28: il più grande sciopero nella storia del Brasile

28: il più grande sciopero nella storia del Brasile

Il 28 aprile 2017 in Brasile è stato proclamato uno sciopero generale contro le misure illegali e antisociali promosse in modo illegittimo dal cosiddetto governo Temer che occupa i palazzi del governo da agosto 2016. Seguono alcune valutazioni sullo sciopero stesso, che ha visto una vasta partecipazione unitaria. La nostra compagna Teresa Isenburg ha tradotto alcuni articoli dai siti dell’opposizione brasiliana al governo golpista di Temer.

Lo sciopero è stato il più grande della storia del Brasile

Venerdì 28 aprile è stato uno di quei giorni che i brasiliani ricorderanno per molto tempo e che sarà un segno costitutivo della storia del paese. Il grido dello sciopero era sulla bocca dei lavoratori. L’unione fra diversi settori della società era come un flirt fra innamorati che non può aspettare.

Ed è stato così con l’unità delle centrali sindacali, con la chiamata di cattolici evangelici, umbandisti che oggi mescolano i loro colori e incrociano le braccia nel più grande sciopero del Brasile

Solo non hanno partecipato coloro che ritengono che siano i lavoratori e i più poveri che devono pagare il conto della crisi, in combutta con chi ricatta ogni giorno lo Stato brasiliano. Ma di loro nessuno ha sentito nostalgia, oggi loro sono stati inesistenti, perché volevamo incontrare solo chi era in sciopero, costruendo, dibattendo, facendo picchetti e manifestazioni.

Questo sciopero entra nella storia per inserirsi nel contesto complesso e difficile, di grande fragilità e crisi delle istituzioni brasiliane. E per questo, questa unione tanto attesa è anche così importante.

Che cosa fa sì che la maggiore città dell’America Latina rimanga totalmente vuota? La minaccia di un tornado, un attentato di organizzazione criminale? No, non è stata una minaccia, è stata la lotta in difesa delle pensioni e questa forza così grande solo si spiega con l’unione e il coraggio dei settori che hanno costruito lo sciopero.

Le foto delle città vuote, degli autobus in fila, delle banche e dei metro chiusi gridavano: ancora sognamo, siamo vivi, lottiamo e lotteremo per molto tempo. Infine, come negli scontri che altre generazioni prima delle nostre hanno attraversato, la resistenza e il brillare degli occhi dicono di continuare a credere che un altro mondo è possibile.

Il Brasile oggi può dormire più tranquillo, non per avere conquistato il ritiro della riforma della Previdenza dall’ordine del giorno, ma per essere più maturo per gli scontri in difesa delle pensioni, delle leggi sul lavoro e della riconquista della democrazia, della crescita e dell’occupazione.

Chi ha partecipato allo sciopero e alle manifestazioni di oggi, dopo molto tempo di agonia, può anche mettere la testa sul cuscino e dormire meglio: per oggi, il compito è stato molto ben fatto. 

Lo sciopero generale ha avuto l’adesione di diverse categoria in lotta per la difesa della Previdenza. Secondo le centrali sindacali 35 milioni hanno partecipato alle paralizzazioni e alle proteste nel Brasile intero.

A San Paolo, i lavoratori della metropolitana si sono fermati anche in presenza di richiesta di comando da parte del governatore Geraldo Alckmin per svuotare il movimento. I guidatori anch’essi hanno interrotto le loro attività dalla mezzanotte di oggi (28 aprile). 

Professori delle scuole comunali, statali e private hanno partecipato in massa in tutto il Brasile. Bancari, lavoratori del settore petrolifero, metallurgici hanno anch’essi aderito. Nell’area industriale dell’ABC,culla dello sciopero del 1979, sei case automobilistiche e 60.000 lavorator hanno incrociato le braccia in difesa del sistema pensionistico e contro la riforma del lavoro, approvata questa settimana alla Camera dopo varie manovre.

A Porto Velho, oltre 7000 persone sono andate in piazza contro le riforme. In Parà, dove l’adesione di bancari e professori è stata massiccia, 100.000 persone hanno bloccato strade, vie, viali con manifestazioni e picchetti. Grande è stata la mobilitazione nel Nordeste.

