Trump e la catastrofe climatica

Trump e la catastrofe climatica

di John Bellamy Foster* 

“Questa stronzata molto costosa del RISCALDAMENTO GLOBALE deve finire. Il nostro pianeta sta ghiacciando, temperature basse da record ed i nostri scienziati sono bloccati nel ghiaccio” 

Donald Trump, 2 gennaio 2014 (1)

 I campanelli d’allarme squillano. La negazione dei cambiamenti climatici dell’amministrazione Trump insieme al suo obiettivo di massimizzare l’estrazione ed il consumo dei combustibili fossili costituiscono secondo Noam Chomsky “quasi una campana a morto per la razza umana”. Come ha dichiarato il famoso climatologo Michael E. Mann “Temo che questo potrebbe segnare la fine per il clima”.(2)

Gli effetti del fallimento nel mitigare il riscaldamento globale non arriveranno tutti in una volta e non interesseranno tutte le regioni e le popolazioni allo stesso modo… Ma anche solo pochi anni di inattività nel futuro immediato potrebbero fissare un pericoloso cambiamento climatico che sarebbe irreversibile per i prossimi diecimila anni. (3) Si teme che una volta raggiunto il punto di non ritorno, stabilito in un incremento di 2°C delle temperature medie globali, si innescheranno meccanismi di risposta positivi che accelereranno il riscaldamento e porteranno, nelle parole di James Hansen, ex direttore dell’Istituto di Studi Spaziali Goddard della NASA e soprattutto scienziato climatologo “ad una situazione dinamica fuori controllo (umano)”, spingendo il mondo verso quel futuro a 4°C (o anche più) che, secondo gli scienziati, preannuncia la fine della civiltà nel senso di civiltà umana organizzata.(4)

Anche se al momento gli USA contribuiscono solo al 15% delle emissioni globali di anidride carbonica, il loro fallimento nell’azione di riduzione delle emissioni spingerebbe il mondo in modo ancor più decisivo verso il punto critico dei 2°C.(5) Inoltre, nella probabile eventualità che il principale emettitore pro capite globale e la potenza egemonica globale scelgano di tirarsi indietro qualunque sforzo per ridurre le emissioni di carbonio sarà messo gravemente a repentaglio. Per questo motivo i climatologi si stanno rivolgendo sempre di più  alla Cina che non agli Stati Uniti nella speranza che si attivi come guida alla lotta contro i cambiamenti climatici.(6)

In questo momento storico critico, si deve rispondere a tre domande: Cosa ci dicono le più recenti prove scientifiche riguardo all’avvicinarsi della catastrofe climatica?  In che modo il capitalismo del monopolio della finanza odierno, di cui Trump è un tipico rappresentante, contribuisce a questa incombente catastrofe planetaria? E che possibilità rimangono all’umanità di evitare il disastro del sistema-Terra?

 trump climate change

Verso uno “squilibrio fatale”

 La prova più recente del cambiamento climatico ti lascia a bocca aperta. L’8 novembre 2016, il giorno delle elezioni negli USA, l’Organizzazione Mondiale di Metereologia riferiva che la temperatura media globale si è alzata di circa 1.2°C al di sopra dei livelli preindustriali (pericolosamente vicina al limite di 1.5°C stabilito dagli accordi di Parigi sul clima nel 2015), con il record di anno più caldo nel 2016 che ha sorpassato il 2015 ed il 2014, che erano già anni da record.(7)

L’annuale Arctic Report Card dell’Agenzia Oceanica e Atmosferica Nazionale pubblicato nel dicembre 2016 ha mostrato come le temperature artiche stiano aumentando ad un velocità superiore a quella media globale con un incremento medio di 3.5°C dall’inizio del XX secolo. Il ghiaccio del mare artico è critico per la stabilità climatica a causa dell’effetto albedo, che misura la riflessione dei raggi solari sul bianco dei ghiacci. La scomparsa del ghiaccio marino sostituito da un “oceano scuro”, che assorbe il caldo, rappresenta perciò un feedback importantissimo. Lo strato di ghiaccio della Groenlandia, nel frattempo, continua a perdere rapidamente massa contribuendo ad un ulteriore innalzamento del livello del mare. L’Arctic Resilience Report ( ARR) pubblicato nel novembre 2016 dall’Istituto per l’Ambiente di Stoccolma (SEI) ha sottolineato che le temperature avevano avuto un picco di circa 20° in più rispetto alle temperature normali per quel periodo dell’anno, segnalando 19 punti critici che riguardano la stabilità della regione artica, alcuni dei quali potrebbero “sovvenzionare” l’intero clima globale, incluso un maggior rilascio di metano – un gas serra molto più potente dell’anidride carbonica – causato dal disgelo della tundra.(8)

Negli ultimi due anni la comunità scientifica ha quasi raddoppiato le proiezioni dell’innalzamento del livello del mare nel corso di questo secolo. Si è già alzato di circa 20 cm, minacciando le comunità isolane e le zone costiere a basso livello. L’oceano potrebbe alzarsi di quasi 2 metri entro il 2100, raggiungendo i 6 metri nel giro di un paio di secoli. Entro il 2500 si potrebbe arrivare a 15 metri.(9)

Thrillionthtonne.org, un sito internet di localizzazione climatica associato con gli scienziati dell’università di Oxford, in questo momento indica che, se non si ferma l’attuale tendenza, il mondo raggiungerà la trilionesima tonnellata di emissioni totali di carbonio, cioè la quantità di emissioni di carbonio che si pensano generare 450 parti per milione di concentrazione di carbonio globale, ed un aumento di 2°C della temperatura globale nel giro di soli vent’anni. Oltre 600 gigatoni di carbonio (miliardi di tonnellate metriche) sono state emesse nell’atmosfera finora. Più il mondo si avvicinerà alla trilionesima tonnellata metrica maggiore sarà lo sforzo necessario per impedire di oltrepassare il tetto massimo di carbonio planetario. In questo momento si dovrebbero ridurre del 3% annuo le emissioni di carbonio in tutto il mondo e tre volte tanto in quelle nazioni ricche che hanno una emissione pro-capite alta ed alle quali si deve più di un quarto delle emissioni mondiali attuali cosi come la maggior parte di quelle storiche e la cui ricchezza offre loro i mezzi materiali per dedicarsi al problema. (10)

Come spiega concisamente Mann, conosciuto per avere sviluppato il grafico “hockey-stick” (a mazza da hockey) che mostra l’impennata nelle temperature medie globali, nel suo libro del 2016 The Madhouse Effect (L’effetto manicomio):

 Un punto critico è, naturalmente, un punto di non ritorno. Nel contesto del cambiamento climatico significa che abbiamo riscaldato il pianeta abbastanza da innescare un processo inarrestabile. In realtà non c’è un unico punto critico nel sistema climatico, ce ne sono molti. E più percorriamo l’autostrada dei combustibili fossili più punti critici incontreremo. Molti osservatori sostengono che il riscaldamento del pianeta di 2°C rispetto ai livelli preindustriali (una cosa che probabilmente si verificherà se permettiamo  ai livelli di CO2 di arrivare a 450 parti per milione) creerebbe certamente cambiamenti climatici pericolosi e potenzialmente irreversibili. Giusto per ricordare, abbiamo già surriscaldato di 1°C ed un ulteriore 0.5°C è in arrivo. Un altro decennio di emissioni dei soliti combustibili fossili ci porterebbe alla soglia del “riscaldamento pericoloso” di 2°C…

Di questo passo, 30 gigatoni all’anno, bruceremo tutto il carbone a disposizione nel giro di tre decenni. Per rimanere nei limiti dobbiamo ridurre le emissioni annuali di parecchio e portarle al 33% dei livelli attuali entro vent’anni. E’ un’emissione di carbonio  media mondiale simile a quella che prevale nel mondo in sviluppo. Entro la metà del secolo le emissioni devono arrivare a zero. E’ una discesa da paura.

