Hasta la victoria siempre, Fidel

Hasta la victoria siempre, Fidel

di Fabio Amato, Responsabile Esteri PRC -

Su invito del Partito Comunista di Cuba, ho avuto l’onore di partecipare per la Sinistra Europea e Rifondazione Comunista, insieme a Maite Mola, Vicepresidente del Partito della Sinistra Europea, del PC spagnolo, alla cerimonia ufficiale di tributo postumo al padre della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro, tenutasi nella capitale L’Avana il 29 Novembre scorso. Il giorno seguente, le ceneri del Comandante sono partite con una carovana che ha attraversato i luoghi simboli della Rivoluzione, fra ali di folla accorsa lungo il percorso per dare l’ultimo saluto al Comandante in Jefe, per giungere poi a Santiago di Cuba, per la sepoltura in forma privata nel cimitero di Santa Ifigenia , accanto ai resti di Jose Marti, dopo che per una notte le sue ceneri erano state accanto a quelle del CHE,a Santa Clara.

In una piazza della Rivoluzione gremita come non mai, erano presenti le delegazioni di tutta la sinistra latinoamericana e del mondo, dal leader del Sinn Fein Gerry Adams a Sitaram Yechury, segretario del Partito Comunista Indiano(marxista), dall’OLP al Fronte Polisario, il Partito comunista francese, la Die Linke tedesca, Podemos.

 

Dal podio si sono succeduti gli interventi dei tanti capi di stato e rappresentanti dei governi venuti a L’Avana. Dall’Europa il solo capo di governo presente per ricordare Fidel, Alexis Tsipras, primo ministro della martoriata Grecia, ha affermato senza timori che Fidel “è un simbolo mondiale di lotta e di resistenza che con il suo esempio ha ispirato le lotte dei popoli in tutto il mondo. Le lotte per l’indipendenza, la libertà, la giustizia e la dignità.

Diciamo addio al Fidel dei poveri, degli oppressi, degli disobbedienti.

Il vostro Fidel, il nostro Fidel, il Fidel che appartenente ad ogni angolo del pianeta, il Fidel che appartiene alla storia.”

Per il resto è stato il mondo di sotto, quelli dei paesi ex colonie, quelli che hanno visto e vedono in Cuba la straordinaria storia di dignità e di lotta per l’indipendenza e la sovranità di un popolo che con Fidel ha difeso la sua rivoluzione e la sua autodeterminazione. Cina, Vietnam, Algeria, Il presidente del Sudafrica Jacob Zuma, quello della Namibia Haige Neingob, hanno ricordato il sacrificio internazionalista dei combattenti cubani che impedirono alle truppe del regime dell’apartheid sudafricano di imporre il loro dominio su Angola e Namibia. Quella sconfitta che apri il cammino verso la fine dell’apartheid anche in Sudafrica e alla vittoria di Nelson Mandela.

Il tutto in nome della solidarietà internazionale, della lotta al razzismo e al colonialismo, non del petrolio o dei diamanti che invece cercano le potenze post coloniali nel continente africano.

Perché «Cuba non è solo latino americana ma anche latino africana» come affermò Fidel il 2 settembre 1960 nel discorso  dove fu proclamato il carattere socialista della rivoluzione cubana

Ad aprire gli interventi era stato un emozionato Rafael Correa, che ha difeso Fidel e il suo sistema politico, assediato da un embargo criminale al quale non sarebbe stato capace di resistere nessun altro paese dell’America latina. Evo Morales, anche lui visibilmente commosso, lo ha chiamato padre, padre nuestro, come lo aveva giá definito Chavez. Duele, si que duele, ha esordito invece Daniel Ortega, presidente sandinista del Nicaragua, dell’ultima Rivoluzione del 900, nel suo intervento a braccio e fuori dal protocollo, in cui ha ricordato le tappe che hanno portato dal momento buio del periodo especial e del crollo dell’URSS all’ALBA e all’inizio di costruzione della Patria grande, quell’unità latinoamericana sogno dei rivoluzionari del continente, che grazie a Fidel, Chavez e le altre esperienze progressiste latinoamericane sta vedendo luce attraverso la CELAC.  Tutti gli interventi hanno insistito e ribadito le straordinarie conquiste di Cuba, il suo essere esempio per i popoli del sud del mondo, e la statura di gigante della storia che merita Fidel Castro. Dopo Nicolas Maduro, e il suo appassionato intervento scandito dagli slogan per Fidel insieme alla folla che riempiva ancora dopo 4 ore la piazza, é stato Raul a pronunciare l’ultimo toccante saluto, per ricordare come in quella piazza tante volte, nei momenti più duri, quelli degli attentati terroristici, dell’invasione alla baia dei porci, il popolo cubano si era unito a Fidel a e alla Rivoluzione.