In Minas Gerais, solo nella capitale Belo Horizonte, 150.000 persone hanno partecipato in vario modo. A San Paolo, oltre  alla forte paralizzazione dei servizi essenziali, come Sabesp (acqua), educazione e trasporto pubblico, alla fine della giornata circa 70.000 persone hanno preso parte alla manifestazione che si è concentrata in Largo da Batata ed è andata fino alla casa del cosiddetto presidente Michel Temer, principale autore delle proposte che tolgono diritti ai lavoratori. A Rio de Janeiro 40.000 persone hanno partecipato alle iniziative e sono state fortemente represse da ingiustificati attacchi della polizia militatre/PM. Mato Grosso ha riunito circa 30.000 persone, Mato Grosso do Sul oltre 60.000, Rio Grande do Sul 50.000, Paranà 30.000.

 Una delle strategie dei movimenti sociali è stata la realizzazione di blocchi nelle principali vie di comunicazione. Solo a San Paolo, secondo la Segreteria di sicurezza pubblica dello Stato, ci sono stati 50 blocchi.

Anche fra i movimenti che hanno realizzato i blocchi vi è stata una interessante unità: Movimento dei Lavoratori senza Tetto (MTST), Movimento dei Senza Terra (MST), Coordinamento dei Movimenti Popolari, Movimento dei Colpiti dalle Dighe (MAB), Movimento dei Piccoli Agricoltori e Coordinamento Nazionale delle Associazioni per l’Abitazione hanno realizzato azioni coordinate per chiudere i punti strategici in prossimità di aeroporti, terminali di autobus e metro fin dall’alba.

L’azione ha avuto come risposta da parte della polizia militare/PM molta repressione con oltre 20 persone arrestate solo a San Paolo.

La parola sciopero generale è stata una delle più cercate in internet negli ultimi giorni. Tendenza che si è confermata oggi (28 aprile). Dalle 4 del mattino dello stesso giorno la parola più commentata su Twitter è stata #BrasilEmGreve.              

L’hasting utilizzata in modo allineato da tutti i veicoli, mezzi, attivisti e i cosiddetti influenziatori digitali del campo progressista per oltre 10 ore è stato al primo posto fra gli argomenti più utilizzati nelle reti e ha sbancato i successi dell’industria culturale nord americana.

(Fonte: Frente Brasil Popular Traduzione di Teresa Isenburg)

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Lo  sciopero generale rafforza la lotta democratica, che crescerà

Con l’adesione di 35 milioni di lavoratori, secondo leaders sindacali, lo sciopero generale avvenuto oggi, 28 aprile,  può essere il maggiore  vista in Brasile.

La  sua  importanza non è solo numerica. L’estensione dello sciopero (sia geografica, dal momento che ha coinvolto l’intero paese, che sociale, avendo mobilitato quasi tutti i settori della società) è rivelata da alcuni indicatori che mostrano che il popolo sente il suo futuro minacciato di fronte alla perdita di diritti che il governo golpista cerca di imporre.  Alcuni  fattori vanno presi in considerazione nella valutazione dello sciopero.

 Il  popolo ha partecipato allo sciopero con atteggiamento pacifico, fermezza e e allegria, senza accettare provocazioni. Altro aspetto è la grande unità della  popolazione e di entità rappresentative (sindacati, artisti di sinistra e organizzazioni sociali)  nella lotta per obiettivi comuni e riconosciuti da tutti: contro le “riforme” del lavoro e della Previdenza, e contro la legge di terziarizzazione illimitata, misure estremamente reazionarie e contro il popolo e i lavoratori, che il governo illegittimo di Michel Temer cerca di promuovere.

 Il fattore fondamentale che dà a questo sciopero il suo enorme peso storico  è l’ampio appoggio di importanti settori della popolazione: ad esempio la partecipazione di entità della società civile come la OAB (Organizzazione degli avvocati del Brasile), la CNBB (Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile), chiese evangeliche storiche, settori del Ministero Pubblico del Lavoro e altre entità democratiche. Tutto ciò rivela il forte impegno nella resistenza democratica e popolare  contro il governo uscito dal colpo di Stato del 2016.