Una recente analisi ha stabilito che per ottenere queste diminuzioni dovrebbero rimanere nel suolo il 33% di tutte le riserve conosciute di petrolio, il 50% di tutto il gas naturale e l’80% di tutte le riserve di carbone. Ciò significa che dobbiamo lasciare perdere il carbone e lasciare la maggior parte, se non tutto, del catrame canadese nel terreno (cioè niente oleodotto extra-large di Keystone).(11)

 Il problema non è di quelli semplici, come enfatizza Mann. E’ uno “squilibrio fatale” nella relazione dell’uomo con il pianeta: la crisi dell’Antropocene. (12)

 

 Capitalismo contro  Clima

 Se le scienze naturali ci hanno insegnato che la velocità del cambiamento climatico antropogenico minaccia di distruggere il pianeta inteso come casa dell’umanità allora dobbiamo rivolgerci alle scienze sociali per capire le  vere cause sociali del cambiamento climatico e le soluzioni necessarie. Di regola, comunque, le scienze sociali sono compromesse dall’inizio. Come ci mostra in particolare la disciplina dell’economia, sono ideologicamente obbligate a rispondere a tutti i quesiti concreti nei termini imposti dal capitalismo, escludendo ogni posizione che metta a rischio seriamente quel sistema o i suoi confini. Gli scienziati sociali sono scoraggiati dal porre domande o addirittura persino dal nominare le strutture ed i meccanismi del sistema storico nel quale viviamo.

Ne consegue che i contributi socio-scientifici più importanti per capire le cause e gli imperativi del cambiamento climatico sono nati al di fuori dell’opinione corrente della scienza sociale accademica, nell’analisi critica al capitalismo.(13) In discussione, come ci hanno dimostrato decenni di ricerche, è la dissociazione tra quello che si pretende dall’ambiente con un processo di accumulazione di capitale in continua espansione e che origina dalla classe, dalla competizione e dalla disuguaglianza e quella che è la capacità dell’ambiente di soddisfare queste pretese. (14) La pressione crescente sull’ambiente, inoltre, in questo momento si è acutizzata a causa della forte dipendenza del sistema dalla produzione di combustibili fossili che sono il motore collaudato dell’accumulazione di capitale in tutto il mondo, insieme agli interessi particolari di ricchezza e potere che bloccano qualunque transizione verso forme energetiche rinnovabili.

 In termini logico-storici il capitalismo è un sistema di accumulazione di capitale, una furia devastante nella quale ogni nuovo livello di crescita economica diventa un mero mezzo di accumulazione del capitale, ad infinitum. Nel corso della sua storia il capitale è riuscito a “spostare” le rotture che ha creato nel metabolismo naturale, dislocandole da qualche altra parte, spesso imponendo tali esternalità alle popolazioni più vulnerabili. Ormai il sistema di accumulazione del capitale ha comunque esteso le sue operazioni fino ad includere l’intero pianeta, interrompendo i processi biochimici propri del sistema Terra, più marcatamente sotto forma di cambiamento climatico. Anche se la conversione all’energia rinnovabile è ipoteticamente concepibile all’interno del sistema, la domanda del capitale di profitti a breve termine, il suo impulso alla competizione e la sua incapacità di pianificare i bisogni a lungo termine remano contro le soluzioni energetiche razionali. (15)

 Gli imperativi dell’accumulazione di capitale, analizzati da una ricerca socio-scientifica radicale negli ultimi centocinquant’anni (iniziata nel 1867 con la pubblicazione del Capitale di Marx) sono ulteriormente complicati dall’avvento, verso la fine dello scorso secolo, del capitale monopolistico finanziario. In questa fase il sistema è caratterizzato da livelli più alti di concentrazione economica globale, un regime di accumulazione dominato dall’accumulazione di attività finanziarie e dalla globalizzazione della produzione, e da un ordine politico neoliberista che alle volte genera neofascismo. Strutturalmente collegati a questo, come causa di fondo, vi sono il ristagno dell’accumulazione nelle economie capitaliste più avanzate e nell’economia mondiale nel suo insieme. Con questo nuovo capitalismo finanziarizzato le politiche neoliberali hanno cercato di rimuovere tutte le regolamentazioni sul libero flusso e l’ammasso di ricchezza, travasando nel settore finanziario quantità sempre maggiori dei profitti totali creando cosi un sistema di arbitraggio globale sulla manodopera o di scambio ineguale mondiale, l’ultima fase dell’imperialismo. (17)

Tutto ciò è collegato, nell’odierna congiuntura storica, alla decadente egemonia degli Stati Uniti, dell’Europa e del Giappone. Componenti della classe dirigente statunitense, di cui Trump ed i suoi consiglieri sono vistosa personificazione, e della triade nel suo complesso stanno lottando in questa situazione per resuscitare il potere nazionale ed imperiale attraverso i combustibili fossili (e l’energia nucleare), lo sviluppo militare, il controllo finanziario e la repressione degli immigrati e degli “altri” definiti dalla razza, reclutando, per questo nuovo ma retrogrado progetto, parti di una classe lavoratrice demoralizzata e che scivola verso il basso.

Questa reazione di controbilanciamento di un sistema in pericolo mostra i limiti delle riforme nella crisi epocale, sia economica che ecologica, nella quale è intrappolato il mondo adesso. Una riforma è attuabile sotto il regime del capitale solo se non diventa una minaccia per le condizioni fondamentali che governano l’accumulazione nel suo insieme e, molto prima che si raggiunga quel punto, gli interessi nascosti intervengono a fermare le riforme sostanziali.(18) Le trasformazioni sociali richieste oggi dalla realtà del cambiamento climatico (cosi come dalla stagnazione economica) sono di una portata e di un significato tali che larghi settori di quegli interessi radicati percepiscono tali necessari cambiamenti come un pericolo non solo per le prospettive immediate di accumulazione e per la loro posizione di potere, ma anche per l’esistenza stessa del capitalismo, la cui importanza supera ai loro occhi quella del clima stesso. (19)

 In queste circostanze le riforme ambientali tendono ad essere troppo limitate per raggiungere i loro obiettivi ed anche allora affrontano un’opposizione spietata da parte delle compagnie di combustibile fossile ed i loro investitori ed alleati, una categoria che copre molta della classe dirigente. Nel frattempo il fallimento quasi totale dei partiti e dei governi centristi-liberali e delle loro controparti accademiche nel rimuovere i paraocchi autoimposti e nel percepire che la realtà della guerra alla terra del capitalismo riflette una considerevole sconfitta morale ed ideologia della scienza sociale dell’establishment. Il risultato sono politiche climatiche sostanzialmente inefficaci e la cui realizzazione rappresenta poco più di una perdita di tempo prezioso in un contesto di emergenza planetaria in rapido peggioramento.

E’ di fronte a questo fallimento della politica climatica centrista che Naomi Klein, lanciando un campanello d’allarme alla sinistra, dichiarò che, almeno su questo punto cruciale, “la destra ha ragione”. Cioè ha ragione nel credere che questo sia un caso di  “capitalismo contro clima”, anche se sbaglia nello scegliere il primo invece del secondo. Finora, ammette Klein, nella sua guerra contro il clima “il capitalismo sta vincendo”. (20) Il sistema non mostra segni di voler frenare mentre il treno in fuga del sistema del profitto sfreccia verso il precipizio del clima. In queste circostanze gli abitanti del mondo non sono che ostaggi, se non si decidono ad ammutinarsi.

