Russia: comunisti contro depenalizzazione maltrattamenti domestici

Russia: comunisti contro depenalizzazione maltrattamenti domestici

di Jurij Petrovič Sinel’ščikov, deputato del Partito Comunista della Federazione Russa

Ha fatto molto notizia l’approvazione in Russia della legge che depenalizza i maltrattamenti domestici. Pubblichiamo la traduzione dell’intervento contrario del gruppo parlamentare del Partito Comunista della Federazione Russa.

La legge sulla eliminazione delle “percosse domestiche” dal Codice penale legittima la violenza come norma di condotta. Intervento del deputato della frazione del PCFR alla Duma J.P. Sinel’ščikov:

I deputati della frazione del PCFR non sostengono in terza lettura il disegno di legge, che elimina totalmente dal Codice penale le cosiddette “percosse domestiche”, cioè le percosse che provocano dolore fisico, ma non comportano alcun disturbo della salute o una perdita permanente di idoneità ad attendere alle ordinarie occupazioni. Adesso non verrà condotta alcuna indagine preliminare per percosse a bambini, donne o anziani; questi casi non saranno esaminati in procedimenti giudiziari.

I sostenitori di tale innovazione hanno ignorato la secolare situazione giuridica esistente in Russia, sulla inammissibilità dell’offesa alla intangibilità fisica dell’individuo. Non abbiamo ascoltato nulla di chiaro e preciso da questi cittadini, giornalisti e politici.

Qualcuno ha dichiarato che si oppone alla norma penale che punisce per degli scappellotti, sebbene nella legislazione e nella pratica giudiziaria russe non ci sia mai stato nulla di simile e, se si sono registrate condanne di questo tipo, ciò si è verificato per qualche eccesso della nostra giustizia. Nella pratica, condanne sono state comminate solo in presenza di referti medici accertanti percosse.

Altri hanno detto che i comunisti vorrebbero difendere i bambini solo dalle sberle dei genitori, mentre ammetterebbero invece le violenze sui bambini da parte di estranei, quantunque sia sufficiente leggere il nostro emendamento al disegno di legge, per rendersi conto che noi siamo contro ogni tipo di violenza sui bambini.

Altri ancora vorrebbero convincere l’opinione pubblica che la violenza domestica in famiglia da parte degli uomini, sarebbe una normale tradizione russa. Voglio ricordare che nella seduta precedente della Duma, noi abbiamo già dichiarato che se da qualche parte c’è stata tale tradizione, essa non è mai stata avvallata né dalla legge, né dallo Stato.

C’è poi chi sostiene che non si daranno casi di violenti impuniti, dato che ad essi si applica la responsabilità amministrativa. Voglio tuttavia far notare che nel procedimento amministrativo non esistono quei principi e quegli elementi di prova che ci sono nel processo penale, e nemmeno tutte quelle misure di prevenzione presenti nel Codice di procedura penale.

Oltretutto, la questione della responsabilità verrà affrontata nella sostanza al di fuori del dibattimento processuale, senza la partecipazione delle parti. Semplicemente, l’ispettore di polizia del dato quartiere, se lo ritiene necessario, stila un rapporto sulla parte conflittuale da lui indicata e lo trasmette, per l’applicazione della sanzione, al giudice che, di norma, solitamente ha fiducia nell’ispettore.

In caso di recidiva dell’aggressione, la nuova normativa non prevede l’apertura automatica di una causa penale, come pensa qualcuno. Il giudice procede all’esame della querela di parte solo dopo che la parte lesa ha depositato documenti sul primo e sul secondo procedimento amministrativo. Voglio sottolineare: oggi le cause previste dal comma 1 dell’art. 116 del Codice penale della Federazione Russa vengono esaminate dall’organo inquirente. Non è una causa privata.

Sappiamo che le donne si rivolgono di rado a giudici e polizia per querelare mariti violenti. Ora, tali casi saranno ancora più rari e, di contro, aumenteranno gli omicidi tra le mura domestiche.

Il progetto di legge va contro le famiglie e la società e, di fatto, non fa altro che alleggerire il lavoro dei giudici conciliatori e degli inquirenti.

Quindi, voglio ricordare alcuni momenti. Fu la Corte Suprema della Federazione Russa, un anno fa, a dare avvio alla liquidazione della responsabilità penale per le “percosse domestiche”, decidendo in tal modo di alleggerire i giudici conciliatori delle querele private, che rappresentano una parte non secondaria delle loro faccende. Già allora, ciò aveva provocato perplessità in molti giuristi e politici. I giudici conciliatori erano stati infatti creati a suo tempo su proposta della Corte Suprema, proprio per conciliare coniugi, vicini di casa, cioè per appianare i conflitti. Bisogna dire inoltre che già senza ciò, il carico di cause penali nei tribunali si sta riducendo continuamente. Se tutte le cause concluse in primo grado nel 2007 erano state 1.185, nel 2015 sono state 963. Si aggiunga a ciò la sensibile semplificazione dei procedimenti penali negli ultimi anni, con il riconoscimento dell’accusa da parte dell’imputato e la conclusione di un accordo preprocessuale.

Infine, ci viene detto che per coloro cui già una volta è stata comminata una sanzione amministrativa per percosse, la  recidiva comporta responsabilità penale. Ma, di fatto, tale modifica non presuppone una difesa da parte dello Stato, in presenza di recidiva. Vale a dire, la donna che sarà venuta a trovarsi una seconda volta in tale situazione, dovrà poi raccogliere per proprio conto tutte le prove sul primo e il secondo caso e presentarsi al giudice conciliatore a dimostrare quanto accaduto. Sappiamo che oggi la maggioranza delle donne non si rivolge a tribunali e polizia. Siamo assolutamente convinti che, ora, saranno ancor meno. In virtù di ciò possiamo affermare che il progetto di legge che si sta esaminando in terza lettura consoliderà la  violenza come norma di comportamento.

traduzione di Fabrizio Poggi – brigata traduttori

donne russe contro violenza domestica

 

 


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