 

Nella mattinata del 29 avevamo avuto la possibilità di firmare il libro di condoglianze nel Memoriale Jose Marti, e rendere omaggio a Fidel e al giuramento sul concetto di rivoluzione da lui pronunciato nel 2000, firmato da milioni di Cubani, molti dei quali in fila per ore sotto il sole per portare un fiore e un pensiero al padre della Rivoluzione. Un momento di forte commozione, anche perché condivisa con un intero popolo.

Nei giorni seguenti, abbiamo poi avuto un incontro bilaterale con José Ramón Balaguer, membro del segretariato e responsabile esteri del PC cubano e Juan Carlos Marsan, del Comitato centrale.

 

La sua analisi sulla situazione mondiale lucida, impeccabile sull’Europa e sulla Troika che ha sottratto la sovranità ai popoli europei imponendo il modello unico neoliberista e a governi e parlamenti di decidere sulla propria politica economica.

Preoccupata per gli sviluppi in Nord America, per le minacce del nuovo presidente, a cui però è sicuro Cuba risponderà con fermezza e unità.  Preoccupata per il ritorno delle forze reazionarie in America latina, ma con la convinzione che nella coscienza dei popoli è oramai forte la volontà di unità difronte all’impero.

Un incontro in cui si è ribadita la vicinanza fra i nostri partiti e la necessità di continuare a lavorare per unire le forze antimperialiste e di sinistra, come sta facendo il Foro di san Paolo in America Latina, e come la Sinistra europea cerca di fare in Europa. E dell’importanza della cooperazione fra queste esperienze, dandoci appuntamento al prossimo seminario congiunto Sinistra europea -Foro di San Paolo, che si terrà la prossima settimana a Berlino, alla vigilia del prossimo congresso della Sinistra europea.

Perché il modo migliore di rendere omaggio alla figura di Fidel, alla sua storia, come lui stesso ha voluto chiedendo di non intitolargli strade o monumenti, è quello di continuare nell’incessante lotta per la costruzione di un mondo di giustizia sociale e pace, affinché il suo spirito rebelde e rivoluzionario viva nelle lotte dei popoli, delle forze di sinistra e progressiste in ogni angolo del pianeta. Milioni di cubani hanno fatto proprie queste parole di Fidel “La rivoluzione è il senso del momento storico; è cambiare tutto ciò che va cambiato; è uguaglianza e libertà piene; è essere trattati e trattare gli altri come esseri umani; è emanciparci grazie a noi stessi e ai nostri propri sforzi; è sfidare le potenti forze che dominano all’interno e all’esterno della nazione; è difendere i valori in cui si crede al prezzo di qualsiasi sacrificio; è modestia, disinteresse, altruismo, solidarietà ed eroismo; è lottare con audacia, intelligenza e realismo; è non mentire mai e non violare principi etici; è la profonda convinzione che non esiste potere al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee. Rivoluzione è unità, è indipendenza, è lottare per i nostri sogni di giustizia per Cuba e per il mondo, questa è la base del nostro patriottismo, del nostro socialismo e del nostro internazionalismo».

Non dobbiamo lasciarli soli, ma unirci a loro per cambiare questo mondo. Perché “Solo il socialismo può salvare l’umanità dai pericoli spaventosi che la minacciano: l’esaurimento delle risorse naturali che sono limitate, il crescente inquinamento ambientale, l’aumento incontrollato della popolazione, la tragedia della fame e la catastrofe delle guerre”

Hasta siempre, comandante.

 

Fabio Amato, Responsabile Esteri PRC

 


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