 

Il fallimento della riforma sul carbone

 Negli ultimi decenni lo scopo principale della politica  della classe dirigente riguardo al cambiamento climatico è stato la modernizzazione ecologica del capitalismo, ma solo entro i limiti che rimanevano finalizzati all’accumulazione di capitale. A livello internazionale questo approccio è rappresentato dall’Accordo sul Clima di Parigi, con il quale 139 nazioni si sono riunite per firmare un “piano” rivolto al cambiamento climatico, piano che, di fronte all’emergenza globale del momento, vale a mala pena la carta su cui è scritto. Gli impegni presi dalle singole nazioni sono completamente volontari e non vincolanti ed è perciò improbabile che vengano mantenuti, non essendoci né meccanismi né sanzioni globali di attuazione, ed anche se fossero attuati questi impegni nazionali indipendenti spingerebbero il clima molto oltre la barriera dei 2°C, verso un mondo condannato all’aumento di 3.7°C della temperatura media globale.(21)

Il pezzo forte della politica climatica dell’amministrazione Obama, che costituiva la base del contributo statunitense all’accordo di Parigi, era il CPP (Clean Power Plan, piano per l’energia pulita). Sebbene sia al momento chiuso a chiave in tribunale, i suoi proponenti affermano che è concepito per ridurre le emissioni di anidride carbonica del 26-28% entro il 2025 rispetto ai livelli del 2005. Il CPP consiste per lo più di una manciata di ordini esecutivi che estendono il Clean Air Act alle regole sulle emissioni di anidride carbonica negli impianti di energia elettrica, resi effettivi dall’EPA (agenzia per la protezione dell’ambiente).

Qualunque fossero le sue ambizioni l’iniziativa climatica di Obama non è adeguata  al bisogno di riduzione di emissioni che gli stati ricchi dovrebbero introdurre se l’umanità volesse mantenere un relazione sicura e sana col clima. Il 2005 fu l’anno scelto come riferimento per le riduzioni di emissioni proprio perchè rappresentava il picco di emissione di anidride carbonica degli USA.

Come puntualizza  Mark Hertsgaard su The Nation, i previsti tagli delle emissioni di anidride carbonica negli USA, anche se apparentemente supereranno entro il 2025 il 25% stabilito dalle linee guida del 2005, sarebbe comunque del solo 7%  in riferimento al Protocollo di Kyoto del 1999. Quest’ultimo stabiliva che le emissioni statunitensi di anidride carbonica scendessero del 7% entro il 2012. Questo obiettivo, che gli USA avrebbero dovuto raggiungere secondo il Protocollo di Kyoto ma che fu poi abbandonato, era stato elaborato negli anni ’90 come primo passo nella riduzione delle emissioni di carbonio.

Le riduzioni di emissioni apparentemente sostanziose progettate dal CPP sono perciò principalmente il risultato di uno spostamento dell’obiettivo, i veri tagli nelle emissioni sarebbero ad un livello esageratamente inadeguato a proteggere l’umanità da un cambiamento climatico catastrofico, col tempo che sta per finire velocemente. Inoltre queste potenziali riduzioni dipenderebbero da schemi di commercio del carbone a misura dei mercati che si sono già rivelati inefficaci nel passato. (22)

 La debolezza dell’approccio capitalista-centrista di Obama emerge chiaramente nel Economic Report of the President per il 2017, dove possiamo trovare frasi come “La letteratura economica suggerisce che alcuni effetti del cambiamento climatico, particolarmente l’aumento delle temperature, saranno parzialmente compensati da maggiori investimenti privati nei condizionatori d’aria e che il movimento per evitare le temperature estreme, sia trascorrendo più tempo nei luoghi chiusi nel breve termine che trasferendosi altrove nel lungo termine, potrebbe ridurre gli impatti climatici sulla salute”. Queste posizioni “Comprino dei condizionatori!! Rimangano in casa!! Si trasferiscano!!” possono a malapena considerarsi risposte serie, o etiche, al cambiamento climatico. (23)

Già nel 2015 Hansen dichiarò che poichè le azioni delineate nel CPP “non avrebbero fatto nulla per aggredire il problema” erano “come il tipo che va a lavorare a piedi invece che in macchina e pensa di salvare il mondo”. Sottolinea che “Tali misure sono praticamente inutili”. Si devono invece prendere provvedimenti per far aumentare, sia a livello nazionale che mondiale, il prezzo del carbone e tenerlo sottoterra.”Finchè i combustibili fossili saranno considerati (all’apparenza) quelli più economici” e non si fa nulla per aumentarne i costi, continua “qualcuno li brucerà”. (24) Ironicamente le misure adottate per ridurre la domanda di carbone in un posto tende solo ad abbassare i prezzi del carburante fossile da qualche altra parte (con un rifornimento costante di questi combustibili) garantendosi cosi di trovare un mercato da qualche parte nell’economia globale. (25)

E’ perciò molto significativo che persino i piccoli sforzi rappresentati dall’Accordo sul Clima di Parigi e dal CPP di Obama, che hanno evitato di affrontare il problema fondamentale e che difficilmente si può dire che pongano, a questo livello, una minaccia al sistema nel suo complesso, hanno comunque provocato un’enorme resistenza da parte degli interessi particolari del capitalismo del combustibile fossile. Non solo Obama ha dovuto aggirare il Congresso per rendere esecutivo il CPP(e per firmare l’Accordo di Parigi, possibile senza l’approvazione congressuale solo perchè non conteneva richieste vincolanti) ma l’intera iniziativa sul clima è stata bloccata immediatamente in tribunale perchè i 24 Stati più vicini all’industria del combustibile fossile hanno intentato causa, aiutati dall’ordine della Corte Suprema che l’EPA (l’agenzia per la protezione dell’ambiente) sospendesse l’applicazione del CPP fino a quando una corte di ordine inferiore non avesse deciso. Tutto questo potrebbe rimanere una lettera morta comunque poichè l’amministrazione Trump ha promesso di rescindere oppure smantellare il CPP e di ritirarsi dagli accordi di Parigi.(26)

Trump, in una delle versioni della “grande bugia” ha ripetutamente definito il cambiamento climatico una “bufala”(27). Di conseguenza ha riempito le fila della sua squadra di transizione e di governo di negazionisti delle scienze climatiche ed imbonitori dell’industria del combustibile fossile. Myron Ebell, direttore delle politiche energetiche ed ambientali al CEI (Istituto dell’Impresa Competitiva) e massimo oppositore del cambiamento climatico, era a capo della squadra di transizione di Trump. Ha accusato pubblicamente il rispettato scienziato Kevin Tremberth, ricercatore di lunga data al Centro Nazionale di Ricerca Atmosferica (famoso per aver spiegato l’ovvio intervallo nell’accellerazione del riscaldamento globale usando le prove dell’aumento della temperatura sotto la superfice oceanica) di far parte di una “gang” colpevole di “cucinare i dati” sul clima. Il finanziere Anthony Scaramucci, consigliere di Trump e membro esecutivo della squadra di transizione, ha paragonato la nozione di cambiamento climatico antropogenico al geocentrismo, la convinzione che il sole giri intorno alla Terra.

