Il 1° maggio della “sinistra che non si vergogna”

Il 1° maggio della “sinistra che non si vergogna”

di Roberto Ciccarelli

Renzi vestito con il cravattone da premier, con il tono “torniamo a comandare”, sul palco gonfio di notabilato, convinto che il 4 dicembre non sia accaduto nulla, ha intestato ai 2 milioni delle primarie Pd tutte le riforme del suo governo, a partire dal Jobs Act. “Vince chi non si vergogna di quanto fatto a partire da Jobs act. Se ci sono 700mila posti di lavoro in più non possiamo far finta di vergognarcene, il Jobs act è una delle cose più straordinariamente di sinistra fatte”. Gli ormai famosi “700 mila posti di lavoro” ricordano il milione di posti di lavoro promessi da Berlusconi. In realtà sono la somma dei contratti di lavoro “accesi” dal 7 marzo 2015, quando è entrato in vigore il Jobs Act. Quella “riforma” che a febbraio ha prodotto +30% licenziamenti disciplinari nelle aziende over 15. Con il taglio degli sgravi da 11 miliardi alle imprese, -12% contratti a tempo indeterminato a febbraio 2017. Rispetto alla propaganda permanente dell’incravattato i dati Inps raccontano un’altra realtà, quella della dinamica del mercato del lavoro che non può essere rappresentata con una somma, ma con un saldo tra assunzioni e cessazioni dei contratti. Il valore va misurato su base annua, e non con la somma del biennio come fa invece Renzi. Per l’Inps il saldo dei primi due mesi del 2017 risulta positivo: +352 mila. Ma bisogna guardare le tipologie dei contratti contenuti in questa cifra. Ci sono i contratti a tempo indeterminato (+33 mila), ma la crescita è trainata dai contratti di apprendistato (+35 mila) e dai contratti a tempo determinato (+284 mila inclusi i contratti stagionali). Rispetto all’anno precedente il Jobs Act ha prodotto un saldo positivo tra assunzioni e cessazioni di soli 18 mila contratti, la metà di quelli del 2016 e il 15 per cento di quelli dei primi due mesi del 2015 (Osservatorio sul precariato Inps). Continua la guerra delle cifre, e la “post verità” della “sinistra”. il Jobs Act, “la cosa più di sinistra”, è un altro modo per produrre precarietà per legge. E’ il primo maggio della “sinistra che non si vergogna”.

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