Vietato essere testimoni di pace in Turchia, espulso il sindaco Massimiliano Voza

Vietato essere testimoni di pace in Turchia, espulso il sindaco Massimiliano Voza

Stefano Galieni

Anna Camposampiero

 

«Mi hanno espresso la loro solidarietà e il loro appoggio il segretario del Prc – S.E. Paolo Ferrero, l’europarlamentare Eleonora Forenza, il senatore di Sinistra Italiana Giuseppe De Cristofaro, ma dal governo non ho ricevuto nulla eppure ad essere stato offeso non sono io ma lo Stato italiano, le sue istituzioni. In settimana faremo una conferenza stampa in parlamento e speriamo in qualche reazione». Quanto accaduto a Massimiliano Voza, sindaco di Santomenna, piccolo comune del salernitano, iscritto a Rifondazione Comunista, ma soprattutto cardiologo, pacifista e impegnato nella difesa dei diritti umani ha qualcosa di surreale se non fossimo consapevoli di quanto sta accadendo oggi nel mondo. Massimiliano era giunto a Istanbul, in transito, pronto a recarsi a Dyarbakir e trascorrere il Newroz con gli amici curdi ma ha incontrato un muro: «Sono stato consegnato alla polizia – racconta ancora incredulo, due giorni dopo – solo perché avevo un biglietto aereo. Mi hanno sequestrato il passaporto e sequestrato i telefoni cellulari, quello personale, quello dell’ospedale in cui lavoro, con cui assicuro la reperibilità e quello del Comune e poi la mia fascia di sindaco dicendo “qui siamo in Turchia non in Europa” mi hanno detto. Si debbo ringraziare la solerzia della Farnesina e soprattutto del console italiano ma mi sembra tutto ancora assurdo. Mi hanno tenuto per 3 ore chiuso da solo in una stanza senza nemmeno poter andare in bagno e poi per una notte con 12 altre persone come me arrivate da tutto il mondo, in una stanza con la luce accesa incessantemente fino a quando non mi hanno fatto ripartire per l’Italia con un provvedimento in cui mi si mandava via per “motivi di sicurezza e di terrorismo”».

Era partito con queste “pericolose intenzioni”: «Sarò come osservatore internazionale nel Kurdistan turco per garantire, con la presenza degli altri componenti della delegazione europea dell’HDP, che lo svolgimento delle celebrazioni del Newroz del 21 marzo, si svolga senza attacchi indiscriminati o attentati.

Si tratta del capodanno della minoranza curda (che in Siria ha sconfitto l’ISIS con le unità di difesa miste maschili e femminili) e che coincide con l’inizio della primavera, che per i curdi è anche metafora di rinascita, rinnovamento. Il sindaco della città di Eboli, città di pace e mia città di nascita, mi ha affidato il seguente messaggio per il sindaco di Diyarbakir/Amed, metropoli capoluogo del Kurdistan-Bakûr in Turchia: «Caro Sindaco,

Esprimo a Te alla Tua comunità l’auspicio che il processo di pace iniziato tra i rappresentanti del governo turco e della comunità curda vada a buon fine, e nel contempo che la comunità curda possa vedere tutelati i propri diritti.

Massimo Cariello, sindaco di Eboli»

Massimiliano Voza, sindaco e cittadino di cui dovremmo andare orgogliosi, di quella schiera di persone impegnate nella difesa dei diritti umani, da Dino Frisullo, agli avvocati Arturo Salerni e Barbara Spinelli, per citare chi si è speso in difesa della pace e della democrazia in Turchia. Aveva già portato in Rojava quasi 30mila euro di farmaci raccolti con una colletta di Legambiente come attivista della campagna Rojava Calling. Farmaci sequestrati dalle autorità turche. Si recava in Turchia proprio come osservatore internazionale, invitato dai parlamentari curdi, come uomo di pace e come medico, non pensava neanche possibile che per questo si potesse essere cacciati e trattati come criminali.

E per quelle curiose coincidenze del destino, ma possiamo chiamarle coincidenze, la cacciata di Massimiliano avveniva ad un anno esatto dalla firma dello squallido accordo fra UE e Turchia con cui l’Europa, in cambio di 6 mld di euro, di cui il 10% già versati, si assumeva l’onere di impedire ai profughi di entrare, trasformando il regno del sultano Erdogan in una galera a cielo aperto.

Ma la responsabilità non è solo di un ente spesso astratto come l’Unione. A chi ha fatto ricorso alla Corte Europea sostenendo l’illegittimità dell’accordo è stato risposto che questo era irricevibile in quanto responsabili della firma sono i singoli governanti dei paesi che lo hanno sottoscritto, tutti i governanti d’Europa insomma.

E la vicenda di Massimiliano e degli altri solidali si inserisce in un contesto ancora più turbolento.

Il 16 aprile prossimo in Turchia si terrà un referendum costituzionale di importanza vitale per il futuro dell’intera area. Se il presidenzialismo voluto da Erdogan dovesse prevalere il suo potere potrebbe protrarsi in maniera assoluta fino al 2029, 12 anni in cui tutto gli sarebbe consentito. Ripristinare la pena di morte per liberarsi definitivamente degli oppositori politici, avverare il suo sogno imperialista in Siria e Irak, porre fine alle speranze di pace di tutte le minoranze, in primis quella curda e alle proposte di confederalismo democratico avanzate, rendere il parlamento un guscio vuoto di obbedienti, il cui ruolo si esaurirebbe e in cui ogni voce dissonante potrebbe essere messa a tacere per legge.

Per vincere il referendum l’AKP del presidente le sta tentando tutte. Il rifiuto di alcuni paesi come la Germania e l’Olanda di far tenere comizi diretti alle comunità turche presenti nei loro stati e tenuti da ministri del governo turco, è utilizzato per fomentare un nazionalismo a forte impronta di integralismo religioso con cui compattare il paese. L’idea del “nemico esterno” che appoggia i “terroristi” è lo strumento utilizzato per raccogliere consenso a costo di portare la Turchia verso un periodo di isolamento politico ed economico.

Ma il sultano sa bene che l’arma del ricatto costituito dai 3 milioni e mezzo di profughi, utilizzati come minaccia all’occidente, il ruolo della Turchia nella NATO e nel Consiglio d’Europa, sono strumenti potenti per far dimenticare presto ogni frizione e per voltarsi dall’altra parte quando si chiederà il rispetto dei diritti umani, saranno in pochi, quelli che continueranno ad opporsi ai crimini commessi o che commetteranno Erdogan e i suoi epigoni, in Turchia come nell’area mediorientale, contro le minoranze come contro gli oppositori politici interni, gli intellettuali, i sindacalisti, i movimenti delle donne.

Rifondazione Comunista continuerà a far parte di quelli che si opporranno e a voler sostenere le persone come il sindaco Massimiliano Voza.

 

 


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