 Nelle parole dello stesso Scaramucci “Dico che la gente ha capito male per tutti i 5500 anni della storia del nostro pianeta”. David Schnare, che ha lasciato l’ EPA per fondare una associazione no profit finanziata dall’industria petrolifera specializzata nelle querele contro l’EPA e negli attacchi alle scienze climatiche, è stato scelto per la squadra di transizione per ristrutturare l’EPA. Schnare conquistò notorietà quando mentre lavorava per l’American Tradition Institute notoriamente di destra (ora Istituto Legale per l’Ambiente e l’Energia) come avvocato prese di mira sia Hansen che Mann ed altri scienziati climatici cercando di forzarli a rendere pubblici documenti ed email privati. Thomas Pyle, capo dell’Alleanza per l’Energia Americana, un gruppo strettamente legato all’industria petrolifera  che include le industrie Koch per le quali lavorava come lobbista, fu scelto per guidare la squadra di transizione del Dipartimento per l’Energia. Un promemoria trapelato di Pyle elenca gli obiettivi immediati della politica climatica dell’amministrazione Trump: 1) ritirarsi dagli accordi di Parigi sul clima 2) smantellare il CPP 3)accelerare l’approvazione dei progetti per gli oleodotti.

 Le scelte di Trump per le nomine alle cariche di gabinetto più importanti seguono lo stesso schema. Il procuratore generale dell’Oklahoma Scott Pruitt, scelto per guidare l’EPA, è un altro avvocato che ha combattuto contro l’EPA per conto dell’industria dei combustibili fossili ed è anche uno schietto negazionista del cambiamento climatico che nel 2016 scrisse che il dibattito sul cambiamento climatico  era ” ben lungi dall’essere finito”. Ignorando quel 97% di scienziati d’accordo sulle cause antropogeniche del cambiamento climatico, Pruitt afferma che ” gli scienziati sono ancora in disaccordo sul grado e l’estensione del riscaldamento climatico e sulla sua connessione con le azioni dell’umanità”. L’ex governatore del Texas Rick Perry, nominato da Trump a capo del Dipartimento dell’Energia, un dipartimento che Perry aveva promesso di eliminare completamente quando era in corsa come candidato repubblicano, è un fedele alleato dell’industria dei combustibili fossili. E’ arrivato a dichiarare, nel suo libro del 2010, che “abbiamo riscontrato una tendenza al raffreddamento”. La sua amministrazione in Texas aveva deliberatamente rimosso da un rapporto sull’innalzamento del livello del mare ogni riferimento al cambiamento climatico. Il Membro del Congresso Ryan Zinke, proveniente dallo Stato produttore di carbone del Montana, nominato da Trump Segretario degli Interni asserisce allo stesso modo che il cambiamento climatico non ha basi scientifiche valide. Jeff Sessions, nominato Procuratore Generale, ha ripetutamente affermato, contro ogni prova, che l’anidride carbonica non inquina.

Ironicamente, la scelta di Trump per la Segreteria di Stato, Rex Tillerson, amministratore delegato di Exxonmobil, spicca nella nuova amministrazione per avere ammesso la realtà del cambiamento climatico. Recentemente, nel 2013, Tillerson aveva però dichiarato che qualunque movimento a favore delle energie alternative sarà destinato a fallire e aveva predetto che le rinnovabili “eolica, solare, biocarburante” avrebbero fornito solo l’1% dell’energia totale nel 2040. Messo di fronte alle richieste degli ambientalisti ed alle proteste contro il gasdotto XL di Keystone, Tillerson ha semplicemente enunciato il suo credo capitalista ” La mia filosofia è far soldi”. L’ExxonMobil, sotto la sua guida, non solo finanziava il negazionismo climatico ma lottò per rimuovere qualunque ostacolo all’aumento dell’estrazione e della combustione dei combustibili fossili. (28)

 Ancor più allarmante per i climatologi durante le prime settimane di transizione di Trump è stata un sondaggio di 74 domande sottoposto in dicembre ai dipendenti del dipartimento per le energie realizzato con lo scopo di capire quali scienziati e funzionari fossero stati maggiormente coinvolti nel promulgare il Piano per l’Energia Pulita di Obama ed altre misure per contenere il cambiamento climatico. Gesto che  è stato largamente ritenuto il colpo di avvertimento della nuova inquisizione maccartista contro i climatologi, che  ha spinto ad uno sforzo frenetico gli scienziati di tutto il paese ad archiviare i loro dati, piazzandoli in data base non governativi perchè non scomparissero tra le mani del governo Trump. L’amministrazione entrante ha rinnegato il questionario ma il danno era fatto.(29)

Oltre ad aver identificato gli scienziati che promulgavano le iniziative climatiche di Obama il questionario aveva uno scopo ben preciso: il costo sociale del carbonio (SCC) stimato al momento in 40$ la tonnellata, categoria usata dall’amministrazione Obama per quantificare l’impatto economico del cambiamento climatico e di conseguenza giustificare la regolamentazione delle emissioni di carbonio in termine di costi/benefici. L’SCC è adesso parte di una causa legale avviata e non può essere cambiato facilmente. L’amministrazione Trump, però, ha chiarito che altererà le premesse basilari usate per calcolare l’SCC, come i tassi di sconto che mettono in relazione i dollari odierni con quelli futuri, riducendo di fatto la stima dei costi. Utilizzando tassi di sconto più alti si potrebbero azzerare i costi economici del cambiamento di clima  o addirittura renderli negativi facendo apparire il cambiamento climatico non solo innocuo economicamente ma vantaggioso. In questo modo si possono manipolare i numeri di modo che qualunque restrizione sulle emissioni di gas ad effetto serra falliscano il test sui costi/benefici economici richiesti dalla legge. (30)

 Parallelamente, il consigliere per le politiche aerospaziali di Trump Bob Walker, ex membro del consiglio della Pennsylvania (stato con carbone )ha informato il Guardian che la nuova amministrazione avrebbe tagliato i fondi per la ricerca Sistema-Terra della NASA, la più importante fonte unica dei dati sul clima globale, costringendo l’agenzia a concentrarsi sull’esplorazione degli spazio profondo. “  modelli utilizzati dagli scienziati sul riscaldamento globale ” ha dichiarato ” sono stati estremamente difettosi”.(31)

Come ha utilmente sottolineato Hansen una decina di anni fa il problema non sono i negazionisti di per sè, poichè tali oppositori dentro o fuori dal governo sono semplici “giullari di corte” che alla fine nessuno prenderà sul serio. Il problema è la corte stessa –che è il capitale:

 i capitani dell’industria, gli amministratori delegati delle compagnie di combustibili fossili come la Exxon/Mobil, i costruttori di automobili, i servizi di fornitura, tutti quei dirigenti che hanno messo il profitto a breve termine al di sopra del destino del pianeta ed il benessere dei nostri figli. I giullari di corte sono i loro giullari, pagati di quando in quando per i servizi resi e sostenuti sostanziosamente delle campagne di disinformazione dei capitani….i capitani dell’industria sono più intelligenti dei loro giullari. Non possono fingere di non conoscere i pericoli del cambiamento climatico e le conseguenze per le generazioni future. (32)

 Nella nuova amministrazione Trump, comunque, i cortigiani del combustibile fossile come Tillerson ed i loro giullari adesso hanno il potere, seduti l’uno accanto all’altro.