 Il governo golpista e i mass media che lo appoggiano (in primo luogo la Rete Globo) hanno cercato di mistificare il grande movimento. Il governo ha parlato di “confusione” e di “sciopero dei privilegiati”, ripetendo logori argomenti della destra conto la lotta. I mass media padronali hanno seguito un cammino simile e hanno tentato di nascondere lo sciopero. Esempio è stato il notiziario sulla città di San Paolo che ha vissuto un venerdì anomalo, silenzioso e con poco traffico e pochi ingorghi: la  televisione ha cercato di nascondere l’effetto dello sciopero in questa grande e agitata metropoli.

 Lo sciopero generale, che ha paralizzato soprattutto trasporto collettivo, fabbriche, scuole e altri servizi, ha mostrato la forza di cui dispone il popolo quando lotta unito per obiettivi che coinvolgono tutti, come la resistenza alla perdita di diritti, fra i quali la pensione, e contro la fine del Testo unico sul lavoro, che l’illegittimo Michel Temer vuole imporre ai brasiliani.  

E’ necessario che la forza popolare abbia ripercussione presso i parlamentari nella Camera dei Deputati e in Senato, dove le rigettate “riforme” di Temer vengono decise. I parlamentari devono   tenere conto nelle loro decisioni della forza che il popolo ha mostrato in questo sciopero generale.

 “La società comincia a manifestarsi in modo positivo” e riconosce la lotta come legittima e necessaria dicendo che “le cose come stanno non possono durare”, ha sottolineato   Adilson Araújo, presidente della CTB (Confederazione dei lavoratori e delle lavoratrici del Brasile). E ha ragione. Dopo questo 28 aprile la lotta per i diritti del popolo e dei lavoratori non sarà più la stessa. La lotta per la democrazia e contro il governo illegittimo nato dal colpo di Stato del 2016 ha raggiunto un nuovo livello e la resistenza progressista crescerà.

 

(Fonte: Vermelho 29 aprile 2017 

Traduzione Teresa Isenburg)

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Giornalisti liberi sullo sciopero

       Circa 40 milioni di lavoratori a braccia conserte; atti e manifestazioni in tutti gli stati del paese e nel Distretto Federale; trasporto pubblico, banche e fabbriche ferme; negozi chiusi; appoggio delle chiese cattoliche, evangeliche e di diverse entità della società civile. Il Brasile ieri ha vissuto il maggiore sciopero generale della sua storia.

Un fatti inedito, si sono viste le principali centrali sindacali unirsi nell’appello alla paralizzazione, unità che è una delle chiavi per spiegare il successo del movimento. Altrettanto importante è stata la mobilitazione spontanea di collettivi formatisi in aree in cui il sindacalismo non arriva. Molte relazioni danno conto di atti e manifestazioni organizzate direttamente a partire dalla base, soprattutto nel Nord e nel Nordeste del paese.

 

Ecco  i fatti che la grande stampa cerca di abolire nei suoi servizi. La sua narrazione menzognera ha seguito la stessa impostazione di prima dello sciopero. Tali mezzi di comunicazione hanno nascosto  più che hanno potuto la realizzazione del movimento. La manipolazione non ha conosciuto limiti. Si sono ubriacati nell’illusione che una bugia ripetuta mille volte finisca per diventare verità.

Alla vigilia la pricipale rete TV del  Brasile (non dei brasiliani) ha semplicemente cancellato dal suo notiziario il fatto che ci sarebbe stato lo sciopero. Non un accenno. Il giorno dopo, tuttavia, è stata obbligata a mettere in campo quasi tutti i suoi giornalisti perché uno sciopero che, secondo loro, non sarebbe successo …  Il cambiamento parla da solo. Lo sciopero era una realtà che neppure il clan miliardario del gruppo poteva ignorare.  La narrazione del grande capitale, diffusa da coloro che gli prestano servizi e obbedienza, si è ammantata dello stesso tono fallace di fronte al successo dello sciopero generale. Sabato 29 aprile  i grandi giornali ancora si contorcevano per ridurre il movimento ad una  paralizzazione localizzata e inespressiva, cosa di minoranze. Il contrasto con le foto è  brutale.  

