Verso il corteo nazionale dell’11 febbraio per la liberazione di tutte e tutti i prigionieri politici in Turchia

Verso il corteo nazionale dell’11 febbraio per la liberazione di tutte e tutti i prigionieri politici in Turchia

di Anna Camposampiero*

Si è tenuta questa mattina, 8 febbraio, la conferenza stampa per lanciare il corteo nazionale del prossimo sabato 11 febbraio a Milano.

Di fronte a Palazzo Marino, mentre turisti e passanti incuriositi osservavano lo striscione di 6 metri con scritto “libertà per Öcalan”, un abbastanza nutrito numero di giornalisti e attivisti ascoltava i partecipanti alla conferenza stampa di lancio per il corteo del prossimo 11 febbraio, aperta da Luciano Muhlbauer che ha introdotto gli ospiti.

Forse un po’ più di attenzione è dovuta alla “disavventura” di ieri di Dilek Öcalan, figlia di Fatma Öcalan, sorella del leader del PKK Abdullah Öcalan, e deputata al Parlamento turco del partito di opposizione HDP (Partito Democratico dei Popoli).

In partenza ieri sera per Milano, Dilek è stata fermata dalla polizia turca all’aeroporto Ataturk di Istanbul e posta in stato d’arresto. Rilasciata, è stata costretta a prendere un volo la mattina dell’8 febbraio, arrivando direttamente alla conferenza stampa, in cui il primo intervento è stato di Sara Montinaro, di Rete Kurdistan Italia, una delle tre realtà che ha convocato il corteo nazionale di sabato, insieme a UIKI, l’ufficio informazioni per il Kurdistan in Italia, e la comunità curda in Italia. Sara, nel segnalare che vi sono bus organizzati da tutta Italia, ha rivendicato la richiesta di presa di posizione da parte del governo italiano, che deve essere netta e chiara, rispetto alle gravi violazioni in atto in Turchia, e in particolare nei confronti di Abdullah Öcalan. Su queste si è soffermato Mahmut Şakar, avvocato dello Studio Legale Asrin, del quale fanno parte tutti gli avvocati del leader del popolo curdo.

Il 6 marzo 2003, insieme ad altri legali di Öcalan, Mahmut Şakar, è andato sotto giudizio di fronte alla 6a camera della Corte per la Sicurezza dello Stato di Istanbul rischiando fino a sette anni di prigione. Su di lui pendono numerose condanne. Tra l’altro, secondo l’accusa, attraverso la diffusione gli scritti di Abdullah Öcalan avrebbe contribuito alla diffusione di materiale terroristico.

Şakar da allora si trova in esilio in Europa dove continua a rappresentare Öcalan e collabora con numerosi giuristi europei nell’attività di denuncia delle violazioni dei diritti umani e dei crimini di guerra in Turchia. A un suo eventuale ritorno in Turchia non rischierebbe solo il carcere, ma la sua stessa vita.

Şakar ha denunciato l’isolamento di cui è vittima Öcalan, incarcerato 18 anni, che è a tutti gli effetti una forma di tortura, ha denunciato la complicità della comunità internazionale, e il muro di omertà che è necessario rompere, anche sulle condizioni in cui vive quotidianamente il popolo curdo. Ha ringraziato il popolo italiano, la cui sensibilità rispetto alla causa curda è riconosciuta, cosa che non si può dire delle istituzioni pubbliche italiane.

La liberazione definitiva di Öcalan è la precondizione per una vera giustizia e per una soluzione pacifica per il popolo curdo.

È a partire da questa considerazione che ha preso la parola Dilek Öcalan, aggiungendo che l’ondata di repressione nei confronti del popolo curdo è la più forte dal secolo scorso, con l’obiettivo di negare l’esistenza stessa del popolo curdo. “L’inasprimento delle condizioni di detenzione negli ultimi 2 anni di cui è vittima Öcalan, la repressione di cui è vittima il popolo curdo, la rottura dei negoziati per una soluzione pacifica interrotti in maniera unilaterale nel 2015, bombardamenti e sfollamenti forzati: tutte azioni che fanno parte di politica volta a tutti gli effetti ad annientare il popolo curdo, che vuole solo vivere in pace nei luoghi in cui ha sempre vissuto, parlando la propria lingua e con la propria cultura”, ha dichiarato Dilek Öcalan, ricordando la grave responsabilità della comunità internazionale, che ha consentito l’arresto di Abdullah Öcalan 18 anni fa, e che consente oggi la persecuzione del popolo curdo. Tutta la comunità internazionale dovrebbe fare autocritica, invertire questa tendenza e assumere come prioritaria la riapertura di negoziati per una soluzione pacifica della questione curda. Dilek Öcalan ha concluso il suo intervento ringraziando le donne e gli uomini che in tutta Europa continuano ad impegnarsi per chiedere la liberazione di Abdullah Öcalan, e di tutte e tutti i prigionieri politici in Turchia, e ha invitato a partecipare alla manifestazione nazionale di sabato 11 febbraio a Milano, che si svolgerà in contemporanea con quella di Strasburgo. Solo rompendo il muro dell’omertà e del silenzio si potrà ottenere pace e giustizia per il popolo curdo.

 

Ricordiamo che il corteo nazionale si terrà a Milano sabato 11 febbraio, con convocazione alle ore 14 in Corso Venezia angolo Via Palestro, e arrivo in Largo Cairoli.

Qui l’evento FB su cui si trovano aggiornamenti quotidiani.

https://www.facebook.com/events/202055620262710/

Ricordiamo anche che venerdì 10 febbraio si terrà a Milano un incontro pubblico, organizzato dal PRC-SE, in collaborazione con Rete Kurdistan Italia, dal titolo Repressione in Turchia e complicità europea, a cui parteciperanno

FAYSAL SARIYILDIZ, deputato HDP
MAHMUT SAKAR, avvocato di Ocalan
BARBARA SPINELLI, Avvocato
PAOLO FERRERO, Segretario Nazionale PRC, vicepresidente Sinistra Europea

Venerdì 10 febbraio ore 20e30

CAM Gabelle
Via San Marco 45 – Milano

Qui l’evento FB con tutte le informazioni

https://www.facebook.com/events/963073690460671/

*Responsabile Questioni Internazionali della Federazione Provinciale PRC- S.E. di Milano


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