“Accanto ai cittadini in attesa di un’assemblea pubblica”

“Accanto ai cittadini in attesa di un’assemblea pubblica”

Elena Mazzoni

 

“Disastro ambientale”; “Dati Arpa poco preoccupanti”; “Disastro ecologico”; “Rischio ambientale contenuto”.

La schizofrenia di chi amministra Pomezia e la Città metropolitana di Roma fa a gara con quella di chi fa opposizione, in un susseguirsi di dichiarazioni contrapposte e rimpalli di responsabilità.

Quello che invece è certo, a 4 giorni dal rogo della ECO X di Pomezia, azienda privata di stoccaggio, raccolta e smaltimento di rifiuti industriali, è che c’era amianto sulla copertura del capannone andato in fiamme venerdì scorso. Il procuratore di Velletri Francesco Prete, che indaga per l’ipotesi di incendio colposo sul rogo fa sapere in una nota che la Asl ha comunicato “i primi e parziali esiti delle analisi su campioni, ovvero frammenti di lastre ondulate della copertura interna ed esterna al capannone, repertati sul sito” e dalle prime verifiche “ha rilevato la presenza di amianto sul materiale campionato, pur non essendo ancora in condizione di misurare l’entità di tale sostanza nociva e, di conseguenza, il grado di inquinamento eventualmente generato dal cemento amianto”.

“Tale risultanza – sottolinea il procuratore – verrà portata a conoscenza delle competenti autorità amministrative già oggi. L’Arpa sta svolgendo verifiche sulla presenza nell’aria di particolato, di diossina e di idrocarburi. Sono pertanto in evoluzione i piani di monitoraggio di Asl e di Arpa al fine di valutare l’impatto delle emissioni nell’aria e sul suolo e si prevede che nella giornata di venerdì 12 maggio possano pervenire alcuni dati significativi.

Nella mattinata di martedì 9 maggio si è svolta, presso la sede dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Lazio, una riunione alla quale hanno partecipato, oltre all’assessore Mauro Buschini, il sindaco di Pomezia, l’Arpa Lazio, i Vigili del Fuoco e la Asl Rm 6.

In una nota della Regione Lazio si legge che, “nel corso della riunione l’Arpa Lazio ha consegnato agli altri enti il modello che individua l’ area nelle quali con più probabilità potrebbero esservi state ricadute di sostanze inquinanti sulle quali, pertanto, concentrare le analisi di suoli, acque e prodotti della filiera agroalimentare. In attesa delle risultanze dell’attività di monitoraggio, già avviata dopo l’incendio, riferita a diossine e amianto, sono state fornite dalle Autorità sanitarie al Sindaco di Pomezia, a seguito delle ordinanze emanate nei primi giorni a titolo precauzionale, alcune indicazioni da fornire a cittadini e residenti nell’area interessata dall’incendio momentaneamente allontanati dalle proprie abitazioni”.

A neppure un anno dal rogo della discarica di Roncigliano, di cui ancora si attende la chiusura delle indagini della procura che ne accerti le cause, il territorio ed i cittadini dei Castelli Romani e della Litoranea tornano ad essere brutalmente aggrediti, stavolta in modo assolutamente preoccupante. Il balletto politico del rimbalzo di competenze tra Regione e Comune sembra dimenticare i cittadini, le aziende del territorio, gli animali, le coltivazioni.

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha diramato, nella giornata di lunedì 8 maggio, il primo bollettino dell’unità di crisi con annesso il decalogo a difesa del cittadino proprio mentre Arpa diffondeva i dati sulla concentrazione del PM rilevato dalle centraline, livelli 3 volte superiori ai limiti di legge.

Chi pagherà per tutto ciò? Da due anni sono entrati finalmente in vigore nel nostro paese gli “eco reati ed in questo caso, si potrebbero ipotizzare i reati di inquinamento o disastro ambientale. Il primo, punisce con la reclusione da 2 a 6 anni “chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili… dell’aria…, di un ecosistema”; mentre il secondo prevede la reclusione da 5 a 15 anni se “abusivamente” si provoca l’alterazione grave o irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema ovvero “l’offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per l’ estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero di persone offese o esposte al pericolo”.

In attesa di un’assemblea pubblica, Rifondazione Comunista di Anzio-Nettuno, Federazione Castelli Litoranea, in un comunicato dichiara: “Oltre la rabbia e la frustrazione per un disastro che era evitabile ci chiediamo: quante altre situazioni analoghe ci sono nel nostro territorio? Secondo il rapporto regionale sulle ecomafie, nel solo 2015 nel Lazio si sono verificati 2255 infrazioni ambientali con 6 arresti e 540 sequestri. La mancata pianificazione, gestione e controllo nel settore dei rifiuti ci sta consegnando un vero e proprio campo minato. Dove sono le istituzioni? L’ARPA, che nel Lazio conta soli 500 dipendenti contro i circa 1000 delle agenzie Lombarde, Venete e Piemontesi, non ha poteri autorizzativi né regolamentari come in altri paesi. Inoltre la Regione Lazio, che da anni non si dota di un Piano Regionale dei Rifiuti come previsto dalla legge nazionale, ne sta per adottare uno che rischia di essere un mega-condono di impianti già autorizzati in situazioni analoghe a quello di Pomezia e spesso in zone del tutto inadeguate”.

Aspettando nuovi dati dall’Arpa, auspichiamo che la politica esca dalle stanze della polemica e scenda accanto ai cittadini, in difesa dei diritti e dei territori.

 


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