 

 Il governo golpista ha recitato lo stesso script. Non sorprende: tutta farina dello stesso sacco. Durante  lo sciopero, Temer e la camarilla che (s)governa il paese ha sguinzagliato ministri di secondo piano per sbrodolare falsificazione.  Il capo del gruppo, Michel Temer, si è ritirato nel confort del palazzo. Aveva pensato di fare un pronunciamento alla  nazione per festeggiare il supposto rovescio del movimento. Ha desistito, e si sa perché. Ha preferito una nota di cui è difficile ricordare l’inizio, il centro e le fine. Non per caso. Con una popolarità al 4%, respinto dal 92% della popolazione, odiato dal popolo, snobbato dal papa e esposta ad  accuse di avere comandato il furto di 40 milioni di dollari durante la campagna elettorale, Temer ha agito con la stessa autorità  dei ladri di portafoglio.

 

Il sindaco di San Paolo Doria non ha perso l’occasione di praticare la sua truffa per paura dei lavoratori. E’ arrivato in ufficio in elicottero. Faccendiere  che ha fatto fortuna sulla base di affari con imprenditori,  soci e organi pubblici coma la Embratur, Doria ha avuto la volgarità di chiamare il popolo cialtrone. Ha obbligato i funzionari a dormire al posto di lavoro.  

Fosse solo questo, avremmo lo scenario di un paese governato da incapaci e  confusionari. Ma non si tratta solo di ciò. In assenza di idee, la gendarmeria fantoccio ha di nuovo fatto ricorso all’idea della forza. E forza con la polizia militare. I golpisti hanno convocato migliaia di uomini in uniforme per attaccare senza pietà il movimento legittimo del popolo contro le riforme che stracciano la CLT (Testo unico sulle leggi del lavoro) e praticamente esigono un certificato di morte di chi vuole usufruite delle già magre pensioni.

 Fatti, foto e immagini danno le prove: i confronti raccontati dai mass media ufficiali hanno avuto origine dalla repressione brutale degli scioperanti. I feriti superano le decine. Almeno un lavoratore ha perso un occhio; donne gravide hanno partorito in conseguenza  delle bombe di gas a effetto (im)morale; manifestanti sono stati investiti mentre cercavano di mettersi in salvo dalle bombe.  

Ci sono stati arresti in diverse città. Lo spettacolo di violenza della polizia ha raggiunto il suo apice nell’  accerchiamento montato intorno alla casa del presidente golpista. Centinai di soldati hanno sparato bombe di gas e proiettili di gomma contro lavoratori e giovani che solo volevano difendere il diritto di avere un presidente degno, un futuro migliore.  

 Ma il popolo non è indietreggiato, anche di fronte ad una tale disparità di condizioni di lotta. Lavoratori, studenti, la gioventù e la popolazione più povera non accetteranno in silenzio di cedere diritti duramente conquistati. C’è tempo per annullare la famigerata riforma del lavoro, approvata solo nella prima votazione. C’è tempo per impedire i cambiamenti reazionari della previdenza.  

La lotta è appena cominciata. La strada è quella dello sciopero generale: unità nell’azione contro i golpisti. Per questo la stampa indipendente ha un ruolo fondamentale. Non è a caso che le notizie sullo sciopero hanno occupato il primo posto sul Twitter  mondiale per diverse ore venerdì 28 aprile.

E’ un lavoro che non si limita alle centinaia di lavoratori e giovani che costituiscono la rete di informazione indipendente. Conta, come nel giorno dello sciopero, con la collaborazione di gente anonima che manda foto, video, notizie, messaggi audio che mostrano ciò che di fatto succede.  

Da tutto ciò emerge una certezza: niente sarà come prima dopo lo storico 28 aprile.  

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Fonte: Jornalistas Livres

Mídia democratica, plurale, in rete, per la  diversità e la difesa implacabile dei diritti umani.

(Traduzione di Teresa Isenburg)

 

 

 


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