Migranti: a Lampedusa sopravvissuti ricordano 120 morti.

Migranti: a Lampedusa sopravvissuti ricordano 120 morti.

(ANSA) – PALERMO, 5 DIC – I 27 migranti sopravvissuti al naufragio dello scorso 3 novembre davanti alle coste della Libia, dove, secondo la loro stessa testimonianza persero la vita 120 persone, stamane hanno ricordato queste vittime in una cerimonia che si è svolta nella chiesa di San Gerlando, a Lampedusa.
Durante la cerimonia, uno dei superstiti ha scandito i nomi di una quarantina di morti, le cui identità sono note al gruppo dei sopravvissuti, raccontando le loro storie. Nel documento letto in chiesa, i 27 fanno appello alle autorità italiane affinché vengano trovati e puniti gli organizzatori di quel viaggio, che dietro minacce costrinsero i migranti a partire nonostante le pessime condizioni del mare. Un altro appello è stato lanciato ai “fratelli africani” affinché non rischino la vita nella traversata nel Canale di Sicilia.
Il 3 novembre un altro barcone con a bordo circa 140 persone affondò davanti alle coste libiche. Si disse che furono 14 i sopravvissuti di questo secondo naufragio. Secondo alcuni dei 27 condotti a Lampedusa, quei superstiti furono portati in Libia e di loro si sarebbero perse le tracce.
Il documento letto in chiesa dai sopravvissuti ricorda che “solamente quest’anno nel Mediterraneo ci sono state cinquemila vittime e persone che hanno subito violenze e stupri, che hanno visto i loro fratelli uccisi sotto il loro sguardo impotente; che sono stati costretti, malgrado le avverse condizioni meteorologiche, a imbarcarsi sotto la minaccia delle armi dei libici. Rivolgiamo un appello al governo italiano e alle istituzioni religiose affinché venga fatta luce su questa vicenda e avviata un’inchiesta che porti alla verità”.
A leggere il documento nella chiesa di Lampedusa è uno dei testimoni del naufragio del 3 novembre: “Eravamo 147, ma solo in 27 – dice – siamo arrivati a destinazione. 120 sono morti e ognuno di loro rappresentava una famiglia che vive nella precarietà. Queste persone erano quindi la speranza delle loro famiglie”. “Sappiate – dice parlando delle vittime – che non siete stati deboli quando, dalle 3 alle 6 di quel mattino, la situazione è precipitata. Ci siamo tutti battuti come dei veri guerrieri. Raramente ho conosciuto persone tanto coraggiose. Approfittiamo di questa occasione per mettere in guardia i nostri fratelli dal pericolo di questo viaggio, perché ogni anno l’Africa perde troppi uomini e donne in questo esodo. E tutto si aggraverà se noi africani non prenderemo coscienza di questi rischi”. (ANSA).

Questo è il testo integrale che hanno letto

Signore e Signori,
non potremmo cominciare questa cerimonia se non ringraziando il prete di questa parrocchia di cui apprezziamo l’impegno che ha assunto affinché tutti insieme potessimo rendere omaggio alle vittime del Mediterraneo.
Solamente quest’anno nel Mediterraneo ci sono state 5000 vittime. Non parliamo di 5000 animali, ma di 5000 uomini, donne e bambini per bene, che a causa delle condizioni in cui sono costretti a vivere nei loro paesi hanno deciso di raggiungere l’Europa per tentare di migliorare la propria vita.
5000 persone, vittime come gli altri di violenze e stupri, che hanno visto i loro fratelli uccisi sotto il loro sguardo impotente, che sono stati costretti poi, malgrado le avverse condizioni meteorologiche, a imbarcarsi sotto la minaccia delle armi dei libici e che, sfortunatamente, non sono mai arrivate a destinazione.
Rivolgiamo pertanto un appello al Governo Italiano e alle istituzioni religiose affinché venga fatta luce su questa vicenda e venga avviata un’inchiesta che porti alla verità.
Parlerò adesso del naufragio del 3 novembre 2016, di cui sfortunatamente sono stato testimone.
Eravamo 147, ma solo in 27 siamo arrivati a destinazione, e 120 persone sono morte.
120 soldati, alla ricerca di una vita migliore per loro e per le loro famiglie, perché ognuno di loro rappresentava una famiglia che vive nella precarietà. Queste persone erano quindi la speranza delle loro famiglie.
Insieme a voi, soldati, abbiamo combattuto; saremmo potuti morire tutti, ma Dio ha voluto che sopravvivessimo per testimoniare quanto è accaduto.
Sappiate che non siete stati deboli quando, dalle 3 alle 6 di quel mattino, la situazione è precipitata.
Ci siamo tutti battuti come dei veri guerrieri. Raramente ho conosciuto persone tanto coraggiose, la cui fierezza brilla come un sole splendente; e la Storia vi renderà giustizia.
Io so che dal più alto dei cieli voi guardate noi e tutte queste persone qui riunite per affermare quanta stima e affetto hanno per voi.
In definitiva possiamo dire che se questa è stata la volontà di Dio è perché dietro c’è certamente un disegno divino.
Come dice la Bibbia: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa”.
Ecco perché noi qui diciamo: pace alle nostre anime.
Approfittiamo di questa occasione per mettere in guardia i nostri fratelli dal pericolo di questo viaggio, perché ogni anno l’Africa perde troppi uomini e donne in questo esodo. E tutto si aggraverà se noi Africani non prenderemo coscienza di questi rischi.
Per concludere, ringraziamo i fratelli della Parrocchia e i fratelli Africani. Ringraziamo, inoltre, Mediterranean Hope per il sostegno e i mezzi che ci hanno messo a disposizione.
Ringraziamo, infine, i cittadini di Lampedusa per la loro ospitalità.

la pagina facebook: Les victimes du 3 novembre en mediterranée

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