 Sarebbe sbagliato, quindi, vedere questa amministrazione semplicemente come una congrega di ignoranti, a partire dal comandante in capo dei negazionisti stesso. Piuttosto, questi sforzi per danneggiare anche le più modeste regolamentazioni e per screditare una scienza affidabile sono i componenti necessari di un tentativo del capitale del carbone di continuare imperterrito a bruciare combustibili fossili come se ciò non costituisse una pericolosa minaccia alla specie umana. Il motivo è semplicemente la corsa istituzionalizzata ad avere sempre di più, virtualmente a qualunque costo per la società intera. E’ analogo ma su scala molto più grande alle decennali campagne di disinformazione delle compagnie del tabacco che sostenevano che i loro prodotti non uccidevano i loro clienti anche se le loro stesse ricerche scientifiche interne, tenute nascoste, dimostravano il contrario. (33)

Non sorprende che il capitale dei combustibili fossili abbia già tratto benefici più di altri dall’elezione di Trump. Le azioni delle compagnie petrolifere e gasifere hanno impennato non appena sono stati annunciati i risultati delle elezioni del 2016. Peabody Energy, la principale compagnia carbonifera degli USA, è stata salvata sull’orlo della bancarotta da un incremento del 70% del valore delle sue azioni. Harold Humm, il magnate miliardario del fracking e consigliere di Trump, si aspetta che Trump abbatta le regolamentazioni sulle perforazioni petrolifere e gasifere .”Ogni volta che non possiamo scavare un pozzo in America”, minaccia Hamm, “stiamo sovvenzionando il terrorismo”. Secondo il sito web di destra alternativa Breitbart News, il cui presidente Stephen Bannon ha orchestrato le fasi finali della campagna presidenziale di Trump, non c’è riscaldamento globale ma solo raffreddamento globale. Breibart ha salutato l’elezione di Trump con il titolo: “La sinistra ha appena perso la guerra sul cambiamento climatico”. (34)

 In modo significativo la promessa di Trump di “costruire un muro” lungo il confine col Messico può essere letta almeno in parte come reazione al cambiamento climatico, anche se quest’ultimo è negato proprio come i muri nel mare sono ipocritamente proposti dai negazionisti in zone del sud come mezzo per proteggere gli immobili sulla costa. Il piano di Trump per una frontiera più militarizzata implica la costruzione di un muro lungo 1500 km (la maggior parte del quale esiste già sottoforma di recinzioni di sicurezza) coi restanti 3000 km di confine impraticabili a causa di barriere naturali. Il muro sarebbe saldamente difeso, monitorato da una flotta di velivoli e di droni. E’ impossibile non ricordare qui il rapporto del 2003 del Dipartimento della Difesa “Lo scenario di un inaspettato cambiamento climatico  e le sue implicazioni per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti” che spiegava come gli effetti catastrofici di un improvviso cambiamento climatico avrebbero costretto le nazioni ricche, come gli USA e l’Australia, a costruire “fortezze difensive” lungo i loro perimetri per chiudere fuori i rifugiati del clima. “Il conflitto militare”, avvisava il rapporto”, può essere innescato dal disperato bisogno (soprattutto nel Sud del pianeta) di risorse naturali come l’energia, il cibo e l’acqua”, creando nuove minacce alla sicurezza nazionale alle quali le nazioni che “hanno” dovrebbero rispondere, militarmente. (35)

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 Questa volta il fuoco

 “La rivoluzione”, nelle parole di Malcolm X, “è come il fuoco nella foresta. Brucia tutto quello che incontra. Chi è coinvolto in una rivoluzione non diventa parte del sistema, distrugge il sistema, cambia il sistema. La parola vera per rivoluzione è Umwälzung che significa capovolgimento completo e cambiamento completo…l’unico modo per impedire ad un incendio del bosco di bruciare la tua casa è quello di iniziare tu stesso un incendio che tu stesso controlli ed usi contro quello che sta bruciando fuori controllo”. (36) Questo ritorno di fiamma controllato è il significato della controrivoluzione. Oggi l’antiambientalismo virulento, legato a politiche neofasciste collegate alla supremazia bianca, è il ritorno di fiamma acceso contro gli sforzi per combattere il cambiamento climatico  e contro il movimento più ampio per la giustizia sociale ed ambientale.

Il nostro compito più urgente in queste difficili circostanze  è  spiegato da Eric S. Godoy e da Aaron Jaffe in un articolo op-ed (scritto da giornalisti esterni alla redazione ndt) per il  New York Times nell’ottobre 2016 intitolato “Non c’è bisogno di una guerra sul cambiamento climatico, c’è bisogno di una rivoluzione”. “Seguendo Marx, i teorici contemporanei(ecologisti radicali)”, argomentano Godoy e Jaffe, stanno indagando “sulla nostra metabolica relazione, variabile e pericolosamente instabile, con la natura. Gli umani sono una specie unica in quanto creiamo relazioni complesse per regolare questo metabolismo poichè produciamo il nostro cibo, l’acqua, l’abitazione ed altri forti bisogni”. Ma la realtà più ampia della diseguaglianza sociale e di ceto  che si identifica col capitalismo comporta che “il benestante possa permettersi l’aumento dei prezzi del cibo, la spedizione di acqua in bottiglia durante le siccità e la ricollocazione delle abitazioni e delle imprese quando il mare si innalzerà mentre chi non ha accesso a tali privilegi ha meno opzioni  e soffre in modo sproporzionato”. La stessa logica si applica alle tecnologie di base ed ad altri mezzi di difesa ambientale. Per queste ed altre ragioni il cambiamento climatico mette a rischio gli oppressi ed i non privilegiati per primi, sia all’interno delle nazioni che globalmente.

Oggi l’unica risposta concepibile alla catastrofe planetaria incombente è la rivoluzione ecologica e sociale ad ampio raggio, nella quale la popolazione si mobilita per proteggere il futuro dell’umanità: una guerra rivoluzionaria per il pianeta. Secondo Godoy e Jaffe lo scopo “cruciale” in questo senso “è acquisire il controllo sociale dell’orientamento, irresponsabile e sfruttatore, del metabolismo della natura umana”, che ha generato una frattura metabolica nella relazione sociale col pianeta. Superare questa frattura richiede una rivolta maggioritaria su scala globale, come non è mai vista prima al mondo. Una “rivoluzione verde”, argomentano, “metterebbe il metabolismo della natura umana al centro al di sopra e contro l’impulso verso il profitto.” Lo scopo è quello di “trasformare le relazioni che regolano il nostro metabolismo, relazioni che al momento permettono ad alcuni di negare questo diritto agli altri”. Da questa prospettiva “la Exxon ed il suo offuscamento delle scienze climatiche non è cosi tanto un nemico quanto un paradigmatico sintomo dei peggiori tipi di comportamento generati da sistemi guidati dal profitto. Il nemico è la violenza perpetrata dagli esistenti metabolismi economici razziali, di genere, politici e giuridici sulla natura”.(37)

La presa di posizione di Godoy e Jaffe è strettamente allineata alla tesi di Klein nel suo libro “Questo cambia tutto”. Dietro le negazioni climatiche della destra c’è la realtà economica che per combattere la guerra del capitalismo sul pianeta si esige la sconfitta del sistema. Di conseguenza l’unica alternativa per la destra e per i difensori del capitalismo “finchè morte non ci separi” è di capovolgere la realtà ed abbandonare la scienza. Come scritto in “Memorie dal sottosuolo” di Dostoevsky, la destra “vomita la ragione”, rifiutando “le leggi della natura” e che “due più due fa quattro”.(38)

La destra deve negare la scienza e la ragione precisamente perchè sottolineano il bisogno di una trasformazione sociale, economica ed ecologica. Klein quota lo scienziato britannico Kevin Anderson dell’Istituto Tyndall per le Ricerche sul Cambiamento Climatico che scrive che “oggi, dopo due decenni di bugie e bluff, la quota dei 2°C che ci rimane richiede un cambiamento rivoluzionario dell’egemonia politica ed economica”. Come sostiene Klein “i livelli rivoluzionari di trasformazione del sistema di mercato”, sono “adesso la nostra speranza migliore per evitare il caos climatico”. (39)

Un movimento mondiale per il clima mirato a reagire al cambiamento climatico, afferma Klein, può essere una “forza galvanizzante per l’umanità”, uno “shock del popolo, dal basso verso l’alto” che ci costringa a creare finalmente quell’eguaglianza economica e sociale di cui c’è così tanto bisogno oggi. Lei sottolinea giustamente l’ondata radicale in sè, fidandosi dell’avanguardia dell’attivismo climatico sottoforma di quello che lei ed altri chiamano “Blockadia”, una “zona di conflitto transnazionale in movimento” nella quale gli attivisti della giustizia ambientale e climatica, le popolazioni indigene, gli operai, i socialisti ed altri gruppi innalzano barriere per resistere al sistema. (40)

In questo senso esempio di blockadia è la lotta coraggiosa dei nativi americani “tutori dell’acqua” e dei loro alleati, compresi duemila veterani militari arrivati l’ultimo giorno per costituire uno “scudo umano”, a Standing Rock nel nel Nord Dakota nell’estate e nell’autunno  2016. I tutori dell’acqua di Standing Rock hanno sopportato settimane di violenza di Stato sottoforma di cannoni ad acqua a temperature gelide, proiettili non letali e gas lacrimogeni e sono riusciti a fermare almeno per il momento la costruzione dell’oleodotto da 3,8 miliardi di dollari, il Dakota Access Pipeline, che si dovrebbe sviluppare per oltre 1,500 km dalle zone di produzione di Bakken e Three Forks in Nord Dakota attraverso il Sud Dakota e l’Iowa fino all’Illinois con lo scopo di trasportare fino a 570 mila barili di greggio al giorno. L’oleodotto richiederebbe di trivellare sotto al fiume Missouri, mettendo in pericolo le riserve di acqua causa eventuali fuoriuscite. Il permesso di perforazione è stato rifiutato ai primi di dicembre dall’Army Corps for Engineers (l’equivalente americano del Genio militare italiano ndt) ma la battaglia riprenderà presto poichè l’amministrazione Trump non ha fatto segreto della sua determinazione a completare l’oleodotto. (41)

 

Una rivoluzione in due fasi

 Gli sforzi principali degli attivisti del clima radicali nell’odierna congiuntura storica si sono focalizzati sul blocco dei carburanti fossili carboniferi e non convenzionali come la sabbia bituminosa, l’olio di scisto ed il petrolio proveniente dalle profondità marine. (42) Questo approccio si basa sulla complessa strategia di uscita dal cambiamento climatico articolata da Hansan, il quale asserisce che per limitare il consumo di combustibili fossili nell’odierna società, mentre si promuove lo scambio con risorse energetiche non fossili, è necessario aumentare il prezzo dei carburanti fossili attraverso un sistema di dividendi e imposte sul carbonio. Con questo piano le tasse sul carbonio, imposte ed aumentate gradualmente, sarebbero riscosse nei pozzi, alla fonte o al punto di importazione ed il 100% dei fondi raccolti dovrebbero essere ridistribuiti alle famiglie su  base pro capite. Col risultato che la maggior parte degli individui, con minore emissione di carbonio a livelli di reddito più bassi uscirebbero fuori per primi, anche supponendo che le corporations non si sobbarcheranno il costo intero delle imposte poichè i costi al netto dei dividendi ricadrebbero su quelli con maggiori emissioni e livelli di reddito più alti.

La bellezza del piano di Hansen sta nel fatto che aiuterebbe a mobilitare l’umanità intera sulla base del ceto con riferimento alle emissioni di carbonio.

 Hansen insiste, però, che un prezzo più alto del carbonio non è di per sè sufficiente. E’ anche necessario concentrarsi sui combustibili carboniferi più pericolosi, vietandone l’uso. Hansen sostiene che la chiave di ogni uscita strategica deve dare la priorità all’azione diretta mirata alla chiusura degli impianti a carbone esistenti, alla moratoria su qualunque altro nuovo impianto ed al blocco dell’estrazione di sabbia bituminosa in Alberta, poichè il carbone ed il petrolio derivato dalla sabbia bituminosa sono i combustibili fossili più sporchi e potrebbero farci superare velocemente il nostro budget globale di carbonio. Fedele alla sua strategia Hansen si è messo in prima linea ed è stato arrestato durante le proteste contro  il carbone ed il petrolio bituminoso.(43)

Tuttavia, la strategia di uscita di Hansen, anche se influente all’interno del movimento – in particolare nella sua richiesta di azione diretta per bloccare il carbone e i combustibili non convenzionali – è indebolita dalla sua eccessiva enfasi sui prezzi del carbonio. Anderson ha sostenuto che i ricchi, che hanno le più alte emissioni di carbonio, possono sempre permettersi di pagare prezzi del carbonio più elevati. Più efficace sarebbe un intervento governativo diretto a stabilire rigorosi standard di massima sulle emissioni per i dispositivi ad alto consumo. Questo non è un problema tecnologico, egli fa notare, perché esistono già le tecnologie di risparmio energetico ed energia alternativa, e in molti casi può essere immediatamente sostituito con un piccolo costo ‘a lungo termine per la società nel suo complesso. Significa, però, affrontare l’“egemonia politica ed economica” del sistema, tra cui l’economia neoclassica, che è asservita all’ordine capitalista. (44)

 Tutto ciò  mostra una diminuzione delle opzioni che rimangono all’umanità ed alla Terra. Nell’attuale congiuntura climatica la rivoluzione ecologica e sociale storicamente necessaria con la quale l’umanità intera cercherà di nuovo di riprendere la Storia tra le sue mani, stavolta per prevenire l’incombente catastrofe di un sistema irrazionale, dovrebbe attuarsi in due fasi. La prima implicherebbe la nascita di un’alleanza allargata sul modello del Fronte Popolare contro il fascismo negli anni ’30 e ’40. Il Fronte Popolare di oggi dovrebbe essere finalizzato ad affrontare il complesso finanziario dei combustibili fossili ed i suoi avidi sostenitori di destra. Durante la prima fase della lotta si dovrebbero fare molteplici richieste, ampiamente concordate all’interno del sistema esistente, sul modo di eliminare le emissioni di carbonio e gli sprechi economici mentre si sostengono i bisogni sociali ed ambientali, azioni nocive alla logica del capitale, e particolarmente all’industria dei combustibili fossili, ma che non mettono in discussione nell’immediato l’esistenza del sistema capitalistico stesso.(45)

Comunque, nel lungo periodo, la minaccia del capitalismo ai confini planetari non può essere risolta da riforme tappabuchi, per quanto radicali, che lasciano immutate le caratteristiche fondamentali del sistema mentre trascendono semplicemente la sua relazione coi combustibili fossili. Il pericolo per l’ambiente planetario creato dall’accumulazione di capitale è onnicomprensivo.(46) Ciò significa che prima o poi la rivoluzione ecologica dovrà estendersi alle radici della produzione stessa e dovrà assumere la forma di un sistema di uguaglianza sostanziale per tutti: libertà razziale, parità di genere e LGBTQ, una società senza classi, la fine dell’imperialismo e la protezione della Terra per le generazioni future.

 Nel lungo termine la lotta è di conseguenza sinonimo di movimento verso il socialismo. Più rivoluzionaria la lotta più è facile che scaturisca da coloro i cui bisogni sono maggiori e quindi dal sud del mondo. E’ più probabile che l’umanità si ammutini contro il sistema esistente dalla periferia piuttosto che dal centro. Oggi quindi la speranza è riposta soprattutto nella rivolta dei “Dannati della Terra” che aprono delle falle al centro del sistema stesso. 

Ma se anche tutto questo dovesse fallire, se le nostre speranze non si realizzassero, col mondo spinto verso il punto di svolta planetario, sarebbe comunque vero, allora come adesso, che l’unica risposta è la rivoluzione sociale ed ecologica. Non c’è una seconda possibilità. Stavolta c’è il fuoco.(47)

 

1 Donald J. Trump,  post su Twitter , 1 gennaio 2014,  http://twitter.com/realDonaldTrump.

2 Leo Benedictus, “Noam Chomsky su Donald Trump: ‘Quasi una campana a morto per il genere Umano”, Guardian,20 Maggio 2016; dichiarazioni di Michael E.Mann citato in “Elezioni USA: Reagire alla vittoria di Donald Trump“, CarbonBrief 9 novembre 2016. Mann, nella sua dichiarazione, cita James Hansen, che molti anni prima aveva utilizzato la  frase “game over for the climate” .

3 Shaun Marcott citato in ” Climate Scientists React to Donald Trump’s Victory “.

4 James Hansen, Storms of My Grandchildren (New York: Bloomsbury, 2009), 269; Kevin Anderson, “Climate  Change Going Beyond Dangerous—Brutal Numbers and Tenuous Hope” What Next Forum, September 12, http://whatnext.org; Heidi Cullen,The Weather of the Future (New York: Harper, 2011), 261–71.

5 Scott Waldman, “Rise in Global Carbon Emissions Slows”, Scientific American, 14 Novembre, 2016.

6 Vedere James Hansen, “China and the Barbarians: Part I”, November 24, 2010; Michael E. Mann and Tom Toles, The Madhouse Effect (New York: Columbia University Press, 2016), 139–40; Jean Chemnick, “China Takes the Climate Spotlight as U.S. Heads for Exit”, Scientific American, November 18, 2016; Naomi Oreskes and Erik M. Conway,The Collapse of Western Civilization (New York: Columbia University Press, 2014).

7 World Meteorological Organization, “The Global Climate 2011–2015: Heat Records and High Impact  Weather”, November 8, 2016, http://public.wmo.int; “Provisional WMO Statement on the Status of the Global  Climate in 2016”, November 14, 2016, http://public.wmo.int.

8 National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), “Executive Summary”, Arctic Report Card (Washington, D.C.: NOAA, 2016), http://arctic.noaa.gov; Henry Fountain and John Schwartz, “Spiking Temperatures in the Arctic Startle Scientists,”New York Times, December 13, 2016

9 Brady Dennis and Chris Mooney, “Scientists Nearly Double Sea Level Rise Projections for 2100, Because  of Antarctica”, Washington Post, March 30, 2016 (updated December 17, 2016); Michael Oppenheimer and  Richard B. Alley, “How High Will the Seas Rise?”Science 354, no. 6318 (2016): 1375–76; Julia Rosen, “Sea  Level Rise Accelerating Faster than Thought,”Science news blog, http://sciencemag.org; May 11, 2015; Robert M. DeConto and David Pollard, “Contribution of Antarctic to Past and Future Sea-Level Rise,”Nature 531 (2016): 591–97; Jeff Tollefson, “Antarctic Model Raises Prospect of Unstoppable Ice Collapse”, ature, March 30, 2016, http://nature.com; Brian Kahn, “ Sea Level Could Rise at Least 6 Meters ,”Scientific American, July 9, 2015.

10 Kevin Anderson, “Avoiding Dangerous Climate Change Demands De-growth Strategies from Wealthier  Nations,”, “25 Novembre 2013, http://kevinanderson.info/blog; JOS G, J, Olivier et al, Trends in Global CO2  Emissions, 2016 Report (The Hague: PBL Netherlands Environmental Assessment Agency, 2016), 13 http://edgar.jrc.ec.europa.eu. Le statistiche dell’agenzia ambientale dei Paesi Bassi includono sia i carbon fossili che le industrie del cemento.

11 Mann and Toles,The Madhouse Effect, 28, 132.

12  Mann e Toles, The Madhouse Effect, 10-11, 150; Ian Angus, Facing the Anthropocene (New York: Monthly Review Press, 2016).

13 L’importanza della crisi dell’Antropocene ha portato i maggiori pensatori ambientalisti a scegliere posizioni più radicali rispetto al capitalismo. Vedi ad esempio, James Gustave Speth,The Bridge at the Edge of the Time (New Haven: Yale University Press, 2008).

14 Paul M. Sweezy e Harry Magdoff, “Capitalism and the Environment”Monthly Review 41, no. 2 (June 1989): 1–10; John Bellamy Foster, Brett Clark, e Richard York, The Ecological Rift (New York: Monthly Review Press, 2010); Christopher Wright and Daniel Nyberg,Climate Change, Capitalism, and Corporations (Cambridge, UK: Cambridge University Press, 2015).

15 Il sociologo Max Weber è stato forse il primo grande pensatore a sostenere che il capitalismo storico è inestricabilmente intrecciato con il regime deicombustibili fossili. Vedi John Bellamy Foster and Hannah Holleman, “Weber and the Environment,”American Journal of Sociology 117, no. 6 (2012): 1646–60.

16 Per analisi di questi trend globali di monopolio, finanza, stagnazione e imperialismo, vedere  Samir Amin, The  Implosion of Contemporary Capitalism (New York: Monthly Review Press, 2013); John Bellamy Foster and Robert W. McChesney,  The Endless Crisis (New York: Monthly Review Press, 2012); Costas Lapavitsas,Profiting Without Producing (London: Verso, 2014); Utsa Patnaik and Prabhat Patnaik,A Theory of  Imperialism (New York: Columbia University Press, 2017); e John Smith, Imperialism in the Twenty-First  Century (New York: Monthly Review Press, 2016) .

17 Foster and McChesney,The Endless Crisis, 44–45, 125–54; Amin,The Implosion of Contemporary Capitalism.

18 Paul M. Sweezy,The Theory of Capitalist Development (New York: Oxford University Press, 1942), 348–52; “Capitalism and the Environment,” 8–9

19 La destra radicale sulla cresta dell’onda dopo l’elezione di Trump, è stata definita dalla National Review come un movimento di “nazionalisti bianchi e quasi fascisti.” Purtroppo, il “quasi” sembra sempre meno una garanzia. David French, “The Race-Obsessed Left Has Released a Monster It Can’t Control,”National Review, January 26, 2016. French tenta di far ricadere la colpa per l’ascesa della  alt-right e Trump sulla sinistra, piuttosto che sulla propria politica dell’identità bianca.

20 Naomi Klein,This Changes Everything: Capitalism vs. The Climate (New York: Simon and Schuster, 2014), 22, 38–39. Edizione italiana: Una rivoluzione ci salverà.

21 Vedi Oscar Reyes, “Seven Wrinkles in the Paris Climate Deal” Foreign Policy in Focus, December 14,  2015, http://fpif.org; Kelly Levin and Taryn Fransen, “Why Are INDC Studies Reaching Different Temperature  Estimates?” World Resources Institute, November 9, 2015, http://wri.org/blog.

22 Le emissioni di anidride carbonica degli Stati Uniti erano già diminuite del 13 per cento tra il 2005 e il 2013, in gran parte a causa del passaggio dal carbone durante al fracking, rendendo il piano di Obama ancora meno ambizioso di quanto sembrava vedere la 2017 Economic Report of the President (Washington, D.C.: U.S. Government Publishing Office), 423–82;  Mark Hertsgaard, “Climate Change,”Nation, January 2 and 9, 2017, 72; Brad Plumer, “ A Guide to Obama’s  New Rules to Cut Carbon Emissions from Power Plants,” Vox, June 1, 2014, http://vox.com; David Biello, “ How Far Does Obama’s Clean Power Plan Go in Slowing Climate Change? ” Scientific American, August 6, 2015.

23 2017 Economic Report, 448, 472, 483. Per il dibattito nella sinistra sul CPP di Obama e strategie più radicali vedere Christian Parenti, “Climate Change: What Role for Reform?” and the Editors, “A Reply to  Parenti,”Monthly Review 65, no. 11 (April 2014): 49–55.

