalla Corte di Giustizia Europea, alla volontà della Commissione di escludere i cittadini dalla discussione intorno al commercio europeo.

Ma andiamo con ordine.

Mercoledì 10 maggio, proprio mentre la rete europea delle Campagna Stop TTIP era riunita nel periodico incontro di strategia a Bruxelles, è giunto il pronunciamento della Corte europea di Giustizia che, dopo 30 mesi, ha annullato la decisione della Commissione europea di non registrare la European Citizens Initiative promossa dai movimenti contro il TTIP e che aveva raccolto più di 3.000.000 di firme.

Nelle motivazioni della sentenza, qui il comunicato stampa ufficiale della Corte si legge chiaramente che l’iniziativa dei cittadini non era affatto priva di fondamento giuridico e “suscitava legittimamente e tempestivamente un dibattito democratico”.

La Corte di giustizia condanna severamente la Commissione, invalidando la sua decisione e ponendosi a salvaguardia della democrazia.

Quello che è fondamentale ora è che la Commissione venga interrogata sulla sua decisione e ne renda conto ai cittadini attraverso il Parlamento europeo che li rappresenta, come è nelle intenzioni dell’ europarlamentare Forenza e del gruppo GUE/NGL che chiederanno alla Commissione di rendere conto della maniera in cui è stata frettolosamente rigettata un’istanza democratica di milioni di cittadini.

La seconda buona notizia è che il 16 maggio, sempre la Corte europea di Giustizia, ha emesso un parere cruciale per il futuro della politica commerciale dell’Ue e dei suoi accordi di libero scambio, stabilendo che l’accordo commerciale con Singapore, siglato nel 2013, non può essere concluso e ratificato dalle sole istituzioni dell’Unione europea, in quanto contiene disposizioni che rientrano fra le competenze “concorrenti” dell’Ue e degli Stati membri, o addirittura nella competenza esclusiva degli Stati.

I giudici comunitari affermano che, le disposizioni relative agli investimenti esteri, diversi da quelli diretti e quelle relative alla risoluzione delle controversie tra investitori e Stati, non rientrano nella competenza esclusiva dell’Unione.

Tale interpretazione del Trattato Ue farà sicuramente giurisprudenza per tutti gli accordi di questo tipo conclusi, o che saranno conclusi in futuro dall’Ue che non potranno essere sottratti alla ratifica nazionale da parte di tutti gli Stati membri e, permettetemi di dire: “noi lo sapevamo”.

Al di là della propaganda della Commissione e del nostro governo che, a mezzo di una lettera firmata dal Ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, un anno fa confermava la disponibilità dell’Italia a esautorare il suo Parlamento e gli altri in Europa dal loro potere di ratifica dei trattati commerciali nel caso dell’accordo di liberalizzazione CETA, rompendo l’unanimità richiesta tra i Paesi europei per rigettare la richiesta  della Commissione di far approvare al solo Parlamento Ue il trattato, i Parlamenti non possono essere esautorati così facilmente, la democrazia non può essere schiacciata, essa risorge comunque e questa settimana l’ha fatto per ben due volte!

Adesso più che mai bisogna raccogliere le forze e le idee per combattere, con tutti gli strumenti a nostra disposizione, il CETA e il TTIP, è il momento.


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