24 Tony Dokoupil, “ Obama’s Climate Policy is ‘Practically Worthless,’ Says Expert,” MSNBC, August 4, 2015.

25 Questa tesi è esposta in Hans-Werner Sinn,The Green Paradox (Cambridge, MA: MIT Press, 2012).

26 Henry Fountain and Erica Goode, “ Trump Has Options for Undoing Obama’s Climate Legacy,”New York Times, November 25, 2016

27 Ewan Palmer, “ 50 Other Times Donald Trump Denied Climate Change and Global Warming,” International Business Times, September 27, 2016, http://ibtimes.co.uk.

28 Henry Fountain, “ Trump’s Climate Contrarian: Myron Ebell Takes on the EPA,”New York Times, November 11, 2016; Matt Shuham, “ Trump Adviser: Global Warming Could Be Disproven Just Like Flat Earth Theory ,”  Talking Points Memo, December 14, 2016, http://talkingpointsmemo.com; Mazin Sidahmed, “Climate Change  Denial in the Trump Cabinet: Where Do Nominees Stand?”Guardian, December 15, 2016; Tim Murphy, “Rick  Perry’s War on Science,”Mother Jones, December 13, 2016; Lee Fang, “He Waged Intimidation Campaigns  Against Climate Scientists; Now He’s Helping Trump Remake the EPA,” The Intercept, December 9, 2016, http://theintercept.com; Dan Vergano, “ Trump Transition Lawyer Has Spent Years Suing for Climate Emails,” Buzzfeed, December 13, 2016, http://buzzfeed.com; Michael E. Mann,The Hockey Stick and the Climate  Wars (New York: Columbia University Press, 2012), 367–68; Nick Surgey, “ Revealed: The Trump  Administration’s Energy Plan,” PR Watch, December 4, 2016, http://prwatch.org; Steven Mufson, “ Trump’s  Energy Policy Team Includes Climate Change Skeptic, Free-Market Advocate,”Washington Post, November 29, 2016; Scott Pruitt and Luther Strange, “ The Climate-Change Gang,”National Review, May 17, 2016; John Cook, “ Yes, There Really is Scientific Consensus on Climate Change ,” Bulletin of the Atomic Scientists, April 13, 2016,  http://thebulletin.org; Charlie Rose, “ Charlie Rose Talks to ExxonMobil’s Rex Tillerson,” Bloomberg, March 7, 2013, http://bloomberg.com.

29 Coral Davenport, “Climate Change Conversations are Targeted in Questionnaire to Energy  Department,”New York Times, December 9, 2016; Chris Mooney and Juliet Eilperin, “ Trump Transition Says  Request for Names of Climate Scientists Was ‘Not Authorized,’”Washington Post, December 14, 2016.

30 Matthew Philips, Mark Drajem, and Jennifer A. Dlouhy, “ How Climate Rules Might Fade Away,” Bloomberg, December 15, 2016; Mufson, “Trump’s Energy Policy Team Includes Climate Change Skeptic.”

31 Dana Nuccitelli, “ Trump and the GOP May Be Trying to Kneecap Climate Research,”Guardian, November 30, 2016.

32 James Hansen, “ The Real Deal: Usufruct and the Gorilla,” DeSmogBlog, August 16, 2007, http://desmogblog.com; Mark Bowen,Censoring Science (New York: Penguin, 2008), 303–04.

33 Naomi Oreskes and Erik M. Conway,Merchants of Doubt (New York: Bloomsbury, 2011).

34 Thomas Heath, “ How a Trump Presidency Will Affect 15 Industries,”Washington Post, November 12, 2016; Michelle Conlin, “ Exclusive: Trump Considering Fracking Mogul Harold Hamm as Energy Secretary,” Reuters, July 21, 2016; James Delingpole, “ Trump: The Left Just Lost the War on Climate Change,” Breitbart, November 9, 2016, http://breitbart.com.

35 Peter Andreas, “Yes, Trump Will Build His Border Wall. Most of It is Already Built,”Washington Post Monkey  Cage blog, November 21, 2016; Peter Schwartz and Doug Randall, An Abrupt Climate Change Scenario and  Its Implications for United States National Security (Pasadena, CA: California Institute of Technology, 2003); John Bellamy Foster,  The Ecological Revolution (New York: Monthly Review Press, 2009), 107–20.

36 A. B. Spellman, “ Interview with Malcolm X”, Monthly Review 16, no. 1 (May 1964)

37 Eric S. Godoy and Aaron Jaffe “ We Don’t Need a ‘War’ on Climate Change, We Need a Revolution,”New York Times,, October 31,2016

38 Fyodor Dostoevsky,Notes from Underground (New York: Vintage, 1993)

39 Klein,This Changes Everything, 56, 449; Kevin Anderson, “Why Carbon Prices Can’t Deliver the 2°C  Target,” August 13, 2013, http://kevinanderson.info/blog.

40 Klein,This Changes Everything, 7–10, 294.

41 Lauren Regan, “Water Protectors File Class Action Suit for Retaliation and Excessive Force Against Brutal  Police,” Civil Liberties Defense Center, November 28, 2016, http://cldc.org; “ News Timeline of Standing Rock  Water Protectors’ Resistance to Dakota Access Pipeline,” Daily Kos, October 11, 2016, http://dailykos.com;  Wes Enzinna, “Crude Awakening,”Mother Jones (January–February 2017): 32–37; Jack Healy, “As North  Dakota Pipeline Is Blocked, Veterans at Standing Rock Cheer,”New York Times, December 5, 2016.

42 I combustibili fossili non convenzionali sono spesso più sporchi, come nei casi di oil-sands e scisti bituminosi. In altri casi, essi rappresentano una così grande espansione della disponibilità di combustibili fossili – come nel tight oil e nello shale gas (tramite fracking), o nei  pozzi di petrolio ultra profondi, in particolare nella regione artica che oggi si apre all’esplorazione – che possono soddisfare ogni aspettativa di qualsiasi “picco” di combustibili fossili in tempo per alleviare la pressione sul clima. Il Fracking è anche associato a fughe di metano, che aggravano ulteriormente i cambiamenti climatici. Va notato che Hansen vede la quarta generazione nucleare (ancora non pienamente sviluppata) come una possibile alternativa, una fonte di energia senza carbonio, e quindi parte della risposta al riscaldamento globale. Tuttavia, questo sarebbe un patto faustiano, sollevando una serie di preoccupazioni per l’umanità e per l’ambiente

43 John Bellamy Foster, “James Hansen and the Climate Change Exit Strategy”, Monthly Review 64, no. 9 (February 2013): 1–18; Foster, “The Fossil Fuels War”, Monthly Review 65, no. 4 (September 2013): 4–5; Bowen,Censoring Science, 305.

44 Anderson, “Why Carbon Prices Can’t Deliver.”

45 Vedi Fred Magdof and John Bellamy Foster,  What Every Environmentalist Needs to Know About Capitalism

46 Si veda, ad esempio, la minaccia multiforme che il capitalismo pone verso oceani e la vita marina, come illustrato da Stefano B. Longo, Rebecca Clausen, and Brett Clark, The Tragedy of the Commodity: Oceans, Fisheries, and Aquaculture(New Brunswick, NJ: Rutgers University Press, 2015).

47 “Se non osiamo, il compimento di quella profezia, ricreata dalla Bibbia in canzone da uno schiavo, è alle porte: ‘Dio diede a Noè il segno dell’arcobaleno, non più acqua, la prossima volta il fuoco’” James Baldwin, The Fire Next Time (New York: Dial, 1963), 105-06.

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* editore della Montly Review e professore di sociologia all’Università dell’Oregon. E’ coautore con Paul Burkett di “Marx and the Earth. An Anti-Critique” (Haymarket 2017).

 testo originale pubblicato sulla rivista Montly Review

traduzione di Stefania Martini brigata